FUORIMODA REVIEWS – La prima piattaforma online per recensire i fashion show

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La Milano Fashion Week funziona ancora? La moda si restringe, la città si allarga: come nasce Fuorimoda

Il 22 settembre prenderà il via una nuova edizione della Milano Fashion Week, un evento che oggi più che mai - nonostante i social, gli influencer e la comunicazione “inclusiva” dei grandi brand - chiude le porte al pubblico. Lontani sono i giorni in cui gli studenti di moda riuscivano a imbucarsi alle sfilate per vedere le presentazioni dei loro designer preferiti, ancora più irraggiungibile il front row, governato da ambassador e k-pop star munite di scorta. Si dice persino che i brand non vogliono più invitare gli influencer, gli unici che fino a poco fa riuscivano ad aprire una finestra sincera su ciò che accade realmente durante l’evento più glamour dell’anno: secondo uno studio firmato Karla Otto e Lefty, nella stagione SS25 c’è stato un calo del 75% di influencer presenti agli show e una diminuzione del 21% del numero di post sui social. Ma se dopo anni di “democraticità” tramite un’apertura al mondo social,  il vecchio mondo della moda è tornato al culto totale delle star di serie A. E il pubblico ne è ancora attratto, anche se il risentimento inizia a montare. 

Ma come fa la moda a stare in piedi, se non presta attenzione a ciò che avviene per strada, a come si veste la gente e, in generale, alla realtà dentro cui opera? Lo spostamento dei giovani creativi italiani della industry verso mete più ospitali come Parigi, dove sempre più designer decidono di presentare le proprie collezioni, è la prova che la moda milanese  ha bisogno di cambiare approccio. Per fortuna, in città ci sono ancora spazi da rivendicare, luoghi terzi che, fuori dalle venue di lusso di sfilate e after party, possono spirare un vento diverso. Quello delle nuove voci che aspettano solo di essere ascoltate. 

La Milano Fashion Week si è ristretta 

A Milano, a restringersi non sono solo state le liste di invitati agli show. La capitale della moda italiana ha potuto contare solo 15 sfilate fisiche sul calendario della SS26 Men’s e 20 per la SS25 Men’s. A Parigi, in compenso, le sfilate per la SS26 erano 40 e per la SS25 erano 44. Il calo degli show riflette non solo il crescente disinteresse da parte della fashion industry per Milano, ma anche come il sistema italiano sta rigettando tutti i brand indipendenti ed emergenti che negli anni hanno provato a farne parte. Marchi di tutti i tipi e provenienze volano a Parigi per sfilare, dai newyorchesi The Row al London-based Kiko Kostadinov, dalla copenaghense Cecilie Bahnsen alla belga Meryll Rogge, arrivando infine all’italiano Niccolò Pasqualetti. Parigi è da sempre la capitale della moda più prestigiosa data la sua storia e la sua internazionalità (in poche parole, attrae più buyer), eppure sembra che ciò che rende ancora speciale sfilare a Parigi sia l’atmosfera che si crea in città. Qualcosa che, a Milano, adesso manca. 

Parigi città aperta durante la Fashion Week 

Parigi, culla della Haute Couture ma anche di nuovi e giovani talenti, durante la Fashion Week fiorisce. Quest’estate l’inizio settimana della moda francese ha coinciso con l’apertura di una quantità meravigliosa di mostre e di attivazioni aperte al pubblico, pensate proprio per rendere la moda un bene condiviso e non esclusivo. Dall’esposizione su Charles Frederick Worth al Petit Palais a “Balenciaga by Demna”, la retrospettiva sul lavoro del designer georgiano prima del suo addio alla maison, sono state diverse le occasioni offerte ad appassionati o curiosi per sbirciare nel mondo della moda. Per i prossimi show di ottobre, la città ha anche in programma l’apertura della prima mostra europea interamente dedicata a Virgil Abloh, a conferma della dedizione della città e della fashion industry francese per le nuove generazioni. A Milano, invece, questo settembre forse l’unica retrospettiva che attirerà gli appassionati di moda sarà la mostra sui vent’anni di Armani Privè a Armani Silos, inaugurata però a maggio. 

E la Design Week? 

