Il trend delle scarpe strane sopravviverà nel 2026? Adesso che la moda ha deciso di mettere la comodità al primo posto

Arriva un momento nella vita in cui non siamo più disposti a soffrire. Certo, il prezzo da pagare per la comodità è indossare scarpe che sembrano patate, ma ormai pare che il mondo della moda se ne sia fatto una ragione. Qualche giorno fa, il New York Times ha pubblicato proprio un articolo dal titolo Do the Best ShoesLook Like… Potatoes?, con cui il giornale si interroga sulla somiglianza di una certa pletora di calzature al famoso tubero. Mai come in questi ultimi anni stiamo assistendo alla diffusione di scarpe comode e socialmente accettate nella loro forma sgraziata e poco donante. Gli UGG sono usciti dalla zona di comfort di surfisti australiani per essere indossate dalle modelle in giro per le città, mentre le vendite delle Birkenstock Boston sono salite del 16% nonostante l’aumento di prezzo. Crocs, nel frattempo, oggi collabora con brand del calibro di Simone Rocha e Balenciaga. 

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C’era da aspettarselo, in fondo. Louis Vuitton non ha scelto di punto in bianco di far sfilare un paio di pantofole camuffate da scarpe, larghe e informi, per la FW25. E nemmeno Jonathan Anderson ha casualmente scelto di piazzare una maxi-catena su una ciabatta per renderla più socialmente accettabile per uscire di casa. C’è una miriade di piccoli indizi che dimostrano chiaramente come siamo arrivati a desiderare di stare comodi. Il termine scarpa-patata è nato tra le pagine del New York Times nel 1997, in riferimento alle Nike Air-Moc, e viene oggi attribuito dagli utenti dei social media alle Birkenstock Boston. Ne hanno fatta di strada. 

Il ruolo della pandemia nella diffusione della scarpa-patata

 

Come giustamente nota Jacob Gallagher, autore dell’articolo del NYT, le origini del misfatto, nella loro forma più palese, iniziano per C e finiscono per ovid-19. Dopo mesi e mesi nel comfort più totale, chi si sarebbe mai esposto nuovamente alla tortura di scarpe a punta? Si è trattata di una scelta naturale, influenzata da un periodo di confinamento che ha completamente ridotto la nostra capacità motoria, cullandoci nel tepore di morbide ciabatte ripiene di pelliccia per tutte le ore del giorno. Morbidezza e calore: praticamente il puré di patate. Così, nel 2021, le vendite di Crocs sono balzate alle stelle, mentre le Birkenstock Boston sono state tra i prodotti più hot di Lyst Index per due anni consecutivi. 

Tuttavia, la pandemia non si è inventata niente. La diffusione dello yoga e del pilates, di stili di vita olistici e di tutto ciò che può considerarsi sano - flebo di minerali post-sbornia e bere tè matcha al posto del caffè inclusi - avevano già contribuito alla nascita di calzature che garantissero un ritorno alla natura. Tra cui le barefoot shoes, calzature che promettono di migliorare equilibrio e camminata grazie alla suola sottile, priva di rialzo sul tallone e maggiore spazio per le dita dei piedi. Praticamente il demone della paralisi del sonno della moda, a forma di patata Novella. 

Prima ancora di questa rivoluzione verde, c’erano gli skater, con le loro DC, le Globe e altre scarpe pachidermiche. Ma se c’è qualcuno che ha davvero sdoganato l’uso di scarpe dalla forma discutibile, quello è Ye. Era il 2019 quando il suo brand lanciò sul mercato le Yeezy Foam Runner, una scarpa che a malapena poteva essere definita tale tanto da essere definita l’anello di congiunzione tra un prototipo e un prodotto finito. In un articolo per GQ, Rachel Tashjian definiva la sua forma «improbabilmente futuristica», frutto di scherni e meme online perché pareva essere «disegnata per risolvere problemi ancora non riconosciuti». A guardarla con gli occhi di oggi, si capisce bene quale problema risolvessero quelle scarpe: concedono ampio spazio alle dita dei piedi, una suola morbida, sono facili da indossare e da togliere. Per quanto esagerate, sono pur sempre un esempio di scarpa-patata, a cui sono seguite scarpe-patate sicuramente altrettanto comode. 

L’ossessione per le scarpe strane 

Il definitivo colpo di grazia è stato inflitto dalla moda per le scarpe brutte. Possiamo dolcemente apostrofarle come tuberi, ma la realtà è che queste scarpe sono quanto di meno donante osservabile in natura. Nel 2025, però, questo è tutt’altro che un problema. Se, da un lato, l’ascesa delle scarpe brutte - intese come eclettiche e fuori dagli schemi, tra cui le Nike Air Rift - risponde alla necessità di esprimere liberamente il proprio stile personale, dall’altro è stato solo un pretesto per indossare scarpe il cui livello di comodità è maggiore rispetto a quello estetico. Inoltre, osservando il recente sold-out globale delle Vibram FiveFingers, emerge come la versatilità delle scarpe strane possa addirittura rappresentare un primo pretesto per avvicinarsi alla comodità. Calzature originariamente progettate per simulare quanto più possibile la camminata scalza, sono diventate il trend assoluto della scorsa primavera-estate: «Molti influencer hanno iniziato a usare le FiveFingers perché attratti dall’estetica, ma dopo averle indossate hanno capito quanto fosse incredibile la sensazione che si prova a portarle», ha raccontato Carmen Marani, General Manager di Vibram. La strada verso le scarpe ortopediche potrebbe essere più in discesa del previsto. 

Dalla moda concettuale di Prada a quella più pettinata di Brunello Cucinelli, oggi qualsiasi brand di moda presenta all’interno del proprio assortimento una scarpa-patata. Per dirla à la Miranda Priestly, «Everybody wants this».