FUORIMODA REVIEWS – La prima piattaforma online per recensire i fashion show

FUORIMODA REVIEWS – La prima piattaforma online per recensire i fashion show

FUORIMODA REVIEWS – La prima piattaforma online per recensire i fashion show

FUORIMODA REVIEWS – La prima piattaforma online per recensire i fashion show

FUORIMODA REVIEWS – La prima piattaforma online per recensire i fashion show

FUORIMODA REVIEWS – La prima piattaforma online per recensire i fashion show

FUORIMODA REVIEWS – La prima piattaforma online per recensire i fashion show

FUORIMODA REVIEWS – La prima piattaforma online per recensire i fashion show

FUORIMODA REVIEWS – La prima piattaforma online per recensire i fashion show

FUORIMODA REVIEWS – La prima piattaforma online per recensire i fashion show

FUORIMODA REVIEWS – La prima piattaforma online per recensire i fashion show

FUORIMODA REVIEWS – La prima piattaforma online per recensire i fashion show

FUORIMODA REVIEWS – La prima piattaforma online per recensire i fashion show

FUORIMODA REVIEWS – La prima piattaforma online per recensire i fashion show

FUORIMODA REVIEWS – La prima piattaforma online per recensire i fashion show

FUORIMODA REVIEWS – La prima piattaforma online per recensire i fashion show

FUORIMODA REVIEWS – La prima piattaforma online per recensire i fashion show

FUORIMODA REVIEWS – La prima piattaforma online per recensire i fashion show

FUORIMODA REVIEWS – La prima piattaforma online per recensire i fashion show

FUORIMODA REVIEWS – La prima piattaforma online per recensire i fashion show

Dovremmo prendere più sul serio l'eco-ansia? Un problema reale ma con poche soluzioni, che colpisce soprattutto i giovani

Negli ultimi anni sta diventando più comune sentir parlare di “eco-ansia”, una particolare forma di disagio psicologico causato dalla consapevolezza delle conseguenze devastanti che avrà il cambiamento climatico. A soffrirne – in misura diversa – sono soprattutto i più giovani, e oltre alla percezione di ansia in molti avvertono rabbia, senso di impotenza e frustrazione. La diffusione di questo disturbo non è uniforme tra la popolazione, ma risulta colpire soprattutto coloro che si occupano spesso di questioni ambientali, così come chi ha vissuto direttamente le conseguenze di eventi meteorologici estremi legati al cambiamento climatico. In sostanza, si tratta di una forma di angoscia legata alla crescente sensazione che, di questo passo, i disastri ambientali non solo continueranno a registrarsi, ma con ogni probabilità diventeranno ancora più intensi. Pur non essendo classificata come un disturbo vero e proprio della letteratura scientifica (nonostante i molti studi pubblicati), l’eco-ansia – quando è tale da essere riconosciuta clinicamente – può compromettere la capacità di dormire, lavorare e socializzare, a tal punto che può essere difficile da affrontare.

@sophiasmithgaler I reported on this today, read my article in the comments #climatecrisis #ecoanxiety #climateanxiety Mary Poppins Winds In The East - The_Delirious_DM

Lo stesso New York Times ha evidenziato le complessità incontrate da molti psicoterapeuti nel trattare pazienti che accusano gli effetti dall’eco-ansia. Molti professionisti si sentono impreparati ad affrontare questo tipo di sofferenza, anche perché tale sensazione è accentuata dal fatto che gran parte della società tende minimizzare la crisi ambientale, lasciando chi è fortemente angosciato privo di strumenti di elaborazione. I giovani rappresentano la parte più attiva dei movimenti ambientalisti: tuttavia, di fronte alla lentezza delle istituzioni nel dare risposte al problema, molte persone sperimentano un tale senso di impotenza che non di rado finiscono per assumersi la responsabilità dell’inerzia collettiva, amplificando ulteriormente il proprio disagio psicologico. «Stando così le cose, e dando per scontato il peggioramento della situazione nell’immediato futuro (non c’è un partito di destra o destra-destra al mondo che non condisca la sua offerta politica con una spruzzata di econegazionismo), si capisce che quella dell’ecoansia è una questione ormai quasi marginale, se non del tutto irrilevante», fa notare Rivista Studio

Negli ultimi anni, gli studiosi hanno individuato tre tipologie di effetti che la crisi climatica può generare sulla salute mentale. Il primo deriva per l’appunto dall’ esposizione diretta a eventi meteorologici estremi, e si manifesta spesso attraverso malesseri già noti alla scienza – come il disturbo da stress post-traumatico. Il secondo ha a che fare con il sentimento di incertezza provocato dalla narrazione mediatica sulle ricadute del cambiamento climatico: l’esposizione eccessiva può contribuire ad alimentare il timore per la sopravvivenza dell’umanità e delle altre forme di vita presenti sul Pianeta. Il terzo, infine, fa riferimento agli impatti psicologici su larga scala, capaci di alterare il tessuto sociale delle singole comunità, dando luogo a fenomeni difficili da contenere – come l’aumento della violenza nei confronti dei cosiddetti “migranti climatici” o l’incremento di conflitti legati all’accesso alle risorse. Il termine “eco-ansia” è quello più diffuso, ma nel campo si utilizzano anche altre espressioni per riferirsi alle conseguenze psicologiche del cambiamento climatico, come “ecoparalisi” o “solastalgia”.

Quest’ultima parola indica la sensazione di disagio provata dalle persone che si ritrovano a vivere in un ambiente a loro familiare ma ormai profondamente cambiato a causa delle conseguenze provocate dalle attività umane – non a caso, si contrappone all’espressione “nostalgia”. In questo contesto, va tenuto conto che il cambiamento climatico in atto è interamente causato dall’uomo: a partire dalla metà del Settecento, con l’inizio della Rivoluzione industriale, l’umanità ha progressivamente rilasciato nell’atmosfera miliardi di tonnellate di anidride carbonica e altri gas serra. Fino agli anni Cinquanta del secolo scorso si riteneva che queste sostanze potessero essere assorbite dagli oceani senza conseguenze significative, ma in seguito si è capito che si stavano invece accumulando nell’atmosfera, contribuendo al riscaldamento globale. Anche per questo, nel 2017 il New York Magazine, in un lungo articolo dedicato alla crisi climatica e al futuro del Pianeta, in riferimento al cambiamento climatico in corso parlò dell’apocalisse che – di fatto – l’umanità si era creata da sola.