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La storia della Skull Scarf di McQueen Adesso che è tornata grazie a Sean McGirr

Quando si pensa ai fazzoletti e ai foulard di lusso, vengono in mente le fantasie raffinate e coloratissime di Hermès o di Gucci, notoriamente carichi di elementi legati al mondo dell'equitazione, della caccia e dell'alta moda. Eppure, nella moda contemporanea, a dominare sulla concorrenza oggi è tornata una fantasia macabra, a tratti punk e a tratti emo, che non ha nulla a che vedere con i cavalli, le papere o la natura - se non quella morta. Ieri sera, la it-girl e top model Alex Consani è apparsa sul red carpet dei British Fashion Awards indossando un abito in voile nero completamente ricoperto di teschi rossi, un design firmato Sean McGirr per Alexander McQueen che riporta sotto i riflettori uno dei motivi più amati dei primi anni 2000, inventato proprio dal fondatore della maison. Come vedremo, la storia di questa fantasia e ciò che rappresenta offrono uno spunto interessante sul tempo che stiamo vivendo. 

Alexander McQueen, il genio dietro la Skull Scarf

@various.archives Alexander McQueen on the one thing every creative needs to bring a concept to life. Follow @various.archives for more rare fashion interviews, and join the waitlist for early access to our curated archive of designer pieces. #VariousArchives #FashionArchives #AlexanderMcqueen #FashionAdvice #FashionTips original sound - Various Archives

L'ideatore della Skull Scarf non poteva che essere Alexander McQueen, enfant terrible della moda inglese che si è da subito affermato nella industry per le sue collezioni estreme, che romanticizzavano il macabro e la violenza fino a diventare controversia - anche se, come sappiamo, tutto ciò che voleva fare lo stilista era una critica alla società. La creazione della Skull Scarf è una storia di causa ed effetti: dopo aver accettato la posizione di direttore creativo di Givenchy, nel 1996, ad appena un paio d'anni dalla sua laurea in fashion design alla Central Saint Martin's, lo scetticismo e il disdegno del designer per l'industria del lusso non facevano che inasprirsi. Entrò presto in lite con i vertici LVMH, principale investitore di Givenchy, per poi cedere parte del proprio brand al concorrente Kering (all'ora Gucci Group). A questo punto, McQueen subiva pressioni da ben due gruppi del lusso, che chiedevano al designer il paradossale compito di ritenere la propria artisticità, ma vendere di più. 

Irere, Spring Summer 2003

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La soluzione alle pressioni dei grandi gruppi McQueen la trovò ad anni 2000 inoltrati. Per la SS03, titolata Irere, il designer prese ispirazione nelle avventure dei pirati e nell'immaginario della foresta amazzonica. Mentre l'oyster dress - chiamato così poiché i centinaia di veli di organza circolari da cui era composto evocavano l'immagine di un'ostrica - lasciò il pubblico senza parole per la sua eleganza tecnica, a lasciare il segno sul mercato fu la Skull Scarf, appesa ai fianchi e alle borse di decine di modelle. Il motivo, ovviamente, prendeva spunto dalle bandiere dei pirati, mentre lo styling dello show - e quindi la decisione di riempire così tanti look di queste bandane - era firmato Katy England, spalla destra di McQueen. 

L'it-item dei 2000 dalla passerella allo street style

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Ben presto, la Skull Scarf diventò uno degli accessori più di successo per il brand, conquistando il collo di star del calibro di Nicole Richie, le Gemelle Olsen, Kim Kardashian, Mischa Burton, Christina Aguilera, Kanye West, Lindsay Lohan e Cher, nonché il titolo di it-item del decennio. L'iconicità della sciarpa e il suo legame estetico con gli anni pre-2008, poi, ne ha assicurato il revival, con i trend del trashcore e del recessioncore che le hanno fatto da apriporta. Sean McGirr, attuale direttore artistico di Alexander McQueen, ha intelligentemente intercettato il ritorno della Skull Scarf in tempo, restituendola al brand prima che celebrity contemporanee come Timothée Chalamet e Charli XCX ne promuovessero il look, motivando i loro fan a comprarle su un sito di resale. 

McGirr e il nuovo corso di McQueen tra omaggi e reinvenzioni

Per la FW25 e per la SS25 di Alexander McQueen, la prima ispirata alla figura del dandy inglese, la seconda a quella della Banshee, McGirr ha portato in passerella collezioni fortemente influenzata dalla SS03 di McQueen. Strati e strati di organza e di lustrini a parte, camicie in seta colorata ricoperte di teschi e bracciali con la stessa figura intarsiata in argento hanno riportato il motivo alla mente di un pubblico nostalgico di un tempo in cui la moda era ancora un affare artistico, e le leggi di mercato rimanevano sottocoperta. 

Ieri sera, il look di McGirr per Alex Consani ha fatto sollevare le sopracciglia di molti: da un lato, rendeva omaggio a uno stilista la cui mancanza è tuttora molto sentita, dall'altro perché, effettivamente, si tratta di una fantasia presa da un altro designer. Un dettaglio che, però, a McQueen non sarebbe probabilmente interessato: nel 2004, a un anno dal successo dello show Irere, lo stesso McQueen riprese in mano il motivo per creare un abito a Kate Moss in occasione di Black, uno show-retrospettiva sui più grandi lavori dello stilista. Per l'occasione, Moss e il coreografo Michael Clark ballarono insieme in passerella, una performance che i due hanno ricrearono anni dopo, per un tributo a McQueen del 2015. 

Il potere dei piccoli lussi

@xinyiidng

lowkey kinda hard to decorate

original sound - 平和

Il successo della Skull Scarf dei primi anni 2000 così come il suo revival contemporaneo dimostrano ancora una volta il potere che i piccoli lussi esercitano sul mercato del lusso in crisi e di forti rischi per il settore. Di fronte a continui cali delle vendite e alla crescente richiesta di trasparenza da parte dei consumatori, gli accessori di piccola statura (e conseguentemente di minore impegno economico) rappresentano una delle poche strade da percorrere per i brand, indipendenti e non, per rimanere al passo con i tempi. In più, foulard e fazzoletti sono un oggetto piccolo ma importante: possono raccontare l'evoluzione estetica di un brand tramite le stampe, lasciando che sia poi la community a portarla in giro, annodata al collo o, per prendere spunto dallo styling di Irere, un po' dappertutto.   

Takeaways

- Il revival dei teschi in passerella e sul red carpet segnala un ritorno dell’estetica dark resa celebre da McQueen e riflette lo spirito del momento nella moda contemporanea

- La SS03 Irere introduce la Skull Scarf come soluzione strategica di McQueen alle pressioni dei gruppi del lusso, trasformando un simbolo piratesco in un’icona fashion

- La Skull Scarf diventa rapidamente un it-item globale grazie al supporto delle celebrity, diventando simbolo estetico della moda pre-crisi e favorendo il suo revival negli anni recenti.

- Sean McGirr reinterpreta la Skull Scarf nelle collezioni FW25 e SS25 come omaggio a McQueen, puntando sulla nostalgia. 

- Il look di Consani riaccende il dibattito sulle citazioni interne al brand, ricordando come lo stesso McQueen riutilizzasse le proprie icone e mantenesse vivo il dialogo con il suo archivio. 

- Il successo duraturo della Skull Scarf dimostra l’importanza strategica degli accessori piccoli ma iconici, che permettono ai brand di restare rilevanti e accessibili in un mercato del lusso in difficoltà.