
Dalla Terra alla Luna, la nuova orbita di Chanel per lo show SS26 La prima collezione di Matthieu Blazy per la Maison ci porta in un viaggio interstellare indimenticabile
Ieri sera, dopo mesi di attesa, supposizioni, sussurri e incertezze, i pianeti si sono finalmente allineati nel cielo stellato del Grand Palais. In un’ambientazione lunare, degna di quelle immaginate a suo tempo da Karl Lagerfeld, Matthieu Blazy ha svelato la sua prima collezione per la Maison Chanel. O meglio, per l’universo di Chanel. Un universo che si vive, si racconta e si svolge oggi in tre tempi, come testimonia la collezione SS26: il passato, quello di Gabrielle Chanel, il presente e il futuro, sperando con Matthieu Blazy ancora per un po’. Tre tempi che, sebbene narrati dalla Maison in modo chiaro e cronologico, si sono alternati senza sosta ieri sera, facendoci saltare da un’epoca all’altra senza capogiri, passando dalle origini della Maison e dai suoi codici secondo Coco Chanel fino a oggi, con silhouette rivisitate, reinventate, ricostruite.
Il racconto di questo viaggio è iniziato, logicamente, dalla terra e dalle origini, con un primo look composto da una camicia, ma soprattutto da un pantalone. Un completo semplice, efficace e pratico, esattamente ciò che cercava Coco Chanel nei primi anni 1900 (un’epoca dominata da abiti e corsetti per le donne, cui il pantalone era vietato), quando attinse dal guardaroba del suo compagno dell’epoca, Boy Capel, giocatore di polo britannico, per trovare capi più comodi e adatti alla vita attiva. All’epoca, la Maison si rivolgeva a Charvet per realizzare camicie dalle linee rigorose che sfidavano le leggi della geometria. Proprio con Charvet il brand ha collaborato per realizzare questi capi, non più riservati agli uomini ma davvero androgini, rispettando sempre le proporzioni e le norme tradizionali delle camicie maschili del tempo. Talvolta corte e dritte, talvolta lunghe e con tasche, le camicie della SS26 si susseguono ma non si somigliano, accompagnate da giacche dal taglio maschile, gonne a vita bassa con spacco laterale e, ovviamente, dall’immancabile e indispensabile tweed, reinterpretato in varie forme e colori.
I classici della Maison vengono decostruiti per essere ricostruiti meglio, in silhouette difficili da collocare nel tempo e nello spazio ma adatte a tutti. Nonostante la forte presenza di colori vivaci, con una palette composta principalmente da rosso, beige e toni caldi, anche il nero e il bianco trovano il loro posto. Li ritroviamo in silhouette che rendono omaggio ai flaconi minimalisti dei profumi Chanel, ispirati all’infanzia priva di colore di Gabrielle nell’orfanotrofio dell’abbazia cistercense di Aubazine. L’Art Déco è anch’esso celebrato nella collezione, in eco non solo alla sua importanza nell’immaginario creativo della Maison, ma anche al suo centenario, festeggiato quest’anno a Parigi. D’altra parte, molte silhouette, in particolare i lavori a maglia, sono colorate in tonalità di beige che richiamano la natura e in particolare la paglia, già presente nella collezione FW25 della Maison. Un’ispirazione, racconta Blazy, nata dai covoni di grano, uno dei portafortuna preferiti di Gabrielle.
Dopo i primi look caratterizzati da una forte energia maschile, seguiti da una moltitudine di abiti da sera, talvolta austeri, talvolta più rilassati, le ultime silhouette rifiutano le etichette e offrono un mix di suggestioni. La tendenza androgina ritorna e trova il suo equilibrio in un approccio affascinante e rivisitato dell’abbigliamento da sera, espresso attraverso capi che spaziano dalla seta al tweed. Le tradizionali gonne lunghe diventano interessanti grazie ai tessuti opachi, le silhouette coperte acquistano fascino grazie alle texture intriganti, mentre anche gli abiti più rigorosi risultano piacevoli grazie a una sovrapposizione di materiali e stili, con uno styling che potrebbe non funzionare e che invece convince. Anche gli accessori hanno ricevuto un restyling: l’iconica borsa trapuntata 2.55 è passata all’asciugatrice, privata della sua classica catena e tinta non di nero ma di bordeaux, il colore tradizionale della sua fodera. Le celebri ballerine bicolore della Maison, invece, sono state rivisitate secondo i codici e i colori del mondo della cioccolateria, ispirate a un pralinato al cioccolato. La gioielleria, invece, è più astratta, giocando con le leggi della tangibilità grazie a perle barocche, pianeti di vetro e catene smaltate.
Dagli orecchini alla punta delle ballerine, passando per ogni filo di tweed, la collezione è una lettera d’amore aperta alla Maison, al suo patrimonio, al suo passato ma anche al suo futuro. Con silhouette talvolta direttamente ispirate al guardaroba di Gabrielle Chanel e dei suoi amanti, ma anche con reinterpretazioni innovative dei suoi grandi classici, la SS26 ha posto le basi di una nuova Chanel: una Chanel divertente, colorata, universale, destinata a restare. Una sfida che pochi pensavano Chanel potesse ancora accettare, dopo l’era di Virginie Viard e del team creativo che le è succeduto. Due periodi durante i quali la Maison di Rue Cambon si è basata sui propri codici, ideali e regole del passato. Se Blazy ha deciso di riprenderli e rendergli omaggio, lo ha fatto prendendone le distanze, non per abolirli, ma per osservarli da un nuovo angolo e applicarli meglio. Ieri sera, l’universo Chanel ha vissuto un sisma spaziale che, invece di minacciare il sistema planetario, lo ha rimesso al suo posto.

























































































































