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I Ray-Ban Stories di Facebook usano la moda per rendere accettabile la tecnologia?

In breve: non sono gli occhiali VR/AR che stavamo aspettando

I Ray-Ban Stories di Facebook usano la moda per rendere accettabile la tecnologia? In breve: non sono gli occhiali VR/AR che stavamo aspettando
Vuzix smart glasses
Ray-Ban stories
Google Glass
Spectacles glasses

Se si chiede ai profeti del tech dove si troverà la prossima grande piattaforma di elaborazione dati,  ti diranno che atterrerà sul nostro viso. Come ha affermato Mark Zuckerberg con il lancio dei primi occhiali AR prodotti da Luxottica e Facebook con marchio Ray-Ban: “È iniziato il viaggio degli occhiali intelligenti, che andranno a definire il nostro futuro.”  I Ray-Ban Stories presentati ieri in pompa magna non hanno funzioni di VR o AR, consentono di fare foto e video (e poi condividerle) tramite il proprio sguardo, non esattamente la cosa più rassicurante a livello di privacy come ha sottolineato Buzzfeed News.

La corsa per realizzare occhiali per realtà aumentata di successo è iniziata da un po’ di tempo grazie ad aziende come Snapchat con gli Spectacles, Google Glass, Vuzix. Tutti illustri fallimenti, tra cui i Google Glass fu il più spettacolare. Quello che però distingue i Ray-Ban Stories dagli altri prodotti - oltre alla limitate funzionalità - è l'estetica: il design la forma esatta del modello Wayfarer , uno dei più venduti della galassia di Luxottica. Eppure appena qualche mese Zuckerberg in una lunga intervista ha detto di voler trasformare Facebook in un'azienda del metaverso trainando l'innovazione sia negli hardware e nelle app. L'operazione dei Ray-Ban Stories può sembrare controintuiva, viste le limitatissime funzionalità tecnologiche rispetto anche ai suoi antecedenti, ma l'obiettivo di Facebook sembra avere un'orizzonte più lungo: abituare - con la sua forma familiare e le funzionalità basilari - il consumatore ad un prodotto così invasivo come gli occhiali tech. Il fallimento dei modelli precedenti infatti è imputabile al fatto che avessero un'immagine troppo tecnologica e ad ogg pochissimi consumatori accettano che un prodotto che interferisce in maniera così rilevante con la propria immagine. 

Ray-Ban stories
Vuzix smart glasses
Spectacles glasses
Google Glass

Per le aziende di tecnologia sta diventando una priorità sempre più pressante quella di offrire alternative valide allo smartphone per accedere a internet. Pochi prodotti portatili possono avere questa funzione e gli occhiali sono sicuramente il più potente in quanto riesce a bypassare il limite fisico del tatto, con il quale oggi governiamo i nostri smartphone. Gli occhi sono più veloci intuitivi e connessi alle cervello: gli occhiali che esteticamente non sono eleganti ma che potrebbero rivoluzionare il modo in cui viviamo. Come ha affermato il designer e direttore creativo Francois Nguyen “Quando hai due cose che sono simili, una è esteticamente migliore ma l’altra funziona meglio, le persone sono disposte a scegliere la cosa più bella”. Quest'affermazione è particolarmente vera con qualcosa come gli occhiali, perché essendo un accessorio del viso, può diventare parte della tua identità

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In conclusione, quella dei Ray-Ban Stories sembra più un'operazione simpatia che un prodotto rivoluzionario e non è un caso che il cavallo di troia sia la moda o l'estetica. Apple in fin dei conti è riuscita a posizionare gli AirPods su un mercato ultracompetitivo rendendoli un oggetto di moda e oggi ha accumulato dati di valori sui bisogni e i comportamenti dei consumatori nei confronti di un prodotto che ha quasi la stessa invasività di un paio di occhiali. Se il futuro è il metaverso, per arrivarci la moda sarà sicuramente il ponte più veloce per far accettare agli essere umani che diventeremo un po' più bionici. 

I Ray-Ban Stories sono disponibili da oggi 9 settembre sui siti ufficiali Ray-Ban e in una selezione di negozi. I prezzi partono da 299 dollari per le versioni base, 329 dollari per quelle con lenti polarizzate e 379 dollari per quelle fotocromatiche.