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Ecco cosa dice il testamento di Giorgio Armani Tra le ultime volontà del designer c'era anche quella di cedere quote a un gruppo del lusso o quotare il brand in borsa

Il testamento di Giorgio Armani, reso pubblico stamattina attraverso le pagine di MF Fashion e Il Sole 24Ore, ha colto di sorpresa molti osservatori del mondo della moda e del lusso, dato che rivela l’ambizioso piano per il futuro della maison che Armani aveva concepito prima della sua scomparsa e che prevede l'acquisizione da parte di un colosso del settore o, in alternativa, una quotazione in borsa, con la Fondazione Armani destinata a mantenere un ruolo significativo nel capitale. In particolare, lo stilista ha disposto la vendita prioritaria del 15% delle quote della Giorgio Armani S.p.A. entro i primi 18 mesi dall'apertura della successione, preferibilmente a gruppi come Lvmh, EssilorLuxottica o L'Oréal, aprendo la porta a un ingresso strategico di investitori di alto profilo che potrebbero ridefinire la storia del leggendario brand fondato nel 1975.

Per guidare la Fondazione, poi, Armani ha codificato nei dettagli i principi etici e stilistici che devono permeare ogni decisione manageriale, riflettendo la sua filosofia imprenditoriale maturata in oltre mezzo secolo di carriera. Tra questi, l'obbligo di gestire le attività con integrità morale, correttezza e un approccio etico che privilegi la trasparenza e il rispetto per i collaboratori e i consumatori; la ricerca di un'estetica essenziale, moderna ed elegante, lontana da eccessi ostentati, che ha definito l'identità minimalista e timeless del marchio; e un'attenzione costante all'innovazione, all'eccellenza qualitativa e alla ricercatezza dei prodotti, per adattarsi alle evoluzioni del mercato senza tradire le radici artigianali. Queste direttive non sono mere raccomandazioni, ma vincoli che la Fondazione deve onorare.

Chi sono gli eredi di Giorgio Armani?

La struttura ereditaria della Giorgio Armani S.p.A. emerge come il fulcro del primo testamento redatto il 14 marzo 2025, in cui lo stilista affida l'intero controllo del gruppo alla Fondazione Giorgio Armani, un ente da lui istituito per preservare il suo lascito culturale e imprenditoriale. La Fondazione, che deteneva già una quota simbolica dello 0,1%, riceve la piena proprietà sul 9,9% del capitale, equivalente al 30% dei diritti di voto, e il diritto di nuda proprietà sul restante 90%, garantendole una fortissima influenza sulle future decisioni strategiche. Questo passaggio non è casuale: Armani ha meticolosamente bilanciato i diritti di usufrutto e voto per assicurare una transizione fluida, con il compagno di una vita, Pantaleo Dell'Orco, noto come Leo, che ottiene l'usufrutto sul 30% delle quote e il 40% dei diritti di voto complessivi, mentre i nipoti Silvana Armani e Andrea Camerana, insieme alla sorella Rosanna, condividono il 30% residuo dei voti come molti pronostici già si attendevano.

Sul fronte delle risorse liquide e gestioni finanziarie, esclusi i beneficiari specifici come le polizze assicurative, Armani ha optato per una spartizione netta: il 40% a Pantaleo Dell'Orco e il 60% ai familiari, con il 15% a testa per Rosanna, Silvana, Andrea e Roberta Armani, figlia del defunto fratello Sergio. Inoltre, assegna 1,5 milioni di euro ciascuno alle figlie di Andrea Camerana per integrare il Mamar Trust istituito dalla sorella, e un totale di 33.985 milioni in titoli di Stato italiani (Btp) ad altri beneficiari non specificati, fornendo un cuscinetto finanziario immediato per coprire spese e investimenti personali, in linea con la sua visione di autosufficienza e protezione per i propri cari in un contesto di ricchezza immensa ma gestita con prudenza.

