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Il Blue Monday esiste davvero?

Forse la psicologia non c’entra, è gennaio deprimente di per sé

Il Blue Monday esiste davvero?  Forse la psicologia non c’entra, è gennaio deprimente di per sé

Il terzo lunedì di gennaio è considerato il giorno più deprimente dell'anno, un fenomeno ormai riconosciuto in tutto il mondo come Blue Monday, che in verità non è altro che pseudoscienza. La formula che calcola questo giorno, infatti, è solo un espediente marketing privo di qualsiasi fondamento scientifico. Diversi articoli hanno affrontato la fallacia del Blue Monday, sottolineandone la mancanza di qualità statistiche o verificabili che inducono alla depressione. Una critica notevole al mito proviene da un’indagine della salute mentale in Giappone citata da Forbes: mentre la ricerca riconosce un aumento del tasso di suicidi nei lunedì per gli uomini, lo attribuisce agli aspetti strutturali della settimana lavorativa, non a un giorno specifico di gennaio e, inoltre, gli studi mostrano che il rischio di suicidio raggiunge il picco in primavera, non in inverno. Piuttosto che a un singolo lunedì, l'attenzione dovrebbe essere rivolta a una "stagione blu", con il disturbo affettivo stagionale (SAD) che colpisce il 10-20 percento dei casi di depressione ricorrente con un modello stagionale. Nonostante le sue origini smentite, le persone continuano ad abbracciare l'idea di Blue Monday, trasformando un mito in un'esperienza condivisa che legittima sentimenti di malumore, scarsa energia e mancanza di motivazione - non a caso, la narrazione attorno al Blue Monday coincide comodamente con la difficile stagione post-natalizia, contrassegnata da scarsa luce solare, tensioni finanziarie e risoluzioni di Capodanno abbandonate. Mentre il mito appare difficile da eradicare, anche a causa della passione che la nostra società coltiva per la condivisone di stati mentali negativi sia come sdrammatizzazione che come strumento di condivisione, è cruciale riconoscere come Blue Monday influisca ancora sulla percezione pubblica.

Come è nato il Blue Monday 

Le origini del Blue Monday possono essere rintracciate al 2005, quando una formula, attribuita dal Dr. Cliff Arnall dell'Università di Cardiff come cita il magazine Snopes, ha attirato l'attenzione dei media. Nonostante Arnall stesso abbia poi pubblicamente rivelato che la formula faceva parte di una campagna pubblicitaria di una compagnia di viaggi, negli anni successivi è stata sfruttata da varie industrie che cercavano di capitalizzare il comportamento dei consumatori dopo le feste – in breve per provare a vendere loro qualcosa. È anche per questo che il mito del Blue Monday è accusato di semplificare e banalizzare la depressione clinica, e potrebbe avere anche un impatto dannoso sui pazienti che lottano con problemi di salute mentale. Malgrado le origini discutibili, il mito si è evoluto oltre le sue radici iniziali, perpetuato dai social media e riciclato da aziende che cercano di trarre profitto dalla tristezza post-natalizia che altro non è che un desiderio di restare in vacanza per sempre – sentimento a dire il vero estremamente comune.

L'influenza delle pubblicità sui preconcetti 

La persistente credenza nell'esistenza del Blue Monday sottolinea la tendenza umana a cercare modelli e significati anche nella casualità. Una ricerca dell'Università di East London menzionata dalla pubblicazione The Conversation definisce quella del Blue Monday la classica profezia che si autoavvera, suggerendo che l'aspettativa di sentirsi giù in questo giorno specifico potrebbe contribuire a un vero aumento della depressione. La vita imita l’arte, insomma. Ed è anche per questo che, negli ultimi tempi, organizzazioni benefiche per la salute mentale come Mind si oppongono attivamente alla perpetuazione del mito, sottolineando che contribuisce a concezioni sbagliate su un disturbo grave come la sindrome depressiva. Mentre il Blue Monday non esiste, le sfide legate alla salute mentale esistono eccome, perciò anche ostinarsi a seguire il trend per spirito di partecipazione potrebbe avere ripercussioni negative. Non di meno, la longevità stessa di questo concetto dimostra ben oltre la stranezza di un calcolo pseudoscientifico: l'idea di un giorno designato per sentimenti accentuati di malinconia si è radicata nella nostra psiche culturale, fornendo una scusa comune per la svogliatezza di gennaio.