A Guide to All Creative Directors

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La seduzione scultorea del drappeggio in passerella

Cos’è il trend del body à la Christo& Jeanne-Claude?

La seduzione scultorea del drappeggio in passerella Cos’è il trend del body à la Christo& Jeanne-Claude?

Nell’ultima ondata di sfilate per le stagioni SS/FW 2025, sembra essersi rimanifestata la tendenza di alcuni designer della fashion industry a creare abiti con drappeggi.  Questa tecnica non è nuova alla moda e, già nel passato, ha trovato in Azzedine Alaïa e Madame Grès i suoi autori principali. Accomuna lo stile di entrambi l’ispirazione all’arte scultorea greca, in particolare i lavori di Fidia e Skopas. La Couturier francese per raccontare il suo processo creativo affermava: «Volevo essere scultrice. Per me, lavorare il tessuto o la pietra è la stessa cosa.» La tecnica del drappeggio, però, non è stata declinata solo nella sua dimensione scultorea: alcuni brand, infatti, hanno iniziato a proporre nelle loro recenti collezioni vestiti drappeggiati che ricordano i teli poggiati su opere e edifici in fase di costruzione. Rivestendo statue e reperti di vario genere, queste coperture prendono la forma dell’oggetto che nascondono creando, appunto, drappi e pieghe. Questi teli di rivestimento talvolta sono stati trasformati storicamente in vere e propri pezzi d’arte: la coppia di artisti statunitensi Christo e Jeanne-Claude è nota per aver impacchettato importanti monumenti come il palazzo del Reichstag a Berlino nel ’95 e, più di recente, nel 2021 l’Arc de Triomphe. Ispirandosi a questa tecnica artistica antichissima, che ha attraversato il tempo e lo spazio, i creativi del system stanno tornando a rivestire e drappeggiare i corpi come fossero opere d’arte. Veronica Leoni per la sua prima da Calvin Klein ha realizzato gonne e abiti drappeggiati, che avvolgono il corpo senza costringerlo e che si allineano alla sua idea di stile “sexitude” cioè di sessualità e sensualità confortevole, come la stilista lo definisce in un’intervista di Vanessa Friedman per il New York Times. Nella medesima sfilata, Leoni, cresciuta a pane e minimalismo, realizza per lui e per lei capispalla dai colori neutri con ampi colli-mantella incorporati e strutturati in modo tale da piegarsi su sé stessi generando un effetto drappeggiato “casuale”.

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Fausto Puglisi, invece, nella FW25 di Roberto Cavalli racconta lo splendore e le rovine dell’antica Pompei attraverso cappotti di velluto rosso pompeiano ed abiti drappeggiati color sabbia: una versione contemporanea delle tuniche portate dalle matrone romane. Sempre rifacendosi alla dimensione scultorea di questa tendenza, alcuni designer emergenti come Francesco Murano e Andrea Adamo hanno fatto della tradizione del drappeggio un elemento immancabile nelle loro creazioni. Murano, finalista al LVMH Prize, nella sua ultima collezione intitolata “AEQUUS LIBRA” fa sfilare camicie e abiti scultorei con trasparenze simili ai tradizionali chitoni indossati nell’antica Grecia. Adamo invece nella FW25 abbina a soffici maglioni in lana, pantaloni over e mini skirt drappeggiate sul lato quasi come se fossero trasportate dal vento. Questa tecnica è stata utilizzata spesso per rappresentare gli abiti di divinità pagane prima e cristiane poi nella scultura e nella pittura. A tale proposito, proprio pochi giorni fa al Festival di Cannes l’attrice e giurata Juliette Binoche ha sfilato sul red carpet in un abito bianco di Christian Dior con un cappuccio drappeggiato che si trasformava in un top di crêpe simile al vestito “increspato” della Madonna nella Pietà di Michelangelo.

