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Perchè nelle metropoli fa sempre più caldo? Non a caso si sente parlare di "isole di calore"

Di recente in diversi Paesi europei c’è stata un’ondata di calore che ha fatto aumentare di molto le temperature, portandole sopra la media registrata in passato nello stesso periodo. A causa del cambiamento climatico, anomalie di questo tipo sono diventate piuttosto comuni: nel mese di giugno in Italia le temperature hanno superato di circa 5° la soglia stagionale, risultando elevate anche rispetto ai valori tipici di luglio e agosto. Sebbene l’Europa sia storicamente soggetta a estati calde per via della sua posizione e conformazione geografica, è in corso un aumento della frequenza e dell’intensità delle ondate di calore, soprattutto nelle regioni meridionali del continente. Questo è un problema soprattutto per chi vive nelle metropoli – dove rispetto a chi abita in aree più periferiche o nelle zone rurali il fenomeno delle cosiddette “isole di calore” si avverte di più. Nei grandi centri urbani la maggiore presenza di asfalto fa sì che il suolo si scaldi maggiormente rispetto ad altre tipologie di terreno, finendo per rilasciare più calore – soprattutto di notte. Gli edifici alti, inoltre, offrono una superficie maggiore per l’assorbimento del calore solare, contribuendo significativamente all’aumento delle temperature nelle aree urbane. Questo fenomeno è noto come “effetto canyon” e si manifesta soprattutto nelle grandi metropoli con numerosi grattacieli. Inoltre, le strutture verticali ostacolano la circolazione dell’aria, limitando il passaggio delle correnti di vento e riducendo la dispersione del calore verso l’alto.

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A questo si aggiunge il caldo prodotto dal traffico, dai numerosi sistemi di condizionamento e dagli stabilimenti industriali. L’inquinamento, poi, nelle città amplifica quello che viene comunemente chiamato “effetto k-way in estate”, rallentando cioè il raffrescamento. Tutto ciò concorre alla formazione – soprattutto nelle metropoli – delle isole di calore. Pur con le dovute differenze legate allo sviluppo urbano e alla posizione geografica di ciascuna città, in genere all’interno di un’isola di calore le temperature possono essere fino a 4 °C superiori rispetto a quelle delle aree limitrofe. Tale divario termico è così marcato che, da tempo, i meteorologi forniscono previsioni distinte per le grandi città, differenziandole da quelle relative alle zone circostanti. Anche se tende a farsi sentire di più in estate, il fenomeno delle isole di calore è presente anche in inverno – quando lo si può notare per contrasto: nelle aree urbane fa tendenzialmente meno freddo rispetto alle zone rurali.

Non va sottovalutato il fatto che le isole di calore attivano un pericoloso circolo vizioso. Le temperature più elevate nelle aree urbane portano a un uso più intensivo degli impianti di climatizzazione, con un duplice effetto negativo: da un lato, i condizionatori rilasciano calore all’esterno degli edifici, aggravando il riscaldamento dell’ambiente circostante; dall’altro, il maggiore fabbisogno energetico comporta un incremento della domanda di elettricità. Per far fronte ai picchi di domanda, si ricorre spesso a centrali a combustibili fossili, in grado di fornire rapidamente grandi quantità di energia – a differenza di molte fonti rinnovabili. L’aumento dell’attività di queste centrali contribuisce così a peggiorare il problema che si stava cercando di risolvere, portando a un’ulteriore innalzamento delle temperature locali. Il caldo percepito nelle grandi città favorisce poi l’insorgere di certi problemi di salute, in particolare tra i più piccoli e gli anziani – con ricadute reali in termini di costi sociali, soprattutto su larga scala.

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Per attenuare il problema si possono mettere in campo precise  scelte urbanistiche e architettoniche, ma richiedono investimenti significativi da parte delle amministrazioni comunali e una maggiore responsabilizzazione dei cittadini. In passato, a Milano, ad esempio, si sono diffusi parecchio i cosiddetti “tetti verdi”, grazie anche alle detrazioni fiscali previste: in effetti, realizzare giardini con numerose piante sulle sommità degli edifici contribuisce a ridurre l’assorbimento di calore, anche se questa soluzione non elimina completamente il problema – che rimane di natura sistemica. Farebbe invece la differenza piantare molti più alberi all’interno dei centri urbani, che aiutano a mitigare l’effetto “isola di calore” favorendo il raffrescamento naturale, anche grazie alle zone d’ombra che si creano. Come ha fatto notare qualche anno fa un’inchiesta de Il Sole 24 Ore sul tema, nel 2017 in una città come Milano la temperatura media estiva superficiale, rilevata alle 10 del mattino, era di 33,9 °C nelle aree con maggiore presenza di alberi, e di 36,5 °C in quelle più cementificate: «Più aumenta l’estensione delle aree con bassa densità di copertura arborea nel nucleo metropolitano, più aumenta l’intensità dell’isola di calore urbana, e quindi il delta tra le temperature – che può arrivare fino a 6 gradi centigradi».