
Il power coat di questo inverno è il mantello Il mantello torna in passerella e non è più solo un costume di scena

Dopo esser stato per anni considerato esclusivamente come un costume teatrale o un abito d’epoca, indossato unicamente in occasioni speciali come sfilate couture e red carpet, questo capo, soprattutto attraverso interpretazioni contemporanee delle sue varianti storiche, sembra esser tornato a calcare le recenti passerelle ready to wear, rilanciato dai brand come un’alternativa decisamente più d’impatto e più originale rispetto a un classico cappotto o a un banale piumino. Con quali narrazioni stilistiche i designer del fashion system hanno tradotto i codici estetici del mantello al fine di renderlo nuovamente appeal per il mercato contemporaneo?
Dalla tradizione alle passerelle
Alcuni stilisti hanno attinto direttamente dall’eredità storica del mantello. Jonathan Anderson ad esempio, nelle sue collezioni di debutto per il womanswear e il menswear di Christian Dior sembra essersi ispirato all’essenza dandy e romantica del capo: troviamo infatti larghi cappotti di lana color prato e veri e propri mantelli che ricordano cromaticamente quelli indossati dai principi delle fiabe, ma che, allo stesso tempo, possiedono l’imponente teatralità di quelli portati da Dracula.
Seán McGirr invece, nella sua ultima collezione invernale per McQueen, rende omaggio all’eleganza dei flâneur raccontati nei romanzi di Oscar Wilde portando in passerella delle redingote vittoriane con lunghi strascichi mentre Nicolas Ghesquière, tra gli “storici” della tendenza, cita l’immaginario medievale legato al mantello. Nella sua più recente collezione resort per Louis Vuitton, il designer realizza dei cappotti dalle silhouette trapezoidali decorati da stampe e fregi che richiamano le guglie delle cattedrali gotiche.
Un terreno di sperimentazione
Alessandro Michele riesuma il capo dagli archivi della maison romana, proponendolo nel tipico rosso Valentino a metà tra una “cappa magna” di un cardinale e una rivisitazione 70s della mantella di cappuccetto rosso. Tuttavia, Michele non è l'unico ad aver esplorato questa silhouette: nella resort 2026 di Coach la cappa viene presentata con una stampa animalier abbinata a delle orecchie pelose da gatto, invece Nili Lotan la propone in versione military-chic con una sorta di moschettone che chiude il mantello.
In alcuni casi la cappa diventa un terreno di sperimentazione: da Sacai, l'ingegneria del design ricava il capo da un pantalone destrutturato e riassemblato, Pierpaolo Piccioli nella sua prima da Balenciaga si rifà alle silhouette fluide della maison spagnola per realizzare una sua versione di blusa-cappa in pelle, mentre Niccolò Pasqualetti nella sua SS26 uomo fa sfilare un capospalla ibrido a metà tra un trench e un mantello smanicato con dei cut sulle spalle. Ancora Pieter Mulier da Alaïa crea una dimensione simbolica e concettuale intorno al capo: lo stilista belga fonde la geometria del kimono con l'ampiezza della mantella per disegnare abiti dalla portata drammatica, che, come lui stesso afferma, sembrano quasi “vestiti che piangono".
Il cape trench coat
Un’altra tipologia di mantello che ha dominato le passerelle è sicuramente il cape trench coat, un modello tipicamente britannico che integra la cappa cucendola sulle spalle del classico trench. Questo cappotto deve la sua fama al grande schermo e in particolare alle pellicole noir dei primi sessanta dove è diventato uniforme del detective e dell’agente segreto. Il cape trench coat, perfetta combinazione tra funzionalità e aura di mistero è presente nelle nuove collezioni di TWP, Uma Wang e MM6 Maison Margiela mentre Burberry lo celebra come modello iconico del brand nelle più recenti campagne autunno/inverno. Su questo genere per chi ama la pioggia, ma non vuole rinunciare alla coolness c’è la storm cape. Questa mantella di origine militare, impermeabile con cappuccio viene proposta in pelle e in latex nella SS26 di Alexander Wang mentre da Yaku il capo ricorda una sorta di costume da drago.
Sin dalle origini greco-romane e lungo tutto il Rinascimento, il mantello ha rappresentato un simbolo di status nobiliare e potere economico ed è proprio questa idea di ricchezza che evoca il capo ad ispirare alcune maison soprattutto nelle proposte per il guardaroba femminile, che sia quello di una mob wife, di una first lady o di una business woman. Non è di certo un caso se troviamo questo capo protagonista nelle più recenti collezioni di Hermès e The Row che hanno presentato poncho in cashmere, montoni-cappa e cappotti con mantelle integrate.
Il cape-core e le sue identità
Sempre parlando di brand identificativi dell’old money e del quiet luxury anche Celine e Bottega Veneta hanno aderito alla tendenza: nel primo caso Michael Rider fa sfilare degli abiti con mantelle che si annodano al collo come raffinati foulard mentre Louise Trotter, giocando con texture particolari, realizza una sorta di poncho completamente ricoperto di frange.
Parallelamente, il mantello è stato consacrato anche come un vero e proprio abito da sera: David Koma ad esempio, completa alcuni look della SS26 di Blumarine dallo spirito fairy con leggeri drappeggi di chiffon, Demna Gvasalia nella sua prima da Gucci propone una mantella monogram piumata, il look perfetto per una “Primadonna” di Hollywood, mentre per Haider Ackermann la mantella diventa epitome dell’erotismo infatti, nella resort 2026 di Tom Ford, ritroviamo una sorta di caftano trasparente aperto che ricorda in modo inequivocabile alcuni modelli di Halston indossati dalle sue muse sui dancefloor di Studio 54.
Un dualismo contemporaneo
È Matthieu Blazy a chiudere il cerchio del cape-core: nella sua prima collezione Métiers d'art per Chanel il designer fa sfilare in una tipica metro newyorkese un voluminoso mantello di seta nero chiuso anteriormente con un grande fiocco, un look che ciclicamente è tornato sulle passerelle del brand anche durante le direzioni creative precedenti, ma che in questo caso viene immaginato come una sorta di “costume urbano” per una supereroina metropolitana o molto probabilmente destinato a una ricca signora dell'Upper East Side pronta per l'Opera.
È forse proprio in questo dualismo che risiede il senso del mantello: funzionale e protettivo contro il freddo, ma al contempo scenografico e potente per farci sentire invincibili come i nostri eroi o villain preferiti.















































































