
Viviamo in un mondo sempre più monocromatico Auto grigie, loghi minimalisti, interni beige e un bianco come Pantone 2026
Il Pantone dell'anno 2026 è bianco. Si chiama Cloud Dancer, ed è la prima volta in venticinque anni di storia del programma che l'istituto sceglie una tonalità di questo colore. Secondo l'azienda, si tratta di un «bianco soffice che agisce come un sussurro di tranquillità e pace in un mondo rumoroso». Nel comunicato si parla di «società frenetica che riscopre il valore della riflessione tranquilla» e di fuga «dalle distrazioni delle influenze esterne». Parole rassicuranti e quasi terapeutiche, eppure la scelta ha scatenato reazioni polarizzate: c'è chi ha accolto Cloud Dancer come simbolo di purezza e chi l'ha definito un «indicatore di recessione» sterile e senza vita persino un’estensione del conservatorismo.
Il punto è che questo bianco non arriva dal nulla, ma si inserisce in una tendenza più ampia, documentata da dati e ricerche che ci dice che il colore sta scomparendo dalla nostra vita. Nel 2020, il Science Museum Group di Londra ha analizzato oltre 7mila fotografie di oggetti comuni come telefoni, elettrodomestici, orologi, lampade, dal 1800 a oggi. I risultati dimostrano come a partire dall'inizio del Novecento la palette cromatica degli oggetti si è progressivamente ingrigita.
I marroni e i gialli del legno e del cuoio hanno ceduto il passo ai grigi della plastica e dell'acciaio. Il colore più comune nell'intera collezione è un grigio carbone scuro, presente in oltre l'80% delle fotografie analizzate. Duecento anni fa, le tonalità monocromatiche rappresentavano circa il 15% degli oggetti, oggi dominano quasi il 60% di ciò che ci circonda.
Non ci sono mai state così poche auto rosse
Cars for sale in the 1970s. Spot your favourite! pic.twitter.com/B7pwjdXW9m
— Bobbie (@bo66ie29) January 21, 2025
il settore automobilistico è forse l'esempio più lampante di questo cambiamento. Secondo l'Axalta Color Popularity Report 2025, il 74% delle auto vendute nel mondo è bianco, nero o grigio. Nel Regno Unito, il grigio è il colore più venduto da sette anni consecutivi, con una quota del 27,8% nel 2024. Il nero segue al 21,7%, il blu al 14,9%, mentre il rosso, un tempo simbolo di sportività e passione, ha registrato la quota di mercato più bassa degli ultimi ventidue anni. I colori cromatici veri e propri come il verde, il giallo e l’arancione rappresentano insieme meno del 10% del mercato.
La sparizione dei colori nel design
Ma lo stesso appiattimento cromatico ha investito anche il design digitale e il branding. Negli ultimi dieci anni, i loghi delle principali aziende tech (Google, Microsoft, Uber, Airbnb) hanno subito un processo di semplificazione radicale: via i gradienti, le ombre, i dettagli illustrativi, dentro le linee pulite, i font sans-serif, le palette ridotte all'osso. Secondo DesignRush, il 42% dei consumatori associa i loghi puliti e moderni a maggiore affidabilità, portando però a un risultato che è un’omologazione visiva che rende molti marchi indistinguibili gli uni dagli altri.
@kileanryeel baffled by all you sad beige haters and this will probably piss you off even more #sadbeigechildren #sadbeigetoys #sadbeigekids #neutraloutfits #viral #sadbeigebaby #sadbeigeplayroom #montessoriinspired #montessori Sure Thing (sped up) - Miguel
Anche l'interior design segue la stessa traiettoria. La tendenza sad beige ha trasformato le case in ambienti monocromatici dove tutto, dal divano agli utensili da cucina, deve rispettare una palette di bianchi, beige e grigi, mentre nella pop culture la direzione creativa di progetti come Lux di Rosalia o Skims di Kim Kardashin fanno leva sulla semplicità cromatica. Come scrive Neelam Tailor, c'è anche una ragione economica: dipingere le pareti di grigio aumenta il valore di rivendita di un immobile, perché i toni neutri attraggono una gamma più ampia di potenziali acquirenti. Il colore, in questo contesto, diventa un rischio, un elemento di personalità che potrebbe restringere il mercato.
@figfeelings Why I remove visual clutter in my house. #labelcensorship #declutter #visualclutter #organization original sound - [51%] [89] 7\
La domanda quindi non è se il colore stia scomparendo, ma perché lo stiamo lasciando scomparire. Secondo Riccardo Falcinelli, graphic designer italiano e autore di Cromorama, la risposta sta nel «rumore visivo»: in un mondo saturo di stimoli commerciali, di packaging urlanti, di pubblicità che competono per la nostra attenzione, il grigio e il bianco diventano una forma di silenzio, un rifugio. Cloud Dancer, in questo senso, è il punto di arrivo di una parabola culturale che Pantone presenta come «una tela bianca che apre le porte alla creatività e all'innovazione».
In un'epoca di sovraccarico sensoriale, il bianco rappresenta la promessa di una pausa, di uno spazio non colonizzato. Resta da capire se sia davvero un nuovo inizio o semplicemente l'assenza di immaginazione. Se il 2026 sarà l'anno della calma cromatica o solo l'ennesimo capitolo di una noia visiva che abbiamo smesso di riconoscere come tale.
Takeaways
- La scelta del bianco come Pantone 2026 riflette un desiderio di calma e silenzio visivo, ma divide l’opinione pubblica.
- Dall’Ottocento a oggi, gli oggetti sono passati da palette ricche e materiche a una netta predominanza di grigi industriali.
- Le auto colorate sono diventate un’eccezione: bianco, nero e grigio dominano il mercato globale, mentre colori storicamente simbolici come il rosso sono ai minimi storici.
- La scomparsa del colore non riguarda solo gli oggetti fisici, ma anche il linguaggio visivo del design contemporaneo
- Nel design d’interni il colore è percepito come un rischio economico: le palette neutre aumentano il valore di mercato delle case, ma cancellano identità e personalità.
- Il bianco promette una pausa dal sovraccarico sensoriale, ma resta aperta la domanda cruciale: è un nuovo inizio creativo o il segno di una stanchezza culturale?














































