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L'hacking americano di Balenciaga

Demna sbarca a New York tra la collabo con adidas e le maschere in latex

L'hacking americano di Balenciaga Demna sbarca a New York tra la collabo con adidas e le maschere in latex

Solamente due settimane fa CNN Business titolava «A recession may be around the corner. Don’t panic» aprendo idealmente le porte a quello che è stato, almeno all’apparenza, il tema centrale dello show Spring 23 di Balenciaga. La Borsa di New York si è svuotata per l’occasione, aprendo le porte al solito parterre de rois composto da Anna Wintour, Kanye West, Pharrell e Frank Ocean, ma soprattutto per accogliere quello che nelle intenzioni di Demna è stato uno show diviso in tre parti, scandite in modo netto dalla musica ma accomunate dal look dei modelli e delle modelle, i cui volti erano completamente coperti da una serie di maschere di latex che ne facevano scomparire qualsiasi lineamento - anche se Eliza Douglas in apertura era facilmente riconoscibile. «Volevo rappresentare l’idea della moda capace di cancellare l’identità delle persone. Tutti saltano su un trend e finiscono per somigliarsi» ha dichiarato il designer georgiano nel presentare quello che a tutti gli effetti protremmo definire l’atto conclusivo del suo lungo flirt con la cultura americana, passata dai Simpson fino alla celebrity culture di Kim Kardashian e arrivata al suo capitolo finale con lo sbarco di Demna proprio negli Stati Uniti.

Nel farlo il brand non ha perso la sua identità, ma anzi sembra averla voluta elevare attraverso due operazioni distinte e lontane: se da un lato infatti la linea Garde-Robe vuole essere un tributo alla Couture portata in scena lo scorso anno e qui riproposta attraverso una ricerca di materiali e tagli, dall’altra la collaborazione con adidas rappresenta l’animo più commerciale del brand, quello che - è inutile nasconderlo - ne ha fatto le fortune negli ultimi anni, trasformandolo nel totem che tutti conosciamo. Meno attenzione sugli accessori quindi, quasi assenti dallo show, e molto più sugli abiti in un minimalismo in cui i completi che sembrano voler ricordare quelli di una New York passata assumono le proporzioni esagerate care all’estetica Gvasaliana, contaminando anche il footwear con gli Steroid Boots e Derby visti ai piedi dei modelli e di qualche celebrity.

Se qualcuno però si aspettava una critica al capitalismo fatta di hoodie ironiche e slogan ammiccanti sarà sicuramente rimasto deluso. «I soldi sono il più grande fetish al mondo» ha detto Demna parlando dello show in cui Balenciaga ha letteralmente hackerato la borsa di New York a suon di glitch e musica techno - fatta eccezione per la cover di New York New York cantata da Carey Mulligan - raccontandoci ancora della forza comunicativa di un brand in grado di trasportare la propria estetica in qualsiasi contesto, che sia fisico o tematico, portando avanti una narrazione coerente nella sua estetica e nelle sue idee. Qualcuno urlerà alla noia davanti a uno show in cui dei modelli senza volto indossano degli abiti neri e poco appariscenti, ma se dopo tutto questo tempo ancora fate fatica a cogliere i dettagli nascosti e non sbandierati allora forse è il caso di guardare altrove.