Ma perché a Capodanno si indossano mutande rosse? Una tradizione che viene dall’Antica Roma

Ogni paese ha le sue tradizioni di Capodanno che dall’esterno possono apparire più o meno strane. In Italia la più famosa è forse quella del mangiare lenticchie per portare ricchezza nell’anno che viene ma, ora che siamo nell’epoca dei festoni al ristorante, dei menu gourmet o semplicemente delle epiche sbronze, un piatto di legumi a mezzanotte dopo una serie indefinita di gin tonic, vino e spumante ha perso la sua popolarità. Una tradizione che invece ha guadagnato in popolarità è quella di indossare mutande rosse per la notte di Capodanno, ma da dove viene?

Se alcuni pensano a un’origine cinese della tradizione, secondo diverse fonti tutto nasce nell’Antica Roma, durante la festa dei Saturnalia, che precedevano di circa una o due settimane il nuovo anno. I Saturnalia erano in origine era una festa religiosa legata alla fine della stagione della semina. Ora, Saturno è un dio complesso la cui origine è in realtà indo-europea e legata al dio vedico Varuna, che rappresenta il tempo come forza ciclica distruttiva e rigeneratrice, il cui andare e venire porta dalla "morte" invernale (simboleggiata dal buio che si allunga), alla ricostruzione di un tempo regolato e fertile con il ritorno della luce e del ciclo agricolo. Ma cosa c’entra il rosso?

Antichi dei e abiti rossi

@historical_han_ Io Saturnalia everybody today marks the start of the ancient Roman festival in honour of Saturn (or as I like to think of it: Roman Christmas!) Happy holidays#history #historyfacts #saturnalia #romanempire #roman Watchin - Nicholas Creus

Molte delle tradizioni legate a Saturno risalgono ai culti greci di Crono: entrambi hanno come simbolo la falce, sono legati alla ciclicità del tempo naturale e avevano festività invernali. Il titano greco Crono, padre degli dei dell’Olimpo, che li divora uno dopo l’altro salvo poi esserne ucciso simboleggiava già per gli antichi romani (Cicerone lo spiega del De Natura Deorum) «il fatto che il tempo divori il corso delle stagioni e si abbuffi “insaziabilmente” degli anni passati». 

Crono era stato sconfitto da suo figlio Zeus quando era stato indotto da sua moglie Rea a divorare, credendolo proprio il figlio, una roccia nascosta da un panno. Una volta sconfitto il padre e diventato re degli dei, Zeus aveva posto quella roccia a Delfi facendone il centro del mondo. In Grecia la roccia (che esiste ancora) si chiama Omphalos, ovvero ombelico, e l’espressione ombelico del mondo viene proprio da lì. Ad ogni modo la roccia era portata in giro in processioni ed era al centro di rituali ma, come racconta molto più tardi lo scrittore cristiano Tertulliano, la roccia era avvolta in un drappo di lana rossa. Questo dettaglio del culto era passato anche a Roma, dove la statua di Saturno veniva unta e i suoi piedi avvolti di lana che veniva rimossa solo durante i Saturnalia.

Durante questa festa le regole sociali venivano sospese, incluse quelle di sobrietà e austerità che regnavano nella società romana. Si metteva da parte la toga e si indossava una tunica unisex (anche su questo punto si annullavano le distinzioni sociali tra generi) di nome synthesis o cenatoria dai colori molto vivaci e, specialmente, rossi e si indossava un cappello di feltro a punta di nome pileus una cui versione moderna esiste ancora nei costumi tradizionali di certe aree balcaniche e che, secoli dopo, sarebbe diventato anche il cappello di Babbo Natale.

Dall’antichità a oggi

Qui viene la parte misteriosa. Stabilito il fatto che esiste un legame antichissimo tra le festività invernali e l’uso di abiti e panni rossi dalla rilevanza “stagionale” resta da capire come la tradizione abbia attraversato due millenni e sia diventata, con variazioni regionali e modifiche varie, così tipica dei paesi di lingua neolatina come l’Italia, la Spagna e i paesi dell’America Latina. Nei due millenni successivi, il simbolismo del rosso è sopravvissuto grazie alla sua funzione di porta-fortuna nel folklore europeo, specialmente italiano e mediterraneo, evolvendosi in usanze popolari che alla fine si sono legate al periodo invernale di rinnovamento.

Nel Medioevo, il rosso era un colore archetipico con valenze ambivalenti: simbolo di potere, fuoco, sangue di Cristo e vitalità, e dunque protettivo contro spiriti maligni, streghe, malattie e malasorte; ma era anche il colore del peccato e della passione. Si usavano amuleti rossi come fili, collane di corallo (per bambini, per allontanare malattie e malocchio) o drappi nascosti spesso in zona inguinale, per preservare fertilità e scacciare incantesimi. Queste pratiche erano in rottura con il contesto cristiano-medievale, dove il rosso “respingeva” il diavolo proprio perché lo rappresentava.

Questa funzione "nascosta" e personale favorì la concentrazione sull'intimo o su tessuti a contatto con il corpo, rendendo il rito discreto in un'epoca carica di superstizioni e dalla rigida morale religiosa. Il passaggio al Capodanno avvenne probabilmente in epoca moderna (tra Rinascimento e XIX-XX secolo), quando il si legò al momento di transizione annuale, amplificato da influenze estetiche, culturali commerciali e dal folklore neolatino.

Non c'è una "catena" ininterrotta attestata in fonti storiche primarie, ma una persistenza culturale: il rosso, come colore di vita e  forza, rimase un potente simbolo nel patrimonio popolare, adattandosi a nuovi contesti festivi invernali influenzati anche dal Natale e dal solstizio. Oggi è un rito giocoso, ma le sue radici affondano in quel millenario bisogno umano di protezione e rinnovamento.