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Greta Thunberg è tornata in Italia E insieme a 36 attivisti ha colorato di verde le acque di Venezia e Milano

Attraversare il Ponte di Rialto di Venezia per la prima volta è un'esperienza indimenticabile, specialmente se le acque del canale sono di un colore verde fluorescente. Lo scorso sabato, tra folle di turisti attoniti e forze dell'ordine indignate, la giovane svedese Greta Thunberg e un gruppo di trentasei componenti del movimento non-violento Extintion Rebellion hanno continuato la loro lotta all'«ecocidio» tingendo le acque del Canal Grande. Per Thunberg e per altri partecipanti alla manifestazioni sono state provviste multe da 150 euro e provvedimenti di allontanamento dalla città per 48 ore. Ma, come ormai ben sappiamo, non sarà una piccola sanzione a fermare gli attivisti per il clima. 

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A vedere le proprie acque tingersi di verde non è stata solo Venezia, ma anche altre dieci città italiane tra cui Padova, Trieste, Bologna, Taranto, Palermo, Genova e Milano. Armati di fluoresceina - un composto che disciolto produce una soluzione verde fluorescente - hanno colorato l'acqua del mare, dei fiumi, dei canali e persino delle fontane di alcune delle città più visitate d'Italia, un gesto che lancia una sfida al Governo Italiano e alle sue «politiche ecocide».

Il presidente del Veneto Luca Zaia ha condannato l'atto appena accaduto, postando sui social un commento a caldo: «[...] Si consuma un altro attacco al cuore del nostro patrimonio. Condanno con fermezza questo ennesimo blitz: non è con azioni vandaliche che si difende l'ambiente. Sono gesti che danneggiano Venezia, costringono a interventi di ripristino e, paradossalmente, generano inquinamento». Il Canal Grande era diventato verde già due anni fa, sempre per mano di Extintion Rebellion, e la fluoresceina in verità è un composto organico non nocivo

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Nei giorni precedenti alla manifestazione, Thunberg aveva partecipato a un'assemblea pubblica all'Università di Verona in cui gli studenti del polo Zanotti avevano occupato l'aula magna. In merito alle manifestazioni, Extintion Rebellion si è spiegato così: «Lo slogan “fermare l’ecocidio” denuncia le politiche ecocide del governo e il disimpegno da qualunque azione concreta per fermare il collasso climatico. L'Italia, insieme alla Polonia, è l'unico stato europeo a essersi opposto a includere l'abbandono delle fonti fossili nella bozza di accordo presentata alla Cop30».

Le acque prese di mira dal gruppo di Extinction Rebellion non sono casuali, bensì corrispondono a luoghi già a rischio o già colpiti dal cambiamento climatico. Per esempio, il fiume Tara a Taranto è stato scelto poiché «pesantemente contaminato dall'ex Ilva e ora minacciato dal progetto del nuovo dissalatore», hanno spiegato gli attivisti alla stampa locale. (l'Ilva è uno stabilimento siderurgico che ha causato danni al fiume Tara e al mare in cui sfocia). «Tingere di verde queste acque significa mostrare il mondo che ci aspetta se continueranno le attuali politiche climatiche», ha aggiunto una portavoce di Extinction Rebellion.