E se "Avatar" non avesse più niente da dire? James Cameron porta al cinema "Fuoco e Cenere", terzo capitolo della saga

Per cominciare è necessario dire una cosa su Avatar, James Cameron, il suo lavoro e la visione che con Pandora ha portato al cinema: il regista e sceneggiatore canadese ha realizzato qualcosa che nessun altro si sarebbe nemmeno sognato. Era già successo in passato nella sua carriera ed è successo nel 2009, quando è riuscito a dare vita ad un nuovo e intero universo, incastonandolo nell’olimpo dell’immaginario cinematografico e culturale, oltrepassando i confini abitati dai Na’vi e aprendosi a tutto il mondo. È però difficile non interrogarsi sull’effettiva riuscita di Avatar - Fuoco e Cenere, terzo capitolo della saga, scollegandolo da tutto ciò che il franchise e la maestria di Cameron rappresentano, pur riconoscendo una prodezza che si è abbastanza certi non verrà mai meno nella produzione dell’autore. 

La ripetitività a cui sottopone Avatar - Fuoco e Cenere non può essere condonata, soprattutto quando sceglie di tenere gli spettatori seduti davanti al grande schermo per tre ore e venti minuti. Il terzo capitolo riprende la storia di Jake Sully (Sam Worthington) e della rivalità col colonnello Miles Quaritch (Stephen Lang). Il tema centrale è ancora la grande metafora sulla distruzione dell’ambiente da parte dei colossi industriali che già aveva contraddistinto il primo film, giocando su elementi narrativi classici abbinati a discussioni urgenti sul clima, che nel successivo 2022 e nel nuovo capitolo risultano ancora più rilevanti.

Ad aggiungersi, come per La via dell’acqua, è un altro argomento, da cui la grande narrativa cinematografica ha sempre preso per la costruzione del proprio mito e le sue storie: la famiglia come nucleo e motore del racconto e che detta le azioni e le reazioni dei personaggi. Ancora una volta Jake, la moglie Neytiri (Zoe Saldana) e i figli, insieme al resto del loro clan, dovranno accettare di aver perso il contatto con la loro terra-madre e diventare bravi vicini per la tribù dei Metkayina. Lo scontro è tra i desideri dei Na'vi di rivendicare la propria cultura e il bisogno di mantenere il giusto equilibrio in questa nuova società. Inevitabilmente, il conflitto nasce proprio quando entrambi cercheranno in tutti i modi di salvaguardare il proprio branco. Anche questa, come nel film precedente, è una tematica che ritorna e che si reitera sempre identica all’interno della narrazione, anche con l’introduzione di una nuova comunità nemica

L'unica novità che aggiunge della vera sorpresa in Avatar 3 è la letale leader Varang, interpretata da Oona Chaplin. A capo del Popolo della Cenere, la guerriera è famelica, brutale e feroce senza possibilità di scampo. È il personaggio più interessante così come torna ad esserlo, fin dal primo film, la Neytiri di Zoe Saldana, la cui intensità perfora la membrana della CGI offrendo insieme una lezione di recitazione rendendo il personaggio vero, reale. 

@avatar From the ashes, Varang rises. Experience #AvatarFireandAsh original sound - Avatar

E se già il sentore di déjà vu non aiuta, ad aggravare la situazione è la sensazione di fine che l’opera suscita - anche se sappiamo benissimo che sono in programma altri due film della saga. Con Avatar 4 previsto per il 2029 e Avatar 5 per il 2031, non solo col terzo titolo si ripresentano delle soluzioni visive e intrattenitive già sperimentate e per questo non inedite, ma ci si domanda cos’altro ci sarebbe da dire visto il carico emotivo e spettacolare di Avatar - Fuoco e cenere. Cos’altro c’è da raccontare che non è stato ancora raccontato, visto anche che il film sembra una ripetizione? Cosa c’è da vedere che ancora non è stato fatto vedere?

La fiducia rimane sempre alta per James Cameron. Quando usciranno Avatar 4 e 5 si avrà pur sempre la voglia di scoprirli al cinema (come per Fuoco e Cenere). Ma chissà se lo si farà solo per amore e rispetto nei confronti di uno dei più grandi visionari della storia del cinema, o perché ne varrà sul serio la pena.