
Non ci sono più i saldi di una volta A a Milano, il 25% della spesa nel primo giorno di saldi viene da turisti
Sabato 5 luglio sono iniziati i saldi in Italia, un momento cruciale per i commercianti, nonché un'occasione per tirare le somme sull'economia del bel paese. Le prime stime, a Milano, registrano uno scontrino medio di circa 130 euro nel primo weekend di saldi, con una spesa media regionale in Lombardia di 203 euro per nucleo familiare, mentre a livello nazionale le stime Confcommercio parlano di un giro d’affari totale atteso di 3,3 miliardi di euro. Federazione Moda Italia ha alzato ulteriormente l’asticella, stimando una spesa complessiva di 5,6 miliardi, di cui 2,3 miliardi provenienti dai turisti stranieri. Nonostante i prezzi dell'abbigliamento siano aumentati, il budget per i saldi non cresce, e secondo il sondaggio Ipsos per Confesercenti, citato da Il Sole 24Ore, solo il 62% degli italiani ha deciso di acquistare, e circa un terzo valuterà in base alle offerte. Solo il 7% degli italiani prevede spese superiori ai 300 euro durante i saldi estivi, con la maggior parte della popolazione che si manterrà invece sotto i 100 euro. La critica principale che accomuna tutti i consumatori quest'estate sembra essere il costo degli articoli in sconto: in un video-reportage di Ala News, tanti intervistati lamentano i prezzi ancora troppo alti. Il contenuto dimostra che chi spende sta accomulando occasioni per tutto l'anno a venire. Spesso i saldi rappresentano l'unica occasione di acquistare abiti nuovi, una statistica che rappresenta un segnale di tensione crescente tra ciò che costa vestirsi e ciò che gli italiani possono permettersi in un contesto economico peggiorato in modo significativo sul fronte del potere d’acquisto.
Guardato speranzosa la parafarmacia nella speranza dei saldi
— giada (@adaig_) July 5, 2025
Gli effetti della crisi d'acquisto italiana si sono fatti sentire già durante il primo giorno di saldi: secondo quanto riportato da MilanoToday, a Milano un quarto delle spese del primo giorno di saldi è venuto da turisti, e l’erosione della capacità di spesa reale degli italiani ha inciso anche su un settore tradizionalmente elastico come quello dell’abbigliamento. Secondol’ultimo report Istat relativo al 2023 e uscito lo scorso ottobre, la spesa mensile media per consumi di una famiglia italiana è stata pari a 2.738 euro, ma l’incidenza delle spese fisse ha raggiunto il 60% del totale. L’abbigliamento e le calzature, nel complesso, pesano solo per il 4,5%, segnando una progressiva marginalizzazione del comparto all’interno del bilancio domestico. Anche se mancano dati precisi sugli aumenti di prezzo di questo comparto, essendo il range di fasce troppo eterogeneo, l’aumento dei prezzi è facilmente constatabile: al di là della moda di lusso, per cui non esistono saldi ufficiali (ce ne son di ufficiosi, ma qui non fanno testo) si può portare l’esempio del marchio di fast fashion Zara che, secondo Soldoutservice, per certe categorie ha aumentato i prezzi del 19% già da tre anni con prezzi medi più alti del 11% - e questo senza contare le capsule “elevate” lanciate dal brand nell'ultimo anno, che hanno prezzi ben più alti della linea base. Aumenti che riflettono la crescita del costo delle materie prime e quella dei trasporti, in un contesto di inflazione generalizzata, e che dimostrano che non è solo la moda di fascia medio-alta a essere diventata meno accessibile.
Sono andata a fare un giro saldi ma è durato pochissimo perché ho visto appeso un vestito che ho comprato l'estate scorsa a 17 euro, ora in vendita all'incredibile prezzo di 35 con tanto di cartellino "-30%" pic.twitter.com/6KaU7OE0b6
— RobyMe (@R0byM3l) July 23, 2024
Il salario medio netto mensile in Italia nel 2024 si è attestato tra i 1700 e 1850 euro, in leggera ripresa rispetto a prima ma insufficientemente a sostenere il caro vita. Il saldo, più che un’opportunità, è diventato un’occasione necessaria sia per i commercianti che per i venditori, con un quadro che si è aggravato nell'ultimo anno a causa della crescente volatilità dei prezzi. Molti capi vengono immessi sul mercato già con prezzi maggiorati, per poi essere scontati fino al 50% o 70% durante i saldi stagionali, un comportamento noto nel settore come "markup da sconto programmato". Nel frattempo, l’offerta di abbigliamento low cost si è ridotta anche in termini qualitativi. Molti brand del fast fashion, pur mantenendo una fascia di prezzo competitiva, hanno ridotto i volumi, razionalizzato le collezioni e aumentato i prezzi delle linee basic. Il risultato è una maggiore omologazione, meno varietà e, spesso, una qualità inferiore anche nella fascia entry level. Per molti, i saldi non possono più essere considerati uno strumento promozionale tradizionale, diventano piuttosto una forma di accesso temporaneo a beni che, in condizioni normali di mercato, risultano sempre più inaccessibili - questo vale anche per i capi basici come jeans, t-shirt e sneaker. Così, i saldi non sono più un momento in cui potersi concedere un lusso poiché a metà prezzo, ma l’unico istante dell’anno in cui acquistare abbigliamento è compatibile con il bilancio familiare medio. In un contesto di potere d’acquisto stagnante e prezzi in aumento, anche una maglietta scontata del 30% diventa un indicatore sociale.














































