FUORIMODA REVIEWS – La prima piattaforma online per recensire i fashion show

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Il conservatorismo ha ucciso l’office siren Insieme alla recessione

Il declino dei microtrend nel post-pandemia ha portato a una ridefinizione dei cicli di vita delle tendenze nel fashion system, rendendole più intense ma, al tempo stesso, soggette a un costante rischio di obsolescenza. Tra le estetiche che recentemente hanno dominato sia il mese della moda sia l’immaginario collettivo c’è stata l’“office siren”: un’ispirazione nata dall’universo degli uffici anni Duemila – un po’ alla Gisele Bündchen ne Il Diavolo Veste Prada e un po’ alla sensuale Bayonetta (protagonista del celebre videogioco) – che ha saputo rendere attraente, specialmente per i più giovani, l’idea del “posto fisso” e di una carriera più tradizionale. Questo trend si è manifestato in innumerevoli declinazioni, dall’ugly-chic di Miu Miu al più sexy di Mark Gong e avrebbe potuto mantenere la sua posizione di rilievo ancora a lungo, se non fosse stato travolto da una nuova ondata di conservatorismo, dalle tensioni geopolitiche e dal diffuso senso di insicurezza sociopolitica. Non sorprende, infatti, che a inizio 2025 si sia preannunciato un ritorno al normcore, una sorta di “tabula rasa” stilistica, così da ripartire dalle basi. Ciò ha coinciso con l’abbandono, o comunque la riduzione, di estetiche percepite come più ricercate o elaborate. Eppure, l’office siren – che di massimalista aveva ben poco, ispirandosi piuttosto a un minimalismo Helmut Lang-iano di fine anni ’90 – pareva in grado di resistere. Oggi, però, ne constatiamo la lenta sparizione,  un “recession indicator” che va ben oltre la sfera puramente fashion.

@richelle_zh corporate “office siren” looks that won’t get you fired #fashion #style #work #relatable #fyp #businesscasual Crystal Waters Gypsy Woman (Live) - Dj djacky mix

A testimoniarlo è TikTok, dove abbondano tutorial su come rendere l’office siren più “corporate”. Di per sé, non ci sarebbe nulla di male: le regole sull’abbigliamento d’ufficio variano da azienda ad azienda e una rilettura della tendenza in chiave professionale potrebbe persino risultare interessante. Il problema è che, in questi contenuti, resta soltanto l’ufficio e scompare la sirena: la sensualità che caratterizzava l’estetica originaria si perde dietro a blazer oversize e pantaloni a palazzo, azzerando ogni slancio di femminilità “incisiva”. Alcuni potrebbero interpretarlo come un richiamo allo stile scandinavo, ma mancano i pop of color e i giochi di pattern e texture tipici dei look nord-europei; ciò che domina, invece, è una palette neutra di bianco, nero e grigio. Insomma, il panorama è mutato in modo radicale e chi coniava outfit come espressione personale sembra preferire silhouette più “sicure” e cromie low-profile, come ha osservato anche Freya Drohan, editor di Vogue e Harper’s Bazaar US. Sembra che oggi si tenda a investire meno energie nell’individualità stilistica, forse perché l’attuale clima sociale, tra preoccupazioni economiche e tensioni internazionali, rende complicato concentrarsi sullo stile come affermazione identitaria.

La scomparsa della cosiddetta office siren, tuttavia, è solo il sintomo di una questione più profonda. Il fatto che un’estetica intrinsecamente sensuale venga offuscata a favore di un abbigliamento più modesto, coprente e meno espressivo evidenzia ulteriormente la crescita del conservatorismo nella moda. I segnali erano già presenti l’anno scorso, con il ritorno improvviso delle “trad wife” (mogli tradizionali), il sorgere di nuove riviste femminili d’ispirazione ultraconservatrice e, più di recente, con la tendenza anni Sessanta nelle collezioni FW 2025. Perfino Diesel, a Milano Fashion Week, ha presentato completi lunghi in tweed, mentre il retailer fast fashion Pretty Little Thing, noto per i party dress, ha radicalmente cambiato rotta, trasformandosi in un vero e proprio paradiso del beige. A questo punto, la domanda è: che ne è stato dei brand apertamente sexy, di quell’estetica da “baddie” che sembrava intramontabile e che ha caratterizzato l’ultimo decennio?  Potrebbe emergere, in futuro, un nuovo modo di interpretare la femminilità e l’appeal fisico, magari lasciando da parte i codici sexy più espliciti per puntare su una seduzione meno dichiarata e più connessa all’autenticità di chi la indossa. Del resto, come nel mondo esterno, anche nella moda attuale regna l’incertezza: l’orizzonte è offuscato da crisi, instabilità e ansie collettive e i designer si adeguano a questa atmosfera, talvolta esorcizzandola con collezioni basiche e rassicuranti, talvolta sfidandola con guizzi innovativi, sebbene meno vistosi. Ciò che è certo è che la moda, specchio dei tempi e delle inquietudini sociali, continua a evolversi secondo un pendolo tra audacia e prudenza. Mentre assistiamo a questo tentativo di normalizzazione, non resta che chiedersi se, in un domani prossimo, le estetiche più radicali potranno trovare nuova vita o se, al contrario, l’ondata conservatrice avrà un effetto duraturo.