L'Italia deve dire addio alla consegne Amazon tramite drone C'entra forse la disputa finanziaria con l'Agenzia delle Entrate?

Amazon ha annunciato la sospensione del servizio Prime Air in Italia. Il progetto mirava ad avviare, entro la prima metà 2026, la consegna di piccoli pacchi dal peso massimo di circa due chili tramite droni. I test erano iniziati nel 2023 in Abruzzo e, almeno nella fase di lancio dell’iniziativa, i droni avrebbero effettuato consegne entro un raggio di 12 chilometri dal punto di partenza.

La decisione di sospendere Prime Air in Italia ha colto di sorpresa le stesse istituzioni che partecipavano al progetto. Secondo molti osservatori, si tratterebbe di una sorta di ritorsione legata alle recenti tensioni finanziarie tra lo Stato italiano e Amazon. L’azienda era infatti coinvolta in un procedimento giudiziario avviato sulla base delle indagini della Guardia di Finanza e coordinato dalla procura di Milano per il possibile mancato pagamento di tasse pari a 1,2 miliardi di euro tra il 2019 e il 2021.

Perché il fisco italiano ce l'aveva con Amazon?

Il contenzioso finanziario tra Amazon e l’Agenzia delle Entrate italiana si è concluso con un accordo che prevede il pagamento di 723 milioni di euro da parte dell’azienda statunitense, in cambio dell’archiviazione del procedimento. Secondo quanto emerso dalle indagini della procura di Milano, Amazon non avrebbe fornito al fisco italiano le informazioni necessarie per identificare i venditori con sede al di fuori dell’Unione europea che operano sulla sua piattaforma. In particolare, l’azienda non avrebbe comunicato i dati utili a individuare i soggetti a cui richiedere il versamento dell’IVA dovuta sulle vendite effettuate in Italia.

Per l’accusa, questa omissione non sarebbe il risultato di singole irregolarità, ma il possibile effetto del sistema automatizzato utilizzato da Amazon per gestire le transazioni: l’algoritmo che regola la vendita dei prodotti non terrebbe adeguatamente conto degli obblighi fiscali previsti dalla normativa italiana ed europea per chi commercializza beni per conto di venditori extraeuropei. Gli inquirenti hanno poi stimato che tale meccanismo avrebbe consentito di evitare il pagamento delle tasse per una cifra complessiva superiore a un miliardo di euro.

Cosa non va in Prime Air?

Amazon lavora al progetto Prime Air da oltre un decennio e da tempo negli Stati Uniti sperimenta la consegna dei pacchi tramite droni. Nonostante i periodici annunci ottimistici, il percorso del progetto si è rivelato tutt’altro che lineare. Le difficoltà principali emergono soprattutto sul piano tecnologico e riguardano l’affidabilità, la precisione e la sicurezza dei droni. Questi velivoli, infatti, devono operare in ambienti urbani complessi, pieni di ostacoli come edifici, cavi elettrici e persone in movimento, e soggetti a variabili difficilmente controllabili, aumentando il rischio di incidenti e delle conseguenti responsabilità legali.

Anche dal punto di vista economico, la consegna tramite droni presenta limiti significativi. I mezzi di trasporto terrestri, come i furgoni o le biciclette cargo, sono in grado di gestire contemporaneamente molti pacchi (compresi quelli grandi), e di effettuare più consegne lungo lo stesso tragitto. Nella maggior parte dei casi, questa capacità li rende più efficienti e convenienti rispetto all’impiego di un drone dedicato a ogni singola spedizione. In una nota ufficiale Amazon ha comunque precisato che la sospensione di Prime Air in Italia ha a che fare con il contesto operativo e burocratico del Paese, che non presenterebbe ancora le condizioni adeguate per sostenere gli obiettivi a lungo termine del progetto.