Il settore cinematografico italiano è sempre più in difficoltà La nuova legge di bilancio ha previsto tagli che colpiranno pesantemente l'ambito
Di recente il Consiglio dei Ministri italiano, il principale organo esecutivo dello Stato, ha approvato il disegno di legge di bilancio, cioè il provvedimento più importante e impegnativo dell’anno, che indica come il governo spenderà le sue risorse economiche nel 2026. Il provvedimento verrà ora esaminato dal Parlamento, che dovrà approvarlo entro il 31 dicembre – durante questo passaggio potranno essere introdotti aggiustamenti rispetto alla proposta iniziale del governo, che nel frattempo ha definito l’impianto generale della misura.
Il piano ha un valore complessivo di 18,5 miliardi di euro, una cifra relativamente contenuta, finanziata attraverso aumenti di tasse, riduzioni di spesa e, in misura limitata, ricorso al disavanzo, cioè contribuendo ad aumentare il debito pubblico. Ma questa prudenza nella gestione della finanza pubblica non garantisce necessariamente risultati positivi, almeno nel breve periodo. «Per un Paese con un debito pubblico elevato come l’Italia, la prudenza nella gestione delle finanze pubbliche è [...] doverosa», ha commentato la Banca d’Italia, sottolineando però che sarebbe opportuno destinare più risorse a investimenti, crescita, produttività e innovazione – ambiti sui quali la manovra del governo è stata molto (troppo?) prudente.
Come cambierà il cinema in Italia
Nella bozza della legge di bilancio sono previsti diversi tagli al settore culturale. In particolare, il finanziamento al Fondo per il cinema e l’audiovisivo l’anno prossimo dovrebbe diminuire di 150 milioni, per arrivare a un taglio di 200 milioni nel 2027. «Prepariamoci perché, se confermate, con queste misure in manovra il mondo del cinema e dell’audiovisivo in Italia si avvia verso una crisi certa», ha detto Alessandro Usai, presidente di Anica, l’associazione che rappresenta le imprese della filiera cinematografica. I tagli in questione si inseriscono in un percorso di progressiva riduzione delle risorse destinate al settore audiovisivo italiano, un ambito che per decenni ha contribuito alla crescita economica e culturale del Paese, ma che negli ultimi anni è stato particolarmente colpito da alcune manovre di governo.
«I tagli ipotizzati [...] mettono in serio pericolo tutto il settore dell'industria cinematografica, dalla produzione fino all'intera filiera distributiva e agli altri comparti, colpendo in particolare migliaia di schermi cinematografici, le imprese che li gestiscono e tutti i lavoratori», ha dichiarato l’Anec (Associazione Nazionale Esercenti Cinema), che rappresenta i proprietari e gestori delle sale cinematografiche in Italia. «Come è stato possibile che, dopo anni di azioni, progetti e iniziative [...] per la ripresa del mercato cinematografico, sia maturato un provvedimento del genere?», si chiede l’Anec.
UNITA - Unione Nazionale Interpreti Teatro e Audiovisivo sui tagli al Fondo Cinema e Audiovisivo presenti in Legge di Bilancio "CINEMA, ADDIO"https://t.co/rx0fE9Mz9b pic.twitter.com/CfTSNTDgAE
— RB Casting (@RBcasting) October 22, 2025
Già l’anno scorso il Ministero della Cultura aveva aggiornato le modalità con cui sostiene la produzione di film e serie TV in Italia. La riforma è stata introdotta circa un anno dopo il blocco dei fondi statali, che aveva fermato gran parte della produzione cinematografica nazionale, ormai stagnante rispetto agli anni passati. L’obiettivo dichiarato del governo-Meloni è restringere il numero di opere che possono accedere ai finanziamenti pubblici, riducendo così le risorse disponibili. Secondo molti osservatori, questa manovra riflette le politiche nazionaliste della maggioranza di destra, volte a indebolire l’ambito culturale.
Rivista Studio, in un articolo sul rapporto conflittuale tra l’esecutivo e il settore della cultura, ha definito questa strategia una vera e propria «censura economica», evidenziando come fenomeni simili siano presenti anche in Paesi come l'Ungheria, tra gli altri. Lo stesso Tomasz Kirenczuk, direttore artistico del Santarcangelo Festival, una delle più celebri manifestazioni italiane dedicate alle arti performative, a tal proposito ha detto: «Quello che sta accadendo in Italia ricorda da vicino i periodi più bui della politica culturale del governo Diritto e Giustizia in Polonia».