Infine, il testamento include indicazioni precise per il rinnovo degli organi della Fondazione Giorgio Armani, ora proprietaria al 100% della maison, per assicurare continuità e competenza. Per il consiglio di amministrazione, Armani nomina il nipote Andrea Camerana e il notaio Elena Terrenghi; per il comitato di valutazione, le nipoti Silvana e Roberta; e per il comitato di sorveglianza, l'avvocato Sabrina Moretti e il notaio Carlo Munafò, creando un board familiare e professionale che incarni i valori di integrità e expertise legale. Questa struttura rende la Fondazione non solo custode del patrimonio economico, ma garante di un'eredità che proietterà il suo nome nel futuro del lusso globale, con Leo Dell'Orco, Rosanna e i nipoti come miliardari eredi di un impero costruito su eleganza e visione.

Cosa dice il testamento di una potenziale acquisizione?

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Un elemento centrale della successione è la prima fase di cessione delle quote, delineata con precisione per preservare l'indipendenza del marchio mentre si apre a partnership esterne. Armani ha esplicitamente incaricato la Fondazione, tra gli oneri postumi, di negoziare entro 12 mesi dall'apertura del testamento e comunque non oltre i 18 mesi, la vendita di una partecipazione del 15% del capitale sociale, con priorità assoluta a conglomerati del lusso come Lvmh, EssilorLuxottica o L'Oréal, o altri gruppi equivalenti operanti nel settore moda e del lusso. Questa scelta non esclude altre entità, purché di standing paragonabile e preferibilmente già partner di Armani, come quelle con cui Armani ha storicamente collaborato per licenze e produzioni. La decisione richiede l'approvazione di Leo Dell'Orco, o in sua vece di Andrea e Silvana Armani se lui non fosse più in vita, per evitare frammentazioni e garantire un acquirente allineato ai valori del brand.

Procedendo nel tempo, il testamento delinea una seconda tranche di disinvestimento che potrebbe portare a un cambio di maggioranza, con l'obiettivo di iniettare capitali freschi e expertise esterna senza diluire eccessivamente il controllo familiare. A partire dal terzo anno e entro il quinto dalla successione, su iniziativa della Fondazione e con il consenso di Leo Dell'Orco, si prevede la cessione di un'ulteriore quota compresa tra il 30% e il 54,9% del capitale allo stesso acquirente della prima fase, potenzialmente elevandolo a socio di maggioranza e accelerando una crescita globale per la maison. Questo meccanismo, definito come "prima e seconda tranche", è concepito per attrarre un partner strategico capace di espandere i mercati e innovare le linee di prodotto, escludendo esplicitamente fondi di investimento o entità finanziarie pure, in favore di operatori del lusso che condividano la visione di Armani. I proventi derivanti da queste operazioni saranno distribuiti per il 32% a Dell'Orco e per il 17% a ciascun familiare, proporzionalmente ai loro diritti di voto.

Il brand si quoterà in borsa?

In caso di fallimento di questa seconda fase, Armani ha dato istruzioni affinchè si proceda alla quotazione in borsa della Giorgio Armani S.p.A., sempre dietro approvazione di Dell'Orco e di almeno uno dei nipoti entro tre anni, ma in ogni caso entro cinque o al massimo otto anni dall'apertura della successione, su un mercato regolamentato italiano o equivalente internazionale. L'idea della quotazione ha lo scopo di valorizzare il gruppo e aumentarne il capitale e la capacità di investimento, mantenendo comunque la Fondazione con almeno il 30,1% del capitale per esercitare un'influenza stabile e vigilare sull'integrità del brand. Post-quotazione, il testamento impone un piano graduale di dismissione di parte della quota residua della Fondazione, finalizzato a ottimizzare il valore senza scendere sotto la soglia minima, assicurando così che l'eredità di Armani rimanga ancorata a principi di sostenibilità finanziaria e culturale, in un settore dominato da dinamiche di consolidamento.

