
Per Martine Rose un’alternativa alla Fashion Week esiste davvero
Comunità e indipendenza allo show del brand inglese
16 Giugno 2025
I brand di moda rilevanti non hanno l’obbligo di raccontare la società, di comunicare al mondo come si sente, ma Martine Rose ha deciso di farlo. Proprio la settimana in cui la London Fashion Week è stata cancellata, la designer anglo-jamaicana ha programmato uno show tutto suo, una sfilata inserita in una festa grande della durata di un weekend. Designer indipendenti, rivenditori di articoli vintage, di vinili, fotografi, gioiellieri e altri artisti si sono riuniti al Job Centre di Lisson Grove in un fine settimana di celebrazioni del fatto a mano, della comunità creativa di Londra e di tutto il potere che offre il condividere una passione con gli altri lontano da scomode istituzioni di potere. «Institutionally, London maybe feels slightly more defunct and more hopeless right now. But people come together and find a way – and I find that exciting», ha raccontato Martine Rose a The Face a proposito del progetto. In un certo senso, organizzare lo show la settimana in cui Londra ha deciso di chiudere le porte alla moda rappresenta una sorta di lettera di scusa alla città, dato che la designer l’estate scorsa ha contribuito a svuotare il calendario della capitale inglese decidendo di sfilare a Milano. Che il mercato creativo, al piano terra dell’edificio, sia rimasto aperto al pubblico dopo lo show, è solo la conferma di quanto la SS26 rappresenti ben più di una collezione commerciale per il brand.
Come la presentazione, la nuova collezione di Martine Rose riflette lo spirito vivace e intraprendente, multi-caratteristico e sorprendente di Londra. Ciascun modello rappresentava uno degli infiniti personaggi che si possono incontrare in giro per un mercato di Londra, sia questo una fiera di vinili o un kilosale di articoli di seconda mano. Lo styling era contemporaneo ma l’energia nostalgica; l’estetica sportiva di Martine Rose era riconoscibile ma stavolta sposata a un tailoring più affinato del solito. «I guess this season we have been exploring new fitted, contemporary ideas of modern-sexy», ha confermato la designer a Vogue Runway. Affianco a calzettoni, maglie da calcio e al ritorno delle Nike Shox MR4 in una nuova colourway, sono stati presentati abiti plaid, gonne plissè e pantaloncini a quadretti con bordi in pizzo bianco. Insieme a blazer oversize ripresi sul punto vita, capi tradizionalmente appartenenti al guardaroba femminile e tessuti sinuosi come la seta e il raso hanno addolcito il mondo di Martine Rose. La collezione era fondamentalmente inglese, grazie al protagonismo assoluto di parka jacket, fleece e copricapi in pelle nera, un’immagine che ha riportato alla mente la Londra degli anni ’90 così come la creatività e la libertà che provava la fashion industry di quegli anni.
Oltre ad essere certamente legato alla capitale inglese, il progetto offre dolci riferimenti alla comunità queer del Regno Unito attraverso i suoi codici estetici, con balze, cortissimi shorts di jeans, canottiere e accessori unici (magliette e camicie che diventano borse, sacchetti di carta pochette, gruppi di fiocchi rosa trousse) che danno ulteriore dimensionalità a una collezione già ricca di idee. Si potrebbe in fondo dire che la SS26 di Martine Rose è dedicata alle idee che la società ha di se stessa e a come possono essere cambiate: cosa vuol dire creativo, cosa vuol dire femmina (una t-shirt accentua il seno di una modella con grosse tasche sul petto), chi decide cosa è il buon gusto? A tutte queste domande, la designer indipendente Martine Rose dà una sola risposta e la scrive su una maglietta: Everything Must Change. Adesso che Londra non crede più in se stessa, in un momento in cui i calendari della Fashion Week si svuotano e la moda soffre ai colpi di una lunga crisi artistica e commerciale, arriva l’occasione giusta per ripartire da zero. Rose lo fa tornando a casa e valorizzando ciò che l’ha resa l’icona che è oggi: l'inclusione, la creatività e l’indipendenza.