
A che punto sono le riforme per la moda sostenibile in Italia? Qualcosa sembra smuoversi, ma non abbastanza
Il settore della moda e del tessile italiano sta attraversando una fase di profonda trasformazione data da fenomeni che riguardano sia i consumatori, che stanno provando una vera e propria greenwashing fatigue (e dimostrano dunque un calo di interesse generale per il tema) che le aziende, che nell'ultimo anno sono ricorsi al greenhushing (per paura di venire presi di mira, non comunicano i propri progetti sostenibili al pubblico). I brand di moda che stanno lottando per la moda circolare e la trasparenza sono diminuiti, ma i rimanenti stanno dimostrando segni di maturità sia in Italia che all'estero. Per il Made in Italy, negli ultimi mesi sono state delineate nuove legislazioni per modelli produttivi più sostenibili e resilienti, iniziative pubbliche e private per la decarbonizzazione e la circolarità che segnano un passo - finalmente - concreto verso una filiera più responsabile. Sembra proprio che, per guardarsi le spalle dalla crisi, la moda sia tornata a parlare di responsabilità, questa volta con più consapevolezza.
Unicredit vuole decarbonizzare il settore tessile italiano
Teaming up with IvyDecarb to drive greener innovation in Italian textiles. Financing and advice to help manufacturers cut emissions and boost efficiency. Let’s shape a more sustainable future, together.
— UniCredit (@UniCreditEurope) November 3, 2025
Unicredit ha da poco annunciato una nuova partnership con IvyDecarb, azienda specializzata nella riduzione delle emissioni per l’industria manifatturiera, per la decarbonizzazione del settore tessile italiano. La decarbonizzazione corrisponde alla riduzione delle emissioni di anidride carbonica prodotte dalle attività umane, un processo che mira a rendere i sistemi produttivi più neutrali da un punto di vista climatico. La collaborazione tra Unicredit e IvyDecarb metterà a disposizione dei produttori tessili italiani una piattaforma che connette produttori, acquirenti, fornitori di macchinari e istituzioni finanziarie per trovare soluzioni sostenibili e avviare una transizione ecologica. Unicredit mette a disposizione, sempre su questo marketplace di IvyDecarb, anche consulenza e finanziamenti a sostegno di questi investimenti in tutta la filiera.
La moda circolare a Milano
Lo scorso lunedì ha preso il via Milano Circolare, evento organizzato dal Comune insieme a Musa Spoke 5 dedicato all'innovazione e alla ricerca per la moda e il design sostenibili. Operatori del settore, imprese startup, università, istituzioni ma anche cittadini si sono riuniti per discutere il futuro della filiera italiana. Tra i progetti più importanti presentati spicca il Catalogo circolare, una piattaforma digitale accessibile a tutte le imprese, le startup e le no-profit che propone servizi dedicati alla sostenibilità, e un programma triennale di finanziamenti - sempre da parte del Comune - per aziende emergenti e progetti innovativi sul fronte sostenibile.
E la legge sul made in Italy?
Sul fronte normativo, l’Italia sta finalmente delineando un quadro più chiaro per la tutela e la trasparenza del Made in Italy. Dopo mesi di discussioni, la Commissione IX del Senato lo scorso mese ha approvato un primo pacchetto di misure dedicato al settore moda all’interno del Disegno di legge annuale sulle piccole e medie imprese. Il provvedimento introduce un nuovo sistema di certificazione volontaria per le aziende della filiera, con l’obiettivo di garantire legalità, tracciabilità e correttezza lungo tutto il processo produttivo, dalla capofila fino ai subfornitori. Un passo che mira a rafforzare la reputazione del sistema moda italiano, oggi messa alla prova da fenomeni come l’ultra fast fashion e la delocalizzazione non regolamentata. La certificazione, rilasciata da soggetti autorizzati, permetterà alle imprese di attestare la conformità a standard etici e giuslavoristici, con controlli periodici e la creazione di un registro pubblico presso il Mimit. Un segnale importante che va oltre la semplice etichetta di “Made in Italy”, puntando a costruire una filiera davvero trasparente, sostenibile e legalmente solida, in cui la qualità dei prodotti si accompagni alla responsabilità sociale e ambientale di chi li realizza.













































