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Il "Superman" di James Gunn è promosso Ed assomiglia in tutto e per tutto al suo regista

C’è una cosa che ognuno di noi fa, ed è mettere la propria visione davanti a quella degli altri. Come avremmo affrontato una situazione, come avremmo realizzato un progetto, quali sarebbero state le nostre aspettative e quale risultato avremmo portato a casa. Una predisposizione insita nell’essere umano, giudicante per natura, che esce ancor di più quando si decide di intraprendere il mestiere del regista. È il ruolo per antonomasia: prendere tutte le decisioni, scegliere al posto di qualcun altro e non dover più sottostare a nessun aspettativa se non alla propria. Quando questo desiderio di personalità giunge a compimento, allora si può dire che il suddetto o la suddetta regista ce l’ha davvero fatta. Ancor più se ciò che ha fatto, nascosto dietro la camera da presa permette di fare una delle cose più magiche di cui è capace il cinema: farsi vedere. Da dietro uno schermo, quando si è abbastanza dirompenti da oltrepassarlo, si può cogliere quella che comunemente definiamo "la firma". Un tocco che può essere l’insieme delle abilità apprese nel corso del tempo, di un gusto talmente specifico da essere riconoscibile, di un essere rimasti fedeli a se stessi da aver instillato in ogni singola opera un pezzo di sé. È per questo che vedendo il nuovo Superman si può dire che si tratta assolutamente e incontrovertibilmente del Superman di James Gunn. Un supereroe che non poteva essere di nessun altro e che per questo presenta una coerenza e una sincerità che, pur potendo non conquistare tutti, è ammirevole e conforme a ciò che dal cineasta, fresco direttore creativo dei DC Studios, ci saremmo aspettati.  

Non poteva essere di meno. Gunn, il cui passato nella Troma ha formato il suo immaginario da B-movie, aveva già saputo portare il proprio gusto esagerato e giocattoloso in un’altra squadra della ormai “defunta” DC cinematografica, il The Suicide Squad - Missione Suicida del 2021 che era la ripresa nonché il salvagente per riportare a galla la discutibile versione del team portata al cinema da David Ayer nel 2016. Per non parlare di un prodotto del tutto originale, pur in una confezione collaudata e comunque specifica come il MCU, in cui ha inserito i suoi amati Guardiani della Galassia riuscendo a mantenere una costanza nella loro rappresentazione nel corso dei tre film che li hanno visti protagonisti, pur a seguito di drammi e battaglie affrontate dai personaggi nelle pellicole in comunione con gli altri Avangers e il blip teoricamente risolutivo di un qualche Eterno disilluso. Perciò James Gunn, che affida a Superman un’importanza tale nell’universo della DC da aver declinato, nel 2018, un film di cui trovava la visione non chiara (tanto da produrre, nel 2019, l’anti-Superman, col bambino malefico di L'angelo del male - Brightburn), non ha potuto che fare esattamente ciò che più gli confà. Ha preso l’alieno di origine kryptoniana e lo ha inserito in un contenitore che è il proprio personale paese dei balocchi. Ha fatto forse ciò per cui tanti lo rimprovereranno, ma che inquadra bene ciò che qualunque autore dovrebbe azzardare di tentare, pur non rispettando in termini stretti tutte le specifiche del proprio protagonista - e che, questo è da riconoscerlo, aveva fatto a sua volta Zack Snyder, pur con risultati per molti discutibili. Gunn ha portato in sala un Superman che ha l’esatta forma del padre. Non di Bradley Cooper, nel ruolo che nel ’78 fu del gigante Marlon Brando, e nemmeno del genitore adottivo Jonathan Kent, interpretato stavolta da Pruitt Taylor Vince. Ma ha reso il film uguale a se stesso. 

Colorato e dinamico, con la tuta che richiama la classica uniforme dei fumetti che, al tempo, fu anche del Kal-El per antonomasia, Christopher Reeve, il Superman di James Gunn non perde di vista neanche per un secondo la dimensione fantasiosa e rocambolesca dei cinecomics strettamente intesi. Abbina così il personaggio alla realtà di oggi (con guerre per sottomettere tanti a favore di pochi, i social media che gettano odio, la facilità del rovesciamento dell’opinione pubblica), a qualcosa di perpetuo e infrenabile, ad un immaginario che riscrive in termini di contemporaneità la società in cui Clark Kent/Superman è inserito, ma risulta comunque narrativamente e uniformemente classico all’idea del film sui supereroi. Il protagonista, un perfetto David Corenswet per fisionomia e attitudine (come perfetti sono tutti gli altri componenti del cast), è l’emblema della gentilezza, del voler fare il bene, di un lavorare per assicurare a tutti la protezione che fa operare il personaggio oltre qualsiasi giurisdizione. 


Nella storia di un Superman in cui le persone stanno perdendo fiducia, Gunn inserisce i propri trucchi, che permettono allo spettatore di ritrovare tanto il regista quanto i valori tradizionali dell'eroe protagonista. Il cineasta non ha paura che i suoi prodotti risultino finti e completamente appartenenti al mondo della fantasia. In fondo, il protagonista è un alieno che indossa dei mutandoni sopra ad una calzamaglia: non potrebbe esserci biglietto da visita più ispirato. Ecco così che James Gunn inserisce creature dall’aspetto posticcio, retaggio degli scult di cui è stato maestro, che dona a Nathan Fillion nel ruolo di Lanterna Verde un taglio di capelli improbabile e che rende Krypto una furia indomabile, privo di disciplina eppure sempre in grado di risolvere ogni situazione. E poi c’è il cuore, tanto cuore. C’è la famiglia, che è ciò che ha contraddistinto i suoi Guardiani - tra il finale del Vol. 3 e di Superman, tra emozione e musica, c’è una sintonia di intenti. E c’è il ricordarsi che se si è andati al cinema a vedere Superman è perché c’è una parte di noi ancora bambina che vorrebbe indossare il mantello e volare per i palazzi di Metropolis insieme al supereroe. Non è un caso che proprio i bambini nel film guardino all’alieno con l’ammirazione e lo stupore che noi grandi a volte dimentichiamo di aver avuto: sono proprio loro ad avere ancora speranza in quell’essere così diverso da noi eppure stracolmo di umanità - qualcosa che, invece, il regista non ha per nulla scordato e che è anzi la maniera con cui si approccia ai film. La medesima che dovremmo ricordarci ogni tanto anche noi di avere in un mondo pazzo e violento, stavolta diretto da James Gunn.