
Louis Vuitton si prepara a celebrare i 130 anni del suo Monogram Forse l’icona più rappresentativa del lusso nella cultura pop
Sarebbe difficile trovare al mondo un simbolo del lusso più ubiquo e conosciuto del monogram di Louis Vuitton. Più che un logo di lusso, il celebre motivo con i fiori e le lettere LV è diventato il simbolo del lusso come status symbol pop diventando anche, nel corso dei decenni, una sorta di tela bianca su cui generazioni diverse di creativi hanno portato il proprio contributo. E nell’anno che si avvia, questo monogramma sarà al centro di una celebrazione speciale dato che, proprio nel 2026, celebrerà il suo 130esimo anniversario.
Louis Vuitton ha infatti annunciato un ambizioso progetto per celebrare i 130 anni del suo iconico monogramma, creato nel 1896 da Georges Vuitton. A partire da gennaio 2026, la Maison lancerà una serie di iniziative che includono collezioni speciali, vetrine tematiche dedicate e presentazioni esclusive nei suoi store. Il progetto si concentrerà inizialmente sulle borse storiche in monogramma, elevandole a vere e proprie opere d'arte del patrimonio della Maison, e introdurrà nuove linee in edizione limitata che includeranno materiali innovativi, tecniche artigianali avanzate e un dialogo tra tradizione e modernità. Questa celebrazione non solo ripercorre l'evoluzione del monogramma, ma invita il pubblico a riscoprirlo come icona culturale dei tempi moderni.
Quando è nato il monogramma di Louis Vuitton?
Il monogramma Louis Vuitton è nato nel 1896 dall'ingegno di Georges Vuitton, figlio del fondatore Louis Vuitton. Ideato come omaggio al padre e come strumento di protezione contro le imitazioni dei suoi bauli diffuse all'epoca, il monogramma venne registrato ufficialmente come brevetto l'11 gennaio 1897, con un design che è già quello che conosciamo. La sua introduzione seguì le innovazioni precedenti della Maison, come la tela a righe introdotta nel 1872 e la tela Damier nel 1888, ma elevava il concetto di protezione (la copertura dei bauli di Vuitton era infatti impermeabile e più resistente del classico cuoio) a un livello artistico, rendendolo una firma visiva capace di essere applicata su vari supporti, come tela, pelle o carta: il primo esempio moderno di branding.
Le origini del monogramma sono legate al contesto familiare e al fermento culturale di fine Ottocento. Dopo la morte di Louis Vuitton nel 1892, Georges, assumendo la guida dell'azienda, volle il padre, che nel 1854 aveva rivoluzionato l'arte del viaggio con i bauli a coperchio piatto realizzati in tela Gris Trianon, un materiale leggero, impermeabile e resistente. Il monogramma dunque voleva sia consolidare la riconoscibilità dell’azienda che onorare le iniziali del padre e il suo lascito culturale. Come ricordato dal nipote Gaston-Louis Vuitton, il pubblico dell'epoca apprezzava le tele distintive della Maison, e Georges capì che la bellezza e l'autenticità potevano difendersi attraverso una distinzione estetica unica.
Il design vero e proprio fu figlio del fermento culturale e artistico della Parigi di fine secolo, una serie di lettering e motivi che mescolavano lo stile neogotico, il fascino per le stampe giapponesi e l'emergente Art Nouveau. Georges, artigiano e collezionista, si ispirò ai quadrifogli e le rosette delle cattedrali gotiche restaurate da Eugène Viollet-le-Duc; ai “mon” giapponesi, stemmi familiari stilizzati che distillavano eredità culturali in forme astratte e geometriche. Sicuramente qualche suggestione venne dalle piastrelle in faïence di Gien e vetrate colorate che collezionava nella casa di famiglia. Il risultato fu così riuscito che non servì cambiarlo o aggiornarlo mai più: era un classico.
Il monogramma debuttò intrecciato in jacquard su lino nelle tonalità écru e marrone-terra di Siena, applicato inizialmente ai bauli storici della Maison, che ai tempi erano i suoi prodotti più iconici. Intorno al 1902, la tecnica del pochoir divenne più elaborata e si iniziarono a stratificare i pigmenti a mano per una maggiore profondità tonale e resistenza all'umidità, con varianti cromatiche in rosso, verde e blu. Un'innovazione cruciale arrivò nel 1959 con la tela rivestita in cotone e finitura vinilica, che rese il monogramma più morbido, leggero e impermeabile, permettendo l'espansione futura verso borse flessibili come la Keepall e la Speedy, e inaugurando un'era di pelletteria moderna.
Ma nel corso dei successivi 130 anni, il monogramma avrebbe intrecciato la sua storia con generazioni di artigiani, collezionisti e figure culturali. Ai tempi del rilancio del brand dopo la sua acquisizione da parte della famiglia Arnault, fu Marc Jacobs, che diresse il brand dal 1997 al 2013, che lo infuse di influenze pop; e a lui seguirono i due direttori creativi Nicolas Ghesquière, Virgil Abloh e oggi Pharrell Williams. Nel 2017, poco prima dell’ingresso di Virgil Abloh e della sua rivoluzionaria direzione creativa, venne introdotto il Monogram Eclipse, una variante maschile in grafite e nero ottenuta con pigmentazione avanzata, che accentua texture e profondità per un'estetica più moderna e sobria, vista specialmente nelle collezioni maschili del brand.
