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Le proteste dei lavoratori Amazon su TikTok

Se il potere dell'Employer Branding è in mano ai dipendenti

Le proteste dei lavoratori Amazon su TikTok Se il potere dell'Employer Branding è in mano ai dipendenti

Se anche per voi TikTok è una piattaforma social fatta di balletti e brevi video comici non siete così distanti dalla realtà, probabilmente però non avete esplorato a fondo la vostra sezione Per Te. Da tempo su quello che un tempo era musical.ly hanno trovato voce lavoratori e lavoratrici pronti a condividere le proprie esperienze con il resto della community. C'è chi si lamenta del proprio capo e dei propri colleghi o chi racconta delle proprie esperienze in grandi aziende, aprendo in un modo o nell'altro un occhio indiscreto sul mondo del lavoro ma sopratuttto rischiando, come è poi successo in molti casi, il licenziamento. In questo mondo vasto e variegato hanno trovato spazio anche i dipendenti americani di Amazon, lontani solo geograficamente da quelli del nostro paese perché accomunati dalle stesse problematiche. Solamente pochi mesi fa la stessa Amazon era stata costretta ad ammettere che molti dei suoi dipendenti fossero a volte costretti ad usare delle bottiglie di plastica invece di un normale bagno per evitare di perdere tempo nelle consegne, dando concretezza a quella che fino a poco tempo fa sembrava solamente una leggenda metropolitana vista in un film di Ken Loach.

Pur non avendo un nome specifico, il “TikTok di Amazon” si è trasformato nel giro di pochi mesi in una cruda vetrina sulle condizioni di lavoro dei dipendenti, tra turni sfiancanti nei mega capannoni e infiniti giri per le consegne. C'è chi lo racconta in modo ironico come @samazon.prime, corriere che “prega” Jeff Bezos per un bathroom break, ma anche chi invece ha deciso di farlo rischiando il posto di lavoro. È il caso di @amazonassiciate1, dipendente dell'azienda addetto ai packaging che nei suoi TikTok racconta i ritmi inumani imposti dall'azienda, filmandosi durante le ore di lavoro mentre dalla sua postazione prepara centinaia di ordini, costantemente accompagnato da una voce proveniente dagli altoparlanti che ricorda ai dipendenti di essere veloci ed efficienti. Vista la crescita esponenziale del suo profilo avevo deciso di contattare @amazonassiciate1 per capire i motivi dietro i suoi TikTok, ma soprattutto per cercare un ulteriore spaccato in un mondo lavorativo che tutti conosciamo fin troppo bene. Superati i convenevoli, @amazonassiciate1 mi ha da subito chiesto di poter mantenere l'anonimato per ragioni di sicurezza, spiegandomi nel nostro breve scambio di messaggi di aver aperto il suo account e di aver iniziato a pubblicare TikTok dalla sua postazione di lavoro circa un anno fa. Uno scambio breve appunto, perché meno di ventiquattro ore dopo i nostri primi scambi @amazonassiciate1 mi ha informato di essere finito nei guai con Amazon, cancellando così tutti i video caricati sul suo profilo per poi negarsi ai miei nuovi messaggi. Nonostante la brevità del nostro scambio, quanto successo racconta alla perfezione un ambiente in cui chi vuole provare a raccontare in prima persona turni interminabili e ritmi di lavoro inumani rischia di scontarsi contro le strettissime maglie aziendali che vogliono filtrare quasiasi tipo di informazione esca dalle sedi.

Se da un lato i lavoratori Amazon hanno trovato manforte in molti altri utenti della piattaforma, dall'altro l'azienda del nuovo CEO Andy Jassy sembrerebbe aver deciso di ricambiare gli attacchi con la stessa moneta. Non è infatti difficile trovare su TikTok video di dipendenti che parlano della loro esperienza all'interno dell'azienda con toni ben diversi, quasi opposti, rispetto a quelli di cui abbiamo parlato. Testimonianze che oltre a scontarsi con i tantissime racconti emersi nel corso degli anni si intrecciano con la policy adottata da molte aziende, pronte ad incentivare i propri dipendendi a parlare online del proprio posto di lavoro, purché lo faccia in chiave positiva. McDonald's è una di queste e non è raro trovare sui social, TikTok ma anche Instagram, video di dipendenti da tutto il mondo pronti a mostrarci il making of di un Crispy McBacon, da preparare rigorosamente con i guanti, o a raccontarci i regali che l'azienda gli riserva. Se per molte azienda l'Employer Branding sembra essere diventato una risorsa imprescindibile per aumentare la propria reputazione, cosa succede quando questo si capovolge?  Se il dietro un quinte da sempre passato al vaglio dei brand diventa senza filtri può trasformarsi in un'arma a doppio taglio, dando vita a un “TikTok verità” da cui è difficile capire chi ne potrebbe uscire vincitore.