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I concerti privati sono il futuro della musica dal vivo?

Una pratica che sta facendo la fortuna anche delle grandi pop star

I concerti privati sono il futuro della musica dal vivo?  Una pratica che sta facendo la fortuna anche delle grandi pop star

In un mercato come quello musicale, in cui le vendite di dischi sono in calo di anno in anno, le esibizioni dal vivo sono una delle principali fonti di guadagno degli artisti. Fino alla fine degli anni Novanta cantanti e musicisti puntavano tutto sulla vendita degli album prodotti: l’arrivo di internet, e successivamente delle piattaforme di streaming, nel corso degli anni ha cambiato completamente il settore, e i concerti sono tornati a essere fondamentali per l’intera economia musicale. A quelli aperti al pubblico, però, segnala il New Yorker, si stanno affiancando sempre più spesso le esibizioni private, cioè eventi esclusivi in cui i gruppi o i cantanti si esibiscono per una platea ristretta di spettatori, tendenzialmente molto ricchi.

Quali artisti si sono esibiti privatamente

La cosa più interessante è che questo fenomeno, a differenza del passato, coinvolge oggi perfino le popstar più famose, del calibro di Drake e Beyoncé. Quest’ultima lo scorso gennaio si è esibita in uno show privato in un nuovo hotel di Dubai, guadagnando oltre 20 milioni di dollari, mentre di recente Flo Rida ha cantato – per un compenso «a sei cifre», scrive il New Yorker – alla festa di compleanno del figlio di un dirigente di una società di servizi finanziari. Il manager di Flo Rida ha precisato che il rapper statunitense ormai fa almeno trenta show privati durante l’anno. Ma in eventi simili, nel corso della loro carriera, si sono esibiti anche Gwen Stefani, Snoop Dogg, Katy Perry, i Rolling Stones, Sting e i Black Eyed Peas. Oggi «praticamente chiunque è disponibile a considerare un’offerta» per esibirsi in un evento privato, si legge sul New Yorker; mentre tra i pochi che ancora si rifiutano di suonare a questo tipo di concerti ci sono BruceSpringsteen, Taylor Swift e gli AC/DC.

Perché sono diventati così popolari

Esibirsi a una festa, inoltre, è molto diverso rispetto a farlo in uno stadio: l’impegno, gli imprevisti e le difficoltà  sono decisamente inferiori, mentre i margini di guadagno sono molto più ampi. Bisogna poi tenere conto che i concerti tradizionali sono sempre meno convenienti per gli artisti in termini economici: con l’inflazione, le conseguenze di Brexit e i rischi legati al Covid – ancora presenti –, la possibilità che non ci sia un profitto economico all’altezza dello sforzo è concreta. Anche per questa ragione, oltre ai concerti privati, stanno diventando più comuni le cosiddette “residency”, vale a dire la pratica di suonare per diverse settimane nella stessa città, invece di spostarsi tra i vari centri urbani. Fino a non troppo tempo fa i concerti privati ruotavano intorno all'effetto nostalgia, per questo vi si esibivano quasi esclusivamente artisti la cui carriera era agli sgoccioli; quelli più in voga, invece, tendenzialmente si rifiutavano di partecipare, ma per l’appunto le cose sono gradualmente cambiate, e questa è diventata una pratica sempre più diffusa, ben vista e accettata tra gli addetti ai lavori. Robert Norman, che si occupa di seguire concerti privati per conto dell’agenzia statunitense C.A.A., ha detto al New Yorker che in passato si organizzavano «cento o duecento live privati all’anno», che richiamavano artisti non più così famosi, mentre nel 2022 la sua agenzia ne ha seguiti oltre 600. Assicurarsi popstar o gruppi celebri per un concerto esclusivo è, per gli organizzatori, un motivo di vanto e prestigio di fronte ai propri invitati, mentre per gli artisti è un modo sicuro per spingere in alto il loro consueto cachet, guadagnando centinaia di migliaia se non milioni di dollari.

I precedenti meno celebri

È però anche per questo che attorno a eventi del genere circola una grande riservatezza: mentre gli artisti rischiano danni alla reputazione nel far sapere dove si esibiscono, per chi o per quanti soldi, chi paga per organizzarli non vuole rendere noto quanto spende e vuole che restino eventi esclusivi. Nel 2011, ad esempio, Mariah Carey, 50 Cent, Usher e Nelly Furtado si dissero pentiti di aver preso parte e cantato ad alcune feste organizzate dalla famiglia di Gheddafi, ex dittatore della Libia. Due anni più tardi, invece, diverse associazioni impegnate nella difesa dei diritti umani si scagliarono contro Jennifer Lopez dopo la sua esibizione privata in occasione del compleanno dell’allora presidente turkmeno Gurbanguly Berdymukhamedov, che governava il Paese in maniera autoritaria e non rispettava i diritti dei cittadini. Infine, segnala il New Yorker, quella che lo stesso magazine statunitense definisce la «nuova aristocrazia» sta crescendo sempre di più, e anche questo ha ricadute sul settore musicale: il numero di milionari e miliardari è in aumento, e con loro anche le persone disposte a spendere cifre altissime per uno show privato.