Per tutti questi anni, specialmente a partire dall’era di Jacobs, il monogramma ha ispirato collaborazioni ormai leggendarie, da quella con Stephen Sprouse fino a quella con Takashi Murakami nel 2003 per il "Colourful Monogram" e quelle di Yayoi Kusama nel 2012 e 2023 con i suoi pois infiniti. Jeff Koons nel 2017 creò una sua versione per la Collezione Masters, e Urs Fischer lo trasformò nel 2021 con astrazioni oniriche. Progetti come la celebrazione del centenario nel 1996, con reinterpretazioni di Vivienne Westwood, Azzedine Alaïa e Manolo Blahnik, e il "Celebrating Monogram" del 2014, con contributi di Frank Gehry, Rei Kawakubo, Cindy Sherman, Karl Lagerfeld, Christian Louboutin e Marc Newson, lo hanno poi reso protagonista di collezioni e pezzi unici che ne hanno riconosciuto e approfondito il peso culturale.
Come saranno celebrati i 130 anni del Monogram di Louis Vuitton?
Il progetto per i 130 anni del monogramma si inaugura a gennaio 2026 con un focus approfondito sulle borse iconiche della Maison, presentate in vetrine dedicate che ne tracciano l'evoluzione storica e il significato culturale. La più importante è forse la Speedy, originaria del 1930 e nota inizialmente come Express, con la sua forma strutturata ma flessibile e il suo design compatto ideale per la mobilità urbana, resa iconica nel 1959 con la tela Monogram e reinterpretata da artisti come Stephen Sprouse, Takashi Murakami e Yayoi Kusama.
C’è poi la Keepall, della stessa epoca, inizialmente chiamata Tientout, cilindrica, con doppia zip, bande rinforzate in pelle ma comunque pieghevole ed evolutasi in varianti come Monogram Eclipse e pelle titanio. Segue la Noé, del 1932, nata da una commissione per trasportare cinque bottiglie di champagne (quattro verticali e una invertita al centro), con base arrotondata, chiusura a coulisse e spirito giocoso, reinterpretata nel 1959 in tela Monogram e in versioni come Petit Noé o Nano Noé da direttori come Nicolas Ghesquière e Richard Prince. Infine vedremo evoluzioni del modello Alma introdotto nel ‘92, ispirato all'architettura parigina Art Déco e a Place de l'Alma, e della Neverfull del 2007, emblema di versatilità quotidiana con peso di soli 800 grammi ma capacità fino a 100 kg, lacci laterali regolabili, trim in pelle e edizioni limitate come la Neverfull Inside Out del 2024, che rivela l'interno del monogramma in modo reversibile.
Oltre alle borse iconiche, Louis Vuitton lancerà anche tre collezioni anniversario esclusive, le quali esploreranno diverse sfaccettature del monogramma attraverso edizioni limitate disponibili in selezionati punti vendita e online. La principale sarà la Monogram Origine Collection che rivisita il motivo originale del 1896, traendo ispirazione dalla copertina di un registro clienti d'archivio del 1908, che annotava chiavi e proprietari. Realizzato in un misto lino-cotone per una texture naturale e materica, con finitura satinata simile a resina, il monogramma appare in tonalità Ebène storica arricchita da diverse sfumature di pastello. Ogni borsa include un charm etichetta porte-adress removibile con firma impressa a caldo dal brevetto del baule Flat del 1867. La collezione comprende reinterpretazioni di Speedy, Noé, Alma e Neverfull, oltre a un Family Trunk con dettagli metallici raffinati come Alma BB Trunk, Speedy 20 Trunk, Noé Trunk e Side Trunk MM.
Ci sarà poi la VVN Collection (sigla che significa “Vache Végétale Naturelle”) che celebra la pelle naturale conciata al vegetale, un materiale emblematico della Maison dal 1880, noto per la sua purezza, morbidezza e capacità di sviluppare una patina unica nel tempo, che ne riflette l'uso attraverso le epoche. Realizzata con pelli bovine chiare non trattate, tagliate meticolosamente per preservarne l'integrità, la collezione reinterpreta i modelli leggendari del brand in versioni raffinate e durature, con etichetta nome rimovibile e fodera interna in jacquard monogramma. Pensata per collezionisti e intenditori, questa linea enfatizza l'autenticità e la maestria artigianale, trasformando ogni pezzo in un oggetto personale che evolve con il tempo e con il suo proprietario.
Infine, la Time Trunk Collection impiegherà stampe trompe-l'œil che riproducono fedelmente texture e dettagli di bauli storici della Maison. Presentata inizialmente nella sfilata Donna FW18 di Nicolas Ghesquière e reimmaginata per la FW24 in onore del suo decimo anniversario come Direttore Artistico, la collezione utilizza fotografie ad alta definizione di bauli d'archivio per creare illusioni realistiche su tela, con finitura lucida, patina invecchiata, angoli metallici, rivetti e intarsi in pelle simulati. I modelli di questa linea includeranno un’etichetta in pelle indicante nome e data di creazione, e iniziali discrete (A per Alma, N per Noé, S per Speedy) integrate nella stampa provando a unire realismo tattile e innovazione visiva, e sottolineando la natura artistica e di icona pop del monogramma.
Attraverso queste collezioni e vetrine, il progetto invita il mondo a esplorare il monogramma non solo come design storico, ma come codice universale di distinzione, la cui eredità continua a espandersi, intrecciando artigianato, cultura e creatività in un racconto senza fine.


















































































