A Guide to All Creative Directors

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La traversata senza tempo della marinière

Dalle profondità dell'oceano alle passerelle della Fashion Week, ecco la storia dell'intramontabile maglieria a righe

La traversata senza tempo della marinière Dalle profondità dell'oceano alle passerelle della Fashion Week, ecco la storia dell'intramontabile maglieria a righe

Uniforme ufficiale di Dov'è Wally, emblema della marina francese, orgoglio bretone e grande classico della moda, la marinière racchiude nelle sue righe blu marine una storia che risale a molto prima di quanto si possa immaginare, ben prima dell'arrivo di Jean Paul Gaultier o anche dei modelli di Le Minor. Anche se oggi è un capo imprescindibile, un must-have che eleva qualsiasi outfit minimalista in un look chic e completo, la marinière non ha sempre avuto la reputazione e gli elogi che oggi le vengono attribuiti. Prima di essere riservata agli ufficiali e agli alti gradi della marina francese per poi diventare l’uniforme dei marinai di ogni grado e di tutti i paesi, la marinière era inizialmente destinata ai prigionieri e alle prostitute. Ma le cose cambiano nel XIX secolo. Più precisamente il 27 marzo 1858, giorno in cui la marinière diventa l’uniforme ufficiale dei marinai di Francia secondo un decreto che precisa che « Il corpo della camicia dovrà contare 21 righe bianche, ciascuna due volte più larga delle 20 o 21 righe blu indaco. » 21. Non una di più e non una di meno. 21 righe che rappresentano ciascuna le 21 vittorie di Napoleone Bonaparte. 21 righe che salveranno la vita di numerosi marinai, riconoscibili nel blu delle onde in caso di caduta in mare, e che diventeranno ben presto iconiche anche al di fuori delle flotte e dei circoli ristretti delle squadre navali, arrivando fino alle vetrine dei grandi magazzini e alle passerelle delle sfilate più belle. 

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Dal 1913, infatti, la marinière abbandona il suo status di workwear per diventare un vero e proprio capo iconico della moda, grazie a una figura emblematica della rivoluzione dell’abbigliamento femminile: Gabrielle Chanel. Quando scoppia la prima guerra mondiale, Coco Chanel si rifugia a Deauville, in riva al mare, dove la sua percezione e la sua concezione della moda si affinano, ispirate non solo dal mondo equestre che la circonda, ma anche dall'aria salmastra e dall’uniforme dei suoi marinai. Così, la marinière entra a far parte delle sue creazioni nelle vetrine della sua boutique, frequentate dall’alta borghesia francese e internazionale, rifugiatasi anch’essa a Deauville, lontano dalla guerra e dai suoi pericoli. Ma la marinière non se ne andrà con Coco Chanel, scomparsa nel 1971. Democratizzata dalla maglieria bretone Le Minor, fornitore ufficiale dei marinai, la marinière sarà anche amata e reinterpretata dal successore di Gabrielle Chanel, Karl Lagerfeld, che durante i suoi 36 anni alla guida della Maison non smetterà mai di reinventarla, in particolare nelle sue famose collezioni crociera come La Pausa del 2019.

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Ma rallentiamo un attimo. Qualche anno dopo Coco Chanel e i primi passi della marinière sulla scena della moda, il tricot conoscerà un nuovo slancio di popolarità grazie a un altro canale: il cinema. Nel 1938, Jean Seberg, il suo taglio corto, ma soprattutto la sua marinière diventeranno le muse di molte donne grazie al film Fino all’ultimo respiro, seguite da Brigitte Bardot e il suo tricot a righe altrettanto sexy nel 1963 in Il disprezzo. All’inizio degli anni ’80, arriva poi Querelle de Brest, un film un po’ meno conosciuto e un po’ più trasgressivo certo, ma che susciterà comunque un’ondata d’ispirazione senza pari in un creatore molto speciale: Jean Paul Gaultier. Il colpo di fulmine tra l’Enfant terrible e i muscoli scolpiti di Brad Davis e la sua estetica marina è immediato. Se la marinière faceva già parte del linguaggio visivo e vestimentario dello stilista, che salutatava già il pubblico della sua prima sfilata maschile nel 1978 indossando una marinière, il tricot a righe entra ufficialmente nel DNA del suo marchio omonimo nel 1983 con la collezione Toy Boy che celebra la t-shirt dei marinai. Molte saranno le collezioni di Gaultier che includeranno marinière, o addirittura ruoteranno attorno al suo concetto, come la sua SS97, che non si limita alla marinière ma riprende molti codici vestimentari della marina, la sua SS03, la collezione Couture 2015 e ovviamente la collezione SS20, l’ultima del designer.  

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Ma anche con il suo founder in pensione, la marinière continua a impregnare il DNA di Jean Paul Gaultier attraverso i suoi guest designers, in particolare Olivier Rousteing, Glenn Martens e più recentemente Duran Lantink che anche nelle collezioni del suo brand personale si diverte a reinterpretare il motivo a righe in tutte le sue forme e colori. Sarà forse questa ripresa dei codici della Maison Gaultier ad avergli valso la nomina alla direzione artistica del marchio? Chi lo sa. Quello che sappiamo è che la nuova ondata di stilisti, come il duo McCollough e Hernandez di Proenza Schouler (di cui si attendono con impazienza i debutti da Loewe) o Daniel Roseberry da Schiaparelli, non esita a perpetuare l’eredità della marinière lasciata dalla storia, che sia classica, blu, rossa, nera, sotto forma di abito, giacca strutturata o anche velo. Gli anni passano, le tendenze si susseguono e si rincorrono, alcune si spengono per sempre, ma la marinière resta.