Perché i brand di moda sono sempre più spesso vittime di cyberattacchi? L'industria del lusso fatica di fronte alla guerra dei dati

Dior, adidas, Tiffany, Victoria’s Secret, Cartier e oggi Louis Vuitton: la lista delle maison di moda vittime di cyberattacchi continua ad allungarsi. Se tutti assicurano che le violazioni siano state rapidamente contenute con un impatto limitato, le intrusioni digitali dell'ultimo mese continuano a indebolire l’immagine di lusso e fiducia che questi brand rappresentano. Ma perché i cybercriminali prendono di mira proprio questi simboli del prestigio mondiale? La ragione più ovvia è che i marchi di moda possiedono una moltitudine di dati sui loro clienti, che non si limitano a nomi e informazioni finanziarie. In particolare le maison di lusso, che conservano informazioni sensibili su personaggi di alto profilo. I dati rubati possono essere usati per impersonare aziende legittime e indurre le vittime a fornire ulteriori informazioni riservate. I cybercriminali «spesso pianificano strategie a lungo termine», ha spiegato alla BBC James Hadley, fondatore della società di cybersicurezza Immersive.

Un’altra ragione, meno evidente, risiede nella rapida digitalizzazione dell’industria della moda. Infatti, la crescita esplosiva del digitale all’interno dei marchi ha creato zone di vulnerabilità nella sicurezza. Queste lacune favoriscono i criminali alla ricerca di dati sensibili. La violazione subita da Cartier, una delle ultime vittime, dimostra che anche aziende di fama mondiale con sistemi robusti di cybersicurezza non sono al sicuro. Inoltre, le tecniche utilizzate dagli hacker sono sempre più sofisticate. Secondo Somniac, società britannica specializzata in cybersicurezza, i malware potenziati dall’intelligenza artificiale riescono ad adattarsi e a sfuggire alla rilevazione, rendendo i sistemi di sicurezza tradizionali obsoleti. Sempre secondo Somniac, l’uso dell’IA nei cyberattacchi ha facilitato l’accesso ai sistemi, permettendo anche a pirati inesperti di condurre attacchi complessi. Questa tendenza continuerà nel 2025, con minacce alimentate dall’IA che diventeranno una sfida principale per tutte le aziende, non solo quelle della moda.

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A tutto ciò si aggiunge il fatto che l’industria della moda e del tessile si basa fortemente su catene di approvvigionamento estese, che possono essere sfruttate dai pirati informatici. Le debolezze nella sicurezza dei fornitori terzi possono fungere da punto d’accesso per infiltrare i sistemi dei produttori. Inoltre, il boom del lavoro da remoto ha aumentato la dipendenza dal cloud, ampliando i possibili punti d’ingresso per gli attori malintenzionati. Tutte queste caratteristiche proprie dell’industria della moda la rendono un bersaglio privilegiato per i cybercriminali. L’ascesa dell’intelligenza artificiale non farà che intensificare gli attacchi. I marchi dovranno dimostrarsi sempre più vigili e rafforzare la propria sicurezza, pena la perdita di credibilità presso i clienti.