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Quando si parla di abiti scultorei, non si può non citare il lavoro di Pieter Mulier alla guida di Alaïa che per la sua FW25 ha creato vestiti geometrici dalle forme curve, completamente drappeggiati. Gli abiti di Mulier sono piccole architetture, perfetta sintesi ed equilibrio tra lo spirito tribale nordafricano della maison e la sua visione razionale e fredda da “discepolo” della scuola di Anversa. Lorenzo Serafini invece, nella sua collezione di debutto da Alberta Ferretti, propone abiti monospalla con drappeggi di chiffon, da sempre marchio di fabbrica del brand. Ancora Matthieu Blazy nella sua ultima sfilata come direttore creativo di Bottega Veneta (FW25), realizza un abito in jersey color girasole, raccolto su un lato con una lunga manica che fa quasi da strascico. Donatella Versace, riproponendo nella FW25 le celebri stampe barocche della maison, inserisce nella sua collezione d’addio gonne di seta che sembrano foulard, drappeggiate e abbinate a bluse con spalline anni ‘80 e a guanti di pelle con borchie. Strizzando l’occhio al lavoro di Azzedine Alaïa e, in particolare, ad alcuni look firmati dallo stilista tunisino per Grace Jones, Conner Ives propone nella FW25 un abito viola con una profonda scollatura sul davanti che termina con un’arricciatura, il tutto abbinato ad un copricapo fatto di tappi di birre. L’effetto drappeggiato durante le ultime fashion week è stato interpretato in modo più concettuale da alcuni designer. Nella sfilata FW25 di Comme des Garçons troviamo un cappotto fucsia destrutturato il cui tessuto è piegato come fosse un mantice, cuore della fisarmonica.

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Senza allontanarci dall’inconfondibile estetica della moda giapponese, nell’ultima collezione di Issey Miyake FW25 c’è un abito interamente composto da fasce e brandelli di tessuto bianco che avvolgono il corpo come se fosse un reperto archeologico da proteggere. Tra l'altro, Miyake è creatore della plissettatura che può essere definita tecnica gemella del drappeggio che ha conquistato anche Alessandro Michele, il quale nella Couture 2025 di Valentino ha realizzato una cappa plissettata simile al sipario di un teatro da cui si intravede la struttura di una crinolina. Recentemente per il Met Gala di quest’anno la maison romana ha confezionato un prezioso mantello con lo stesso effetto indossato da uno dei co-chairs Colman Domingo: un po' “sacerdote della moda”, un po' dandy moderno. Rick Owens invece nella FW25 realizza il suo personale wrap-effect, proponendo felpe che sembrano costruite con fogli di carta posti l’uno sopra l’altro così da realizzare un effetto drappeggiato e, allo stesso tempo, stratificato, quasi come se queste pieghe corrispondessero ai diversi tessuti cutanei. Il brand Alain Paul nella FW25 fa sfilare un abito che somiglia a un lenzuolo spiegazzato, drappeggiato sul lato lasciando intravedere i pantaloni sartoriali cui è abbinato: un look a metà tra il wrap-effect e il bedcore.

Tornando a Christo e Jeanne-Claude, nel 1963, durante un soggiorno a Roma, il primo impacchettò una statua a Villa Borghese avvolgendola con delle corde come solitamente si fa con i reperti di varia natura nel trasporto da un museo all’altro. Questa pratica artistica è stata in un certo senso usata anche da Ludovic de Saint Sernin nella sua collezione Couture per Jean Paul Gaultier. Nello show che aveva come tema l’estetica del naufragio, una modella indossava un abito con un fitto drappeggio e le forme di questo capo erano segnate da corde intrecciate anche se probabilmente il look si ispirava al primo vestito da umana della Sirenetta realizzato con il prezioso aiuto del gabbiano Scuttle. L’effetto drappeggiato ha affascinato lo spirito surrealista di Jonathan Anderson, da poco direttore creativo di Dior Homme, che ha presentato il nuovo capospalla di Loewe per questa primavera, “The Draped Jacket” ovvero una giacca di pelle che sul retro ha un drappeggio che sembra tenuto insieme da un’etichetta di cuoio. Il brand sui propri canali social ha raccontato passo dopo passo il lungo e complesso processo di creazione dietro la giacca drappeggiata.