
È la fine dell’era Ozempic? La prima vittoria effettiva dei dazi di Trump
Mai, nell’arco di un’intera generazione, si era discusso tanto di dazi quanto in questi primi sei mesi del governo Trump negli Stati Uniti d’America. Dopo la recente (semi)conferma della Presidente della Commissione Europea, Ursula Von Der Leyen, il nuovo accordo tariffario sull’export europeo prevederà un dazio unilaterale del 15%. Alcuni settori produttivi stanno risentendo più di altri delle tensioni generate dall’amministrazione Trump, in particolare l’industria automobilistica, quella cinematografica e, soprattutto, quella farmaceutica. Già durante la campagna elettorale, infatti, Trump aveva ripetutamente dichiarato l’intenzione di riportare negli Stati Uniti l’intera produzione di farmaci, riducendo così la dipendenza da altre nazioni, in particolare dall’Unione Europea, che vede proprio il settore farmaceutico al primo posto delle sue esportazioni verso gli USA. Tra le principali case farmaceutiche europee, la prima a subire le conseguenze concrete dei nuovi dazi è stata Novo Nordisk, il produttore dell’Ozempic, il farmaco per la perdita di peso che ha rivoluzionato il mercato negli ultimi anni. La situazione per l’azienda si è complicata ulteriormente negli ultimi giorni - come riportato da Wired, martedì 29 luglio le azioni di Novo Nordisk hanno subito un drastico calo del 26%. La società ha dovuto infatti tagliare drasticamente le previsioni di crescita per il 2025, soprattutto a causa della crescente concorrenza negli Stati Uniti da parte del diretto rivale Eli Lilly, oltre che dalla diffusione sempre più preoccupante di versioni illegali del farmaco.
12.5% of American adults are on Ozempic type drugs for weight loss. 12.5%!
— Cary Kelly (@CaryKelly11) July 25, 2025
Blows my mind that they would
rather go all in with their health on an expensive drug with no long term studies behind it, instead of eating a damn steak every day. pic.twitter.com/hoQJNsJUnI
I “dupe” farmaceutici, noti come prodotti composti, sono versioni non autorizzate di farmaci come Ozempic e Wegovy, preparate da farmacie specializzate e vendute a prezzi significativamente inferiori rispetto agli originali, che possono costare fino a mille dollari al mese. Questo fenomeno si è diffuso a partire dal 2022, quando la domanda globale ha superato di gran lunga la capacità produttiva di Novo Nordisk, creando un vuoto che ha favorito l’ascesa di questi prodotti alternativi. Inizialmente, la Food and Drug Administration (FDA), l’ente regolatorio statunitense, aveva concesso una finestra di tolleranza per la vendita di composti come misura emergenziale. Tuttavia, anche dopo la scadenza di questo periodo, avvenuta lo scorso 22 maggio, il mercato nero delle formulazioni composte continua a prosperare, come evidenziato dal Sydney Morning Herald. Novo Nordisk stessa ha riconosciuto che, nonostante la chiusura della finestra normativa, continua la diffusione illegale di questi farmaci sotto la falsa pretesa della “personalizzazione”, comportando una significativa riduzione delle previsioni di crescita per il 2025, ora stimate tra l’8% e il 14%, ben al di sotto della precedente forbice tra il 13% e il 21%. Diverse testate sottolineano come, paradossalmente sia stato proprio il malato successo improvviso del farmaco ad essere la rovina della casa farmaceutica, che non è riuscita a mantenere la produzione dell’Ozempic al passo con il suo successo.
Ma le implicazioni della crisi dell’Ozempic non riguardano soltanto la dimensione economica o commerciale. La popolarità del farmaco ha infatti coinciso con un ritorno evidente all’ideale estetico della magrezza nel mondo della moda, segnando un’inversione rispetto ai valori di inclusività e body positivity diffusi negli ultimi anni, sia fuori che all’interno delle passerelle. Sui social, nel corso del 2024, la sua popolarità ha raggiunto livelli tali da trasformarlo in un fenomeno culturale: su TikTok, l’hashtag #Ozempic ha superato il miliardo di visualizzazioni, e l’accusa implicita di farne uso, scherzosamente intesa come ozempic allegation, veniva in certi casi interpretata come un complimento. Un’influenza tale da trasformare l’Ozempic da un farmaco ad un simbolo di uno zeitgeist culturale che ha riportato in auge un’estetica ossessivamente magra, sempre più connessa al desiderio di controllo, efficienza, disciplina. Tale cambiamento è stato ulteriormente alimentato dall’ascesa di un conservatorismo sempre più diffuso, accompagnato dall’impatto psicologico della recessione economica che, storicamente, spinge la società verso modelli più tradizionali e rigidi di bellezza. Ne è riemersa, sotto nuova veste, quella cultura malata delle diete che si credeva superata. In questo contesto, la domanda che rimane aperta è: cosa ne sarà dell’Ozempic dopo l’introduzione dei dazi e in un clima socioeconomico sempre più orientato a modelli estetici restrittivi? E nel caso fossimo effettivamente alla fine dell’era Ozempic, ci sarà un ritorno di “normalità” rispetto ai corpi?













