Un altro capitolo importante del testamento riguarda la partecipazione azionaria di Armani in EssilorLuxottica, il gigante dell'occhialeria con cui la maison ha una partnership storica per le licenze eyewear, valutata intorno ai 2,5 miliardi di euro per circa il 2% del capitale. Questa quota viene distribuita per il 40% a Pantaleo Dell'Orco, per un valore di circa 1 miliardo di euro, e il 60% ai familiari, per un totale di 1,5 miliardi distribuiti tra sorella e nipoti. Prima di questa divisione, Armani ha sottratto 100.000 azioni destinate a Michele Morselli, amministratore delegato della società immobiliare e amico fidato, per un controvalore di 26,5 milioni, e 7.500 azioni ciascuno a quattro collaboratori chiave (Daniele Balestrazzi, Giuseppe Marsocci, Laura Tadini e Luca Pastorelli) per circa 2 milioni a testa, riconoscendo il loro contributo essenziale alla sua vita professionale e personale, in un gesto che sottolinea la gratitudine verso un entourage ristretto e leale.

E a chi andranno le molte case di Armani?

Come tutti sanno, Armani era un amante delle belle case e aveva stupende proprietà in tutto il mondo, specialmente in Europa, tra cui la leggendaria villa di Pantelleria e il palazzo di Via Borgonuovo a Milano sul cui portale si legge il suo nome. La società L'Immobiliare S.r.l., che controlla proprietà a Saint-Tropez, Antigua, Broni e Pantelleria, passa in piena proprietà al 75% alla sorella Rosanna e ai nipoti Andrea Camerana e Silvana Armani, con il restante 25% in nuda proprietà agli stessi, mentre l'usufrutto vita natural durante è affidato a Leo Dell'Orco, permettendogli di godere appieno di questi beni senza alterarne la titolarità familiare. A Pantelleria, la villa amata dallo stilista per la sua privacy e bellezza naturale, segue lo stesso schema, con Dell'Orco che ne trae beneficio immediato. Per la residenza di St. Moritz, la nuda proprietà va ad Andrea Camerana, con usufrutto a Dell'Orco, mentre a New York un appartamento è assegnato al compagno, che ne concederà l'uso a Morselli, e l'altro alla sorella e nipoti; a Parigi, invece, l'immobile è destinato esclusivamente a Silvana Armani.

Particolarmente toccante è la clausola sul palazzo di via Borgonuovo 21 a Milano, cuore della vita privata di Armani, dove lo stilista ha previsto l'usufrutto a vita per Leo Dell'Orco sull'intero stabile, imponendo che arredi, ornamenti e oggetti, inclusi soprammobili, tappeti e mobili, rimangano esattamente al loro posto, eccetto un quadro di Matisse e una fotografia di Man Ray donati altrove, per preservare l'atmosfera intima e immutata del luogo finché il compagno lo desideri. Il testamento entra nei minimi dettagli sulla ripartizione di questi elementi decorativi dalle varie residenze, dalla scrivania in una casa al tavolo in un'altra, fino a opere d'arte minori, assegnandoli con precisione per evitare contenziosi e onorare il valore affettivo di ogni pezzo.

Anche la barca privata del designer, intestata formalmente alla sorella e nipoti, è oggetto di disposizioni equilibrate che privilegiano l'uso condiviso: Rosanna, Silvana e Andrea Armani sono onerati di permettere a Dell'Orco di noleggiarla per quattro settimane all'anno, non necessariamente consecutive, con diritto di scelta del periodo da comunicare entro aprile, e per due di queste settimane l'imbarcazione potrà ospitare Morselli insieme alla sua famiglia e sorella. Questa regolamentazione non solo garantisce al compagno un accesso privilegiato a un bene di lusso, ma estende l'ospitalità a figure care, incarnando lo spirito inclusivo di Armani verso un cerchio ristretto di affetti, e assicurando che il patrimonio nautico rimanga un elemento di gioia condivisa piuttosto che di divisione.