
I social media hanno un problema di “slop”?
Che cos'è e come riconoscerlo
14 Maggio 2025
Quando nell'ottobre del 2022 Elon Musk acquistò X, allora conosciuto come Twitter, dichiarò che una delle sue principali priorità sarebbe stata quella di liberare la piattaforma dai bot creati per diffondere spam. Tuttavia, a più di due anni di distanza, gli account fake continuano a essere molto attivi sulla piattaforma. Il fenomeno è così diffuso che sono iniziati a circolare numerosi meme che prendono in giro l'assurdità dei post creati in questo modo. Ma il fenomeno coinvolge da tempo anche Facebook, ed è ormai talmente vasto che ultimamente ha stimolato un dibattito più ampio tra chi si occupa di analizzare le dinamiche tipiche del web. Secondo gli esperti, il rischio è che la dimensione online, da ambiente pensato per le interazioni virtuali tra persone, si trasformi in un ecosistema popolato principalmente da bot che interagiscono tra loro – e nel mezzo gli utenti incapaci di riconoscere i contenuti originali.
WHAT IS HAPPENING ON FACEBOOK pic.twitter.com/6XzTV5eBd3
— Jorge Murillo (@TheHornetsFury) March 13, 2024
La discussione è emersa dopo che una serie di immagini assurde realizzate con l’AI aveva attirato l’attenzione di tantissime persone, soprattutto su Facebook e X, generando numerosi commenti e condivisioni – sia da parte di account reali che da bot. Tali immagini, per quanto bizzarre e apparentemente prive di senso, hanno l’obiettivo di attirare un gran numero di reaction, cosa che aumenta le loro probabilità di finire sul feed di molti utenti. Di solito i post che ospitano queste immagini presentano nel primo commento un link che rimanda a un portale esterno: l’intento di chi le diffonde è incrementare le visite verso altri siti Internet, generando ricavi pubblicitari. Si tratta dunque di una forma di spam, anche se molto più subdola, perché non prevede un’interazione forzata con gli utenti. È una strategia, questa, che tiene conto della tendenza di certe piattaforme a penalizzare i post con link nella didascalia, tra cui Facebook. Parlando di questo tipo di immagini il Guardian ha utilizzato il termine «slop» («brodaglia»). Alcuni commenti a questi post suggeriscono che molte persone non siano consapevoli del fatto che le immagini siano realizzate con l’AI. A rendere ancor più difficile l'interpretazione di tali contenuti, soprattutto da parte degli utenti più ingenui, c’è il fatto che molti dei commenti e delle condivisioni presenti provengono da bot – anche se non è così scontato accorgersene. Per descrivere il contesto in cui si sviluppa lo slop, il sito 404 Media (nato da un gruppo di ex dipendenti di Vice) ha parlato di «zombificazione dei social media» – perché utenti reali e bot ormai interagiscono tra loro senza realmente esserne consapevoli.
Don't think people understand the meaning of AI Slop. It's not slop because it looks shit (though it does) it's slop because it's meaningless, hollow, devoid of humanity. It's not art, it's not connected to anything, rooted to anything, it's just crap shat out by a machine.
— Carlito's Way stan account (@Oh_Deer_Diner) March 27, 2025
Tutto questo ha progressivamente reso più assurdi e caotici i feed di molte piattaforme. Le stesse inserzioni non di rado si discostano da ciò che in passato veniva tradizionalmente considerata pubblicità online. In portali come Facebook ed X ormai è abbastanza raro intercettare sponsorizzazioni di brand riconoscibili o di influencer con una strategia comunicativa coerente. Al loro posto si sono iniziati a vedere contenuti che rispondono alla logica slop – spesso privi di senso e promossi da utenti irreali. In questo contesto, i post non vengono selezionati dagli algoritmi per la loro rilevanza, qualità o significato, ma semplicemente perché – sulla carta – favoriscono l’engagement nonostante siano di per sé assurdi. È sempre più evidente che certe piattaforme non puntano più a personalizzare e a rendere coerenti i feed dei loro iscritti: alla base di questa scelta non ci sarebbero però incapacità tecniche, ma precisi interessi commerciali, che hanno a che fare con dinamiche come il doomscrolling. Non sorprende che Facebook e X siano tra le piattaforme dove lo slop è più diffuso: tutte e due sono da tempo al centro di critiche per via di una gestione sempre più orientata al profitto, spesso a scapito della qualità dei contenuti e della cura dell’esperienza utente. Anche se entrambe sono meno rilevanti e frequentate rispetto al passato, detengono ancora una base enorme di iscritti in tutto il mondo, e la facilità con cui il loro pubblico viene intercettato da contenuti slop è preoccupante, dato che questi social media sono la principale fonte di notizie per molte fasce della popolazione.