Mentre la moda milanese fatica a stare al passo con quella di Parigi, non si può di certo dire lo stesso per il design. Complessivamente, nel 2024 la Design Week ha portato a una spesa totale da parte del pubblico di ben 260 milioni di euro, mentre a Parigi la stessa manifestazione ne ha accumulati 145 milioni. Quest’anno la kermesse del capoluogo lombardo ha raggiunto cifre ancora maggiori, per un totale di 300mila visite al Salone del Mobile, 660mila al Fuorisalone (un totale che si avvicina quindi al milione) e una spesa totale da parte dei visitatori pari a 278 milioni di euro. Dalla sua nascita spontanea negli anni ‘80 e la sua istituzione nel 1991 grazie alla guida ufficiale della rivista Interni, il Fuorisalone rappresenta oggi l’evento dell’anno più atteso di Milano, una settimana in cui, mentre i professionisti del settore del design si recano a Rho Fiera, il resto dei cittadini e degli stranieri arrivati da ogni angolo del mondo si divertono grazie a esposizioni, mostre, presentazioni e party per le vie del centro. Nel 2025, il calendario del Fuorisalone ha contato ben 1650 eventi, rubando i riflettori al fratello maggiore e affermandosi come stendardo di partecipazione cittadina.   

@nssmagazine As with every Design Week, the main goal for most attendees seems to be collecting as many free gadgets as possible. Last year it was Zegna and Saint Laurent tote bags; this year, Etro stools and Loewe’s shoulder-strapped magazine. What do you think? #designweek #milandesignweek #milanodesignweek #mdw #mdw2025 #etro #vinted #loewe WEIGHTLESS! - femtanyl

L’impatto del Fuorisalone sulla città di Milano va ben oltre il fatturato. Negli anni, grazie alla Design Week quartieri interi del capoluogo sono rinati, come Porta Nuova e Porta Volta che hanno subito interventi di valorizzazione e miglioramento attraverso il progetto Innovation Design District (IDD). Senza contare il Design District di Porta Genova, con Tortona Rocks che rappresenta l’emblema della sua rilevanza, o il Brera Design District, che dal 2009 a oggi è riuscito ad attirare l’attenzione anche di brand di design che fino a prima preferivano presentare tra le mura di Rho Fiera. La popolarità della Design Week ha portato anche tantissimi brand di moda a partecipare all’evento - resta memorabile lo sgabello di Etro rivenduto online a centinaia di euro - e a trasformare la kermesse in una nuova Fashion Week, più aperta, più diffusa, più integrata con la città. La Design Week oggi rappresenta ciò che sarebbe dovuta diventare la Settimana della Moda, se la moda milanese avesse saputo ascoltare il proprio pubblico.  

Nasce Fuorimoda, con Milano e i giovani al centro 

Come un Fuorisalone che accende tutti i quartieri di Milano attivando cittadini e turisti, Fuorimoda nasce per ribaltare le logiche esclusive della settimana più patinata dell’anno e renderla finalmente accessibile a tutti. Con un modello accessibile, integrativo e libero da schemi predefiniti, Fuorimoda è un invito a guardare oltre la classica idea di Fashion Week e relative passerelle, a fare tornare a dialogare l’industria con la città che l’ha aiutata a crescere.  Dal 22 settembre e per tutta la durata della Fashion Week, nss edicola in Piazza Bruno Buozzi tornerà ad essere il punto di ritrovo della community di nss, con un programma che unisce intrattenimento e dibattito con proiezioni, feste, momenti di condivisione e il lancio di una capsule dedicata. 

Fuorimoda apre le porte di un evento esclusivo come la Fashion Week per riaccendere la passione che ha animato Milano in tutti questi anni. Solo grazie a condivisione e dialogo si può fare innovazione, per questo le nuove generazioni saranno protagoniste di tutto l’evento. Più reale, più autentico, più partecipativo: è questo il manifesto di Fuorimoda che con un palinsesto alternativo a quello istituzionale vuole riscrivere le regole di un sistema troppo chiuso in se stesso. Con la collaborazione di creativi della fashion industry, si respirerà aria nuova.  Del resto, la moda per stare bene ha bisogno di tornare per strada e di ascoltare i bisogni dei suoi consumatori.