
Nelle sabbie del deserto per lo show SS26 di Zegna
Un racconto di materia, memoria e metamorfosi a Dubai
12 Giugno 2025
In un viaggio che unisce paesaggi, identità e sensibilità, Zegna ha presentato ieri la collezione SS26 fuori da Milano e dall'Italia per la prima volta, trasformando la Dubai Opera in un inedito palcoscenico creativo. Per una settimana, lo storico edificio ha accolto il format di VILLA ZEGNA, metafora vivente di un ponte tra mondi apparentemente lontani: l’Oasi Zegna tra le montagne biellesi e le dune dorate del deserto arabo. È qui, in questo scenario sospeso tra natura e architettura, che il Direttore Artistico Alessandro Sartori ha orchestrato una sfilata-performance che fonde moda, musica e filosofia del vestire, accompagnata dal vivo da una suggestiva partitura musicale curata e interpretata da James Blake. La collezione SS26 ha incarnaato un mindset trasversale, capace di attraversare epoche, luoghi e generi. Non si tratta solo di abiti, ma di esperienze stratificate che si imprimono nella materia, raccontando il vissuto quotidiano attraverso superfici vissute e colori scoloriti dal sole. Gli abiti diventano pelle esterna e d’elezione, portatori di storie personali, intime, universali. Per Sartori, infatti, «la moda è un laboratorio in cui l’esperienza quotidiana plasma il capo stesso». Un’idea che prende vita in una collezione dove ogni pezzo è stato sottoposto a trattamenti di lavaggio e manipolazione, evocando l’effetto del caldo torrido di Dubai: volumi modellati dal corpo, tessuti sbiaditi come ricordi sulla pelle.
Lo show stesso è stato un’esperienza immersiva: il suono di James Blake ha accompagnato ogni passo dei modelli e delle modelle, in un crescendo emotivo che ha trasformato la sfilata in una narrazione sensoriale. Il palco della Dubai Opera, rivestito da installazioni che hanno ricordato dune e scogliere, ha raccontato il viaggio degli abiti dall’Oasi Zegna al deserto, e ritorno. È stata una visione che ha connesso culture, epoche e geografie, mettendo al centro la quotidianità come terreno fertile per la creatività. La silhouette della collezione SS26 è stata libera, sciolta, decisamente non convenzionale. Le giacche sono state leggere come camicie, la reinterpretazione boxy dell’iconico cappotto Il Conte e le camicie Nehru doppiate si sono mosse in armonia con shorts sartoriali, blouson mini, pigiami impalpabili e giacche in pelle leggere come brezza estiva. I confini tra capospalla e camicia, suit e casualwear si sono assottigliati fino a fondersi, in un gioco di ambiguità e comfort. I blazer destrutturati a due bottoni, le camicie anorak, i field jacket con tasche basse e i coordinati stampati hanno parlato di un’eleganza senza imposizioni. La presenza di accessori morbidi – dai mocassini indossati come pantofole alle borse capienti e agli occhiali avvolgenti – ha completato un’immagine di uomo e donna contemporanei, in armonia con la propria vita reale.
La palette cromatica è stata un susseguirsi di sfumature che hanno ricordato paesaggi naturali e pigmenti vissuti: bianco oasi, mastice, burro di montagna, caligine, corda, con incursioni più vibranti di olio, cognac, liquore, felce, ciclamino, anemone, fino ai toni intensi di fumo, ardesia lavato, barolo. Le texture sono state protagoniste: si è passati da tessuti tecnici e raffinati come Shetland estivo in lana/seta/lino, popeline di seta, cotone Sea Island, lino/lana jacquard, fino a lavorazioni più sperimentali come la pelle con motivo jacquard e la spugna di cotone/carta/lana. Ogni superficie è sembrata viva, pronta a raccontare la storia di chi l’ha indossata. «Abbiamo trovato ispirazione in una semplice sedia, coperta da vestiti lasciati lì dopo una giornata intensa», ha raccontato Sartori. «Quell’immagine ci ha guidato: è stata la vita vera, stratificata e spontanea. Il nostro compito ha rappresentato metà del lavoro: il resto lo ha fatto chi quegli abiti li ha vissuti». Questa visione ha sfilato a Dubai, in un ambiente che non è stato solo sfondo, ma parte integrante del messaggio.