A Guide to All Creative Directors

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Adesso esistono gli psicologi per influencer

L'industria della FOMO ha bisogno di una mano per stare bene, che sorpresa

Adesso esistono gli psicologi per influencer  L'industria della FOMO ha bisogno di una mano per stare bene, che sorpresa

Il lavoro dell’influencer è stato criticato, allargato, strumentalizzato e infine regolamentato. Se all’inizio il mestiere non era chiarissimo ai più, adesso sia i brand di moda con cui collaborano, sia le autorità amministrative internazionali, sanno con chi hanno a che fare. Conoscono la differenza tra macro e micro influencer, sanno quanto possono venire pagati e per questo hanno imparato a chiedere di più - o di meno. Mentre venivano delineate nuove leggi per la tutela e la tassazione dei content creator, però, la loro rilevanza è venuta meno: polemiche e controversie hanno avvolto alcune figure di spicco, da Chiara Ferragni a Matilda Djerf, mentre per far fronte alla crisi del lusso le maison hanno dovuto ritirare gli investimenti pierre sui nuovi volti e concentrarsi su celebrity e star del cinema affermate. In questo stato di incertezza, poi, l’atteggiamento generale dei consumatori nei confronti dei creator digitali è cambiato, complice paradossalmente la popolarità del mestiere: nel 2023, un report di Morning Consult affermava che la fiducia dei follower nei content creator stava crescendo e che il 57% della Gen Z americana voleva diventare un influencer, ma nel 2024, secondo quanto riportato da Influencer Intelligence, la gente ha cominciato a mettere in discussione il mestiere, specialmente gli influencer che non sono specializzati in alcuna competenza. In questo quadro complesso diventa semplice per un influencer o un content creator ritrovarsi spaesato, confuso dalle incertezze e dalle nuove regole a cui bisogna attenersi, dalle attenzioni altalenanti che gli rivolgono brand e consumatori e dai cambiamenti del settore. Per questo motivo, specialmente oltreoceano, si stanno diffondendo gli psicologi degli influencer, esperti di burnout che possono supportare i content creator. 

@your_pocket_therapist 7 hidden signs of burnout #therapy #burnout #psychology #exhausted #mentalhealth Pieces (Solo Piano Version) - Danilo Stankovic

Il burnout è uno stato di esaurimento fisico, emotivo e mentale causato da uno stress prolungato, spesso associato al lavoro. Date le alte aspettative a cui devono attenersi, la loro costante esposizione all’occhio pubblico e il grave livello di competitività, il lavoro dell’influencer è da considerarsi uno dei mestieri con la più alta probabilità di burnout. Oltretutto, a tutti questi fattori bisogna aggiungere un uso quotidiano e prolungato del telefono e dei social media, che, come sappiamo, può avere effetti deleteri sulla salute mentale. Stanno nascendo così professionisti e piattaforme specializzati nel supporto degli influencer, per alleviare il loro stress e per aiutarli a costruire un rapporto più sano con il loro lavoro. CreatorCare è uno di questi, un sito americano che fornisce servizi di consulenza online per content creator con sedute che vanno dai 60 ai 180 dollari l'una. Il burnout tipico degli influencer può risultare in disturbi che vanno dall’ansia alla depressione, ma anche dai problemi con il cibo a quelli con la propria identità. In un articolo su Wired, la psicologa e co-founder di Revive Health Therapy (di CreatorCare) Amy Kelly solleva una questione importante riguardo le relazioni parasociali che stabiliscono gli influencer con i propri follower e colleghi - trattandosi di amicizie nate e cresciute online, tra like e commenti, possono avere un impatto negativo sulla visione complessiva che si ha della vita e delle altre persone. 

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Il 2025 rappresenta un anno decisivo per l’industria dei creator digitali. Se da un lato il mestiere viene finalmente riconosciuto a livello amministrativo, negli Stati Uniti così come in Italia e in altri Paesi europei, dall’altro sembra stare perdendo rilevanza. L’abbiamo notato solo noi, o al Met Gala l’ultima persona di cui si è parlato è stata Kim Kardashian? Non tutto il male viene per nuocere: a volte, il successo viene meno nel momento in cui occorre fare un passo indietro e osservare le cose da un nuovo punto di vista. Dopo anni di corsa sfrenata al milione di follower e alla spunta blu, adesso gli influencer possono finalmente frenare e riposarsi un po’. È l’occasione giusta per rivalutare il proprio mestiere, per chiedersi se vale veramente la pena stare al telefono tutto il giorno e, soprattutto, chiedersi se si può lasciare che un post commissionato faccia così male alla salute mentale. Per citare una delle frasi preferite dai social, «go touch some grass».