
L'ascesa e il declino dell'estetica Airbnb
L'Airspace, gli affitti brevi e il turismo di massa
01 Luglio 2025
L’estetica AirSpace è ovunque, e forse proprio per questo ha smesso di piacerci. Rassicurante, neutra e globale, è diventata stanca, vuota e omologata. Inventata per piacere a tutti, oggi non rappresenta più nessuno. Tra muri bianchi, legno chiaro, quadri anonimi, scritte motivazionali, piante finte e qualche libro messo a caso su un tavolino, nell'estetica AirSpace nulla è fuori posto, nulla racconta davvero qualcosa. Un tempo era il sogno dell’ospitalità 2.0, mentre oggi è diventato il simbolo di una crisi. Il termine AirSpace è stato coniato da Kyle Chayka nel 2016, in un saggio per The Verge, per indicare l’estetica neutra e instagrammabile degli Airbnb. Una forma di bellezza senza radici, che ha colonizzato il design dell’hospitality da New York a Bali passando per Napoli, Lisbona, Madrid, Parigi e Buenos Aires. Ma nel 2024 l’aria è cambiata. Airbnb, una volta modello di economia collaborativa, è diventato il villain perfetto. Le bufere mediatiche si moltiplicano mentre i residenti protestano: la piattaforma contribuisce alla crisi abitativa, svuota i centri storici, cancella le identità locali. E con essa, l’estetica AirSpace è passata da aspirazionale a detestata.
A Lisbona, il 20% degli appartamenti nel centro storico è destinato agli affitti brevi. A Barcellona, un report 2023 del City Council ha mostrato che su 10 case vacanza, 7 sono dedicate a turisti. A Milano, secondo Inside Airbnb, gli appartamenti disponibili sull’app sono aumentati vertiginosamente dal 2016 al 2024 con percentuali che superano in alcuni casi il 300%. Interi quartieri stanno diventando dormitori temporanei, così la risposta dei comuni si è fatta sempre più drastica: limiti di giorni, licenze a numero chiuso, multe salate. Eppure, l’impatto estetico e culturale è già avvenuto, con le case che sono diventate prodotti in serie, tutte uguali, tutte instagrammabili e senz'anima. AirSpace non è solo una questione di design, è una strategia. Gli host arredano per l’algoritmo utilizzando moodboard preconfezionate prese da Canva, Foyr o Pinterest. L’obiettivo non è più raccontare il territorio, ma evitare di infastidire l’ospite. E così ci ritroviamo con appartamenti identici in ogni parte del mondo. Le foto sembrano cloni e l’esperienza è intercambiabile.
@poppyalmond1 Every damn corner of this place is beautiful ! Favourite airbnb #airbnb #airbnbfinds #suffolk #theenginehouse Metamorfoseis - Matina Sous Peau
Anche il comportamento digitale riflette il declino degli Airbnb e della loro estetica. I post con estetica AirSpace ottengono oggi il 26% in meno di engagement rispetto al 2020. Hashtag come #airbnbstyle sono crollati del 41% negli ultimi due anni, mentre crescono vertiginosamente #eclectichomes (+74%), #realhome (+59%) e #antidesign (+38%). Il minimalismo millennial ha ormai perso fascino, sostituito da estetiche più eccentriche, imperfette e radicate. La piattaforma per affitti brevi non sembra preoccuparsene. Le nuove linee guida premiano layout neutri, arredamenti chiari, decori sobri. Il design resta pensato per fotografare e affittare, non per vivere. La comfort zone, in questo caso, ha ucciso ogni forma di innovazione. Diverse analisi nel campo dell'ospitalità hanno dimostrato come la standardizzazione estetica possa ridurre la qualità percepita dell’esperienza utente, con una tendenza dei viaggiatori più giovani a preferire opzioni più autentiche.
Il problema non è solo estetico, ma anche politico. Uno studio pubblicato su Nature Human Behaviour nel 2023 dimostra che Airbnb ha alterato gli ecosistemi urbani, con la diffusione degli affitti brevi che ha avuto effetti diretti sull’aumento del costo degli immobili, sulla riduzione del capitale sociale, sull’espulsione dei residenti a medio reddito dal centro città - nel solo 2022, Parigi ha perso oltre 10mila residenti, mentre il centro storico di Firenze è ormai abitato da meno del 30% dei suoi residenti originari. Il modello Airbnb è accusato di svuotare i luoghi, mentre la sua estetica svuota gli spazi. Il design, nel frattempo, si sta muovendo altrove. I giovani progettisti parlano di estetica anti‑AirSpace, di ritorno al décor affettivo, di interni che parlano davvero delle persone che li abitano. Gallerie e studi emergenti propongono ambienti irregolari, pieni di oggetti e di ricordi personali. E il turismo legato ad esperienze uniche e locali sta tornando al centro del discorso. Secondo Booking, nel 2024 il 58% degli utenti ha dichiarato di preferire un alloggio autentico e imperfetto a uno standardizzato e instagrammabile.