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Che cos’è l’home swapping?

Potrebbe essere una soluzione al turismo di massa

Che cos’è l’home swapping? Potrebbe essere una soluzione al turismo di massa

Nella classica rom-com natalizia del 2006, The Holiday, Kate Winslet e Cameron Diaz stravolgevano le loro vite scambiandosi la residenza per due settimane. Sebbene le due protagoniste non si conoscessero, il catalizzatore del film è un sito di home swapping, che rendeva possibile a Cameron Diaz lasciare la sua villa nei colli di Hollywood per un cottage inglese e viceversa. Quasi vent’anni dopo, l’home swapping si sta integrando nel panorama dell’hospitality come una possibile soluzione contro il turismo di massa. Come suggerisce il termine inglese, il fenomeno dell’home swapping non è altro che uno scambio di casa tra due persone che vivono in luoghi diversi, e non è del tutto una novità. Infatti, una delle prime piattaforme online dedicate, HomeExchange, è nata nel 1992 e ha visto un boom di iscrizioni dopo l’uscita del film hollywoodiano. Ad oggi, il concetto di home swapping è cambiato molto: se prima era un metodo alternativo per viaggiare e sentirsi effettivamente parte della cultura locale, ora il fenomeno si sta facendo strada nell'attuale scenario dell’overtourism.

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Il colosso dell’ospitalità, Airbnb, quest’anno è stato al centro di amare critiche da parte dei governi e del pubblico generale per aver incoraggiato i proprietari di case ad affittare per brevi periodi invece che focalizzarsi sull’attuale crisi della domanda immobiliare. Barcellona, tra tutti i poli turistici mondiali, è stata particolarmente risoluta nella risposta al turismo di massa; infatti, dal 2028 la città catalana ha annunciato un divieto totale agli affitti a breve termine. Se prima Airbnb voleva contrastare i prezzi alti degli alberghi tradizionali e contemporaneamente dare l’opportunità agli ospiti di immergersi nella community dell’host, oggi la piattaforma americana ha perso il suo fascino e i suoi valori chiave. E se i prezzi dei bnb durante l’alta stagione arrivano a costare praticamente più della vacanza in sé, l’home swapping riduce totalmente i costi di alloggio. In un panorama dove i voli low-cost non sono più così economici e viaggiare con un budget sembra ormai impossibile, la soluzione sembrerebbe quella di aprire le porte della propria casa a degli sconosciuti (al contrario di quanto dicano le madri).

In un’intervista al Wall Street Journal, Barbara e Glenn Osterwisch, due veterani dell’home swapping, hanno dichiarato che una delle regole portanti dello scambio di casa è stabilire un rapporto di amicizia con la controparte, facendo sì che al momento in cui si entra in casa altrui non ci si senta colpevoli di violazione di domicilio. Secondo i viaggiatori, gli scambi di casa non sono adatti ai turisti che amano avere tutto esattamente come desiderano. Diversamente dagli affitti a breve termine, gli scambi riguardano spesso le residenze principali delle persone. Ciò significa vivere in un ambiente con personalità e memorabilia, così da immergersi completamente nella vita degli host: soggiornare in casa altrui è il punto nevralgico dell’esperienza, ma non offre le stesse comodità di un hotel con reception e personale pronto a risolvere eventuali problemi. Qui entrano in gioco le piattaforme di home swapping.

Il mercato dello scambio di case ha registrato una crescita significativa negli ultimi anni, spinto dal desiderio dei viaggiatori di vivere esperienze autentiche e più economiche. Justine Palefsky, CEO della piattaforma di scambio casa Kindred, riferisce di un “enorme aumento di interesse” per lo scambio di case, con un numero di pernottamenti sette volte superiore nel 2023 rispetto al 2022. Inoltre, Palefsky prevede una crescita ancora maggiore per il 2024. Piattaforme come HomeExchange contano oltre 150.000 membri in 145 paesi, indicando un interesse globale in aumento per questa forma di ospitalità. Secondo uno studio di Idealista, gli italiani spendono in media 1.000 euro per una settimana di vacanza. Scegliendo l’home swapping, è possibile risparmiare fino al 39% del budget destinato all’alloggio, permettendo così di viaggiare più spesso o per periodi più lunghi. In termini demografici, gli utenti tipici dello scambio di case sono famiglie, professionisti e viaggiatori a lungo termine che cercano un’immersione culturale più profonda. L’Europa rappresenta uno dei mercati più forti, con paesi come Francia, Spagna e Italia che contribuiscono significativamente al numero totale di scambi. La crescita del settore è supportata anche dall’emergenza di nuove piattaforme e dall’incremento sulla fiducia dei consumatori in sistemi basati sulla condivisione. 

Nonostante i numerosi vantaggi, l’home swapping non è esente da limitazioni. A differenza della prenotazione di un Airbnb o di un hotel, che offre immediatezza e disponibilità quasi istantanea, lo scambio di case richiede tempi di attesa più lunghi. Sarah Wood, scrittrice e ormai connoisseur dell’home swapping, ha indicato che trovare una corrisporresenza adatta è la parte più tediosa dello scambio, soprattutto sotto il punto di vista di scheduling poiché dipende dalla reciproca disponibilità e dall’interesse delle controparti. Inoltre, se si vive in una zona non turistica, potrebbe essere più difficile attirare viaggiatori desiderosi di soggiornare nella propria casa, rendendo questa opzione meno inclusiva per chi non risiede in destinazioni popolari. Pertanto, mentre l’home swapping rappresenta un’alternativa affascinante e sostenibile, non garantisce la stessa accessibilità e flessibilità offerta dalle soluzioni di alloggio tradizionali