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Milano è davvero la città italiana più colpita dal caldo anomalo? Lo segnala uno studio preliminare che ha stimato i decessi in 12 città europee

Tra fine giugno e inizio luglio in buona parte dell’Europa si è registrata un’anomala ondata di calore, con temperature abbondantemente sopra la media stagionale. Il primato europeo sul caldo lo detiene una città italiana, Catenanuova, località siciliana che questa settimana ha toccato i 45 gradi, una temperatura che sta spingendo i residenti a lasciare la città per trasferirsi altrove anche a causa dei conseguenti costi elevati delle bollette. Di recente il World Weather Attribution (WWA), un gruppo di ricerca internazionale che riunisce scienziati esperti di clima, ha diffuso i risultati di uno studio preliminare sulle conseguenze di questo evento climatico estremo, stimando che il numero di morti dovuto al caldo eccessivo sia triplicato. L’analisi ha preso in considerazione oltre dieci metropoli europee, dove la temperatura percepita (anche per via delle cosiddette “isole di calore”) è stata particolarmente alta. Secondo le stime del rapporto, solo a Milano questo evento avrebbe provocato più di 300 morti in eccesso. Il capoluogo lombardo sarebbe il centro urbano con il più alto numero di decessi stimati – seguito da Barcellona, con circa 280, e Parigi con più o meno 230, mentre a Roma i morti sarebbero stati almeno 160. L’analisi stima che il 65% dei decessi totali registrati nel periodo preso in considerazione, dal 23 giugno al 2 luglio, sia in qualche modo direttamente collegato all'ondata di calore in questione. L’88% dei morti stimati, inoltre, aveva più di 65 anni – a conferma di un trend noto da tempo, e cioè che non solo quando fa molto caldo cresce il numero di decessi, ma i soggetti più vulnerabili (tra cui per l’appunto gli anziani) sono effettivamente la maggior parte. 

@ilonainitaly my best tip for the heat #milan #italy #italiansummer Bops Goin Brazy - Tyga

Nato nel 2015, il WWA si occupa di una nuova branca della climatologia, chiamata “scienza dell’attribuzione”, che indaga i rapporti tra il cambiamento climatico e gli eventi meteorologici estremi, cercando di capire in modo rapido se c’entra il cambiamento climatico. Ormai la comunità scientifica dispone di dati a sufficienza per contestualizzare in modo relativamente veloce, seppur in maniera preliminare, i singoli eventi meteorologici inserendoli all’interno dei più ampi e complessi fenomeni legati al clima. Inoltre, la maggiore quantità di dati ha reso possibile confermare in via definitiva quanto era già stato ipotizzato decenni fa, grazie ai primi modelli di previsioni sul clima: ovvero che l’aumento della temperatura media della Terra (causato dalle emissioni di gas serra prodotte in buona parte dalle attività umane) è un fattore determinante nell’accrescere la frequenza e l’intensità degli eventi atmosferici estremi. Tempeste, prolungati periodi di siccità, temperature al di sotto della media in alcune aree e, per l’appunto, ondate di calore in altre: questi sono solo alcuni degli eventi atmosferici estremi resi più probabili dal cambiamento climatico, e che a loro volta favoriscono, in differenti aree del Pianeta, incendi fuori controllo, alluvioni o siccità, tra le varie cose, con forti conseguenze per le popolazioni locali. 

Gli eventi meteorologici e quelli climatici però non devono essere confusi. Una distinzione sulla quale gli scienziati insistono molto, infatti, è quella tra “meteo” e “clima”, proprio per evitare che da singoli eventi estremi si possa trarre, in mancanza di dati, conclusioni affrettate. Il primo comprende lo studio di precisi
fenomeni atmosferici circoscritti
nello spazio e nel tempo, mentre il secondo include analisi più articolate
su come variano i riflessi del meteo sul territorio nel corso dei decenni. Negli ultimi anni gli studi sui singoli fenomeni atmosferici sono migliorati grazie all’efficienza dei modelli utilizzati per valutare i cambiamenti del clima, grazie anche alla possibilità di raccogliere molte più informazioni ed evidenze sugli eventi atmosferici in diverse aree del mondo.

Il 2024 è stato il primo anno in cui
è stato oltrepassato così a lungo il limite degli 1,5 °C previsto dall'Accordo di Parigi sul clima – cioè il più importante trattato internazionale per contrastare il riscaldamento globale. Il superamento di tale soglia era dato per scontato da diverso tempo, anche perché l’anno trascorso, così come l’ultimo decennio, è stato il più caldo mai registrato. Il riferimento per valutare l’andamento della temperatura media globale è la fine dell’Ottocento, quando i livelli di industrializzazione erano molto bassi e di conseguenza l’immissione nell’atmosfera di grandi quantità di anidride carbonica – cioè il principale gas serra derivante dalle attività umane – era scarso. La causa primaria dell’aumento della temperatura media globale è infatti l’accumulo di gas serra, dovuto soprattutto all’utilizzo dei combustibili fossili. Di questo passo, in futuro c’è il rischio che venga superata anche la soglia dei 2°C, decisa dall’Accordo di Parigi come limite massimo per evitare conseguenze ancora più catastrofiche legate al cambiamento climatico. Mezzo grado in più, infatti, aumenterebbe ulteriormente il rischio che si verifichino sempre più spesso eventi atmosferici disastrosi – tra cui le stesse ondate di calore, con conseguenze reali per moltissime persone.