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Shein ha contraffatto una t-shirt di Stussy

E Stussy gli ha fatto causa

Shein ha contraffatto una t-shirt di Stussy E Stussy gli ha fatto causa

Che Shein copi e ricopi ciecamente i design altrui per poi rivenderli a prezzi stracciati è ormai cosa nota e sono già moltissimi i designer indipendenti che hanno accusato il misterioso colosso cinese di rubare i propri trademark. Ma questa volta Shein si è fatto un nemico potente. Qualche giorno fa il brand di ultra fast fashion ha infatti messo in vendita una t-shirt nera decorata con la scritta Stussy e il numero otto in una grafica che ricalca quella del celebre Hockey Jersey del vero (e unico) Stussy. Ovviamente Stussy non ha fatto attendere la sua risposta e ha fatto causa a Shein per contraffazione e violazione dei trademark – causa che non sarà affatto complicato vincere considerato come la t-shirt in questione imiti il nome stesso del brand, contraffacendolo al di là di ogni pensabile dubbio. A queste accuse si aggiungono poi anche il peccato capitale di diluizione del marchio e quello della competizione sleale. Secondo Stussy, infatti, Shein avrebbe contraffatto i suoi prodotti «allo scopo di creare confusione e fuorviare i consumatori». 

Stussy ha proseguito nella sua argomentazione descrivendo il proprio modello di business: quello di «un brand esclusivo con distribuzione limitata» che crea una domanda del pubblico più grande dell’offerta del brand – generando così uno spazio vuoto nel mercato che, secondo il brand, Shein vuole riempire con i suoi falsi. Stussy vuole dunque togliere a Shein i profitti dalla vendita della t-shirt incriminata ma anche impedirgli di giocare lo stesso tiro in futuro. Ovviamente i portavoce di Shein non si sono fatti ancora sentire. Il caso va ad arricchire il filone della contraffazione, legale o meno che sia, nel mondo dello streetwear: quello di Supreme è il caso più celebre e complicato, con due aziende europee che grazie a un escamotage legale sono riuscite a costruire un piccolo impero commerciale basato interamente su una falsificazione del tutto dichiarata e palese. In quel caso, però, anche se dopo molti anni, Supreme ha vinto. 

Questo episodio, poi, fra i tantissimi che coinvolgono Shein (e che non hanno risparmiato neppure i Tabi Boots di Maison Margiela) mostra la cieca voracità con cui il brand cinese assorbe e imita letteralmente tutto il resto. Si potrebbe infatti arrivare a comprendere la speranza di contraffare i lavori di un designer indipendente poco noto al pubblico generale, ma è assurdo credere di poter creare una t-shirt con logo di un brand celebre, diffuso da decenni in tutto il mondo, senza incorrere in conseguenze. Prima ancora di pensare sui lati più seri dell’assai problematico titano cinese (forse il brand più problematico del mondo?), viene da chiedersi chi sia stato il singolo individuo che ha pensato di scrivere la parola Stussy su una t-shirt e venderla in un enorme marketplace online in tutto il mondo. Chiunque esso sia andrebbe promosso immediatamente o licenziato in tronco: promosso se la sua scelta è stata fatta per audacia, licenziato se invece si è trattato di semplice ottusità. Tra l’altro sul sito di Shein l’indirizzo della pagina è rimasto se lo si cerca da Google ma la pagina del prodotto è misteriosamente assente.