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Il razzismo nascosto nel mondo dell'influencer marketing

Un problema di cui nessuno parla e che la pagina @influencerpaygap ha iniziato a denunciare

Il razzismo nascosto nel mondo dell'influencer marketing  Un problema di cui nessuno parla e che la pagina @influencerpaygap ha iniziato a denunciare

Negli ultimi mesi, il tema dell’inclusivity nella moda è diventato di scottante attualità, costringendo tutte le realtà che ruotano intorno alla fashion industry a ripensare i propri atteggiamenti e le proprie pratiche. Se sul piano del casting dei modelli, degli show e del product design si sono fatti notevoli passi avanti, il mondo dell’influencer marketing sembra essere più arretrato. Specialmente sul piano retributivo, gli influencer neri tendono a essere pagati molto meno dei bianchi e a godere di minori opportunità. Il più recente esempio di questo fenomeno  è stata l’ultima sfilata milanese di Etro, i cui invitati erano praticamente tutti bianchi. Secondo Diet Prada, c’erano circa 80 invitati, 24 dei quali erano influencer, invitati da tutti gli angoli d’Europa. Ventitrè di loro erano bianchi, solo uno era asiatico ma nemmeno uno era nero.

Il problema è che gli influencer di colore esistono tanto dentro che fuori dall’Italia ma sono spesso del tutto ignorati da grandi brand come Etro. Questo episodio dà quasi l’impressione che l’industria della moda preferisca gestire la questione della diversity un settore alla volta invece che introdurre un autentico cambiamento che coinvolga l’intero sistema.

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@etro influencer diversity check . Fashion is getting back to normal after the grinding halt of COVID. Etro's Milan show is the first fashion show with a full audience. Around 80 attended, 24 of whom were influencers featured in portraits on Etro’s instagram story. Of those 24, there was only one influencer of color (@bryanboycom ). Several had come to Milan from other parts of Europe, so what’s the excuse for not having a single Black influencer? ⠀⠀⠀⠀⠀⠀⠀⠀⠀ Etro's team seems to have a different energy when it comes to model casting. Speaking to Vogue Runway, Veronica Etro emphasized the racial diversity of their catwalk “as if many different provenances were checking into the hotel, with their unique stories to tell and their wealth of memories and experience to share." ⠀⠀⠀⠀⠀⠀⠀⠀⠀ The Italian brand has a history of white washing. Founded in 1968 as a textile house, they’ve made the paisley motif their signature. ELLE called the motif “synonymous” with the label. Paisley has a long design history, with shared roots in many parts of the world, though none of them are Italy. In the fashion world, it’s now more associated with an over-generalized “boho” aesthetic than with its origins in Persia and India. It’s one thing to appreciate the beautiful textiles of cultures the world over, its another to use them indiscriminately to the point of erasure. ⠀⠀⠀⠀⠀⠀⠀⠀⠀ Many looks used deadstock textiles from the houses’ archives, with everything made in Italy. Besides paisley (Persian), we also spotted Madras plaids (Indian), ikat and batik textiles (Indonesian), Navajo motifs (Native American), Kilim motifs (Turkish) and a “Native American” inspired fringed suede jacket, styled with preppy double-breasted blazers, Oxford shirts, and loafers in what Vogue called “an inventive jumble.” ⠀⠀⠀⠀⠀⠀⠀⠀⠀ If brands want to authentically communicate their values of diversity and inclusion, it needs to show at all levels, not just in model casting, which is basically standard now. Boardrooms, influencers, guests, and properly acknowledged cultural references are part of a picture that could reflect the diversity of inspirations incorporated into the brand's "aesthetic”. • #etro #etross21

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La questione del divario fra la paga degli influencer bianchi e di quelli di colore è spesso considerata un argomento proibito negli ambienti interni alla moda – così come, più in generale, lo è la questione del denaro e degli stipendi. Per aprire una zona franca di discussione sulla questione e fornire agli influencer più giovani informazioni sulla average fee per post e storie pubblicate su Instagram, la talent agent Adesua Ajayi ha creato @influencerpaygap – una pagina Instagram impegnata a denunciare le disuguaglianze economiche e razziali nascoste all’interno del sistema, raccogliendo le testimonianze dei diretti interessati. Grazie a questo progetto, Ajayi è stata in grado di rivelare molti lati oscuri di questo mondo, dal marketing ingannevole fino alle negoziazioni messe in atto dai brand per il pagamento degli influencer di colore. In uno dei post, una giovane influencer nera ha spiegato di essere stata pagata 110€ per una giornata di shooting e di avere scoperto in seguito che la sua collega bianca aveva ricevuto 1100€ per lo stesso shooting – il decuplo della cifra per l'identico lavoro.

All’interno della pagina, gli influencer discutono delle loro paghe medie e dei loro tassi di engagement per aiutare gli altri a chiarire quali dovrebbero essere gli standard dell’industria. In un altro caso che è stato denunciato, una influencer nera con 160K follower ha rivelato che la sua fee media per post era di 5704€, mentre un’altra influencer bianca con 115K ha rivelato che la sua fee per post è di 8776€ più 1755€ di prodotti. Per di più un recente report di Forbes ha dimostrato che, in generale, le donne nere sono pagate il 21% in meno delle bianche e il 39% in meno degli uomini. In un'industria relativamente giovane come quella degli influencer non esistono infatti sindacati e molti influencer sono rappresentati da un’agenzia. Questo rende difficile stabilire quale sia la tariffa standard e rende facile per brand e agenzie sfruttare i professionisti più giovani o appartenenti a gruppi di minoranza.

La stessa Adesuwa Ajayi, intervistata da Bustle, ha parlato più in profondità della questione:

«So che non molti hanno il lusso di avere un gruppo di amici che fanno gli influencer e che possono parlare apertamente e con trasparenza delle proprie fee, o anche solo informarsi a riguardo. Che probabilità c’è di conoscere qualcuno con cinquemila o un milione di follower e che viene pagato per postare? Ed è per questo che ho messo in piedi la pagina – per aiutare le persone. Mi piace che influencer di tutto il mondo possano discutere fra loro. Mi piace l’atmosfera che si respira e voglio proseguire. Credo che avere una comunità sia qualcosa di incredibile».

Tra le altre cose, nella fashion industry, il denaro è un vero e proprio argomento-tabù. Ma piattaforme come quella di Ajayi possono offrire una guida economica ufficiosa per gli influencer più giovani che non conoscono i lati più discriminatori dell’industria – e agli influencer di colore a cui vengono fatte offerte che non corrispondono al proprio valore.