
Neuralink continua a fare progressi Il progetto di Musk sta ottenendo risultati piuttosto rilevanti
Il primo paziente di Neuralink – l’azienda fondata da Elon Musk che sviluppa impianti cerebrali – si dice estremamente soddisfatto della tecnologia: si chiama Noland Arbaugh, ha poco più di trent’anni, è tetraplegico, e dal 2023 vive con circa mille elettrodi innestati nel cervello, che gli consentono di trasformare i segnali elettrici generati dai suoi pensieri in comandi per un computer.
In questo modo Arbaugh riesce per esempio a controllare il puntatore del mouse sullo schermo, così come a comporre frasi per scrivere messaggi ed email. Inoltre, la rapidità con cui Neuralink acquisisce ed elabora gli impulsi provenienti dal cervello permette anche di giocare ai videogiochi: in sostanza, Arbaugh immagina di avere un joypad e di premerne i tasti, e la tecnologia firmata da Musk fa il resto.
Neuralink e il caso di Noland Arbaugh
@newsnationnow The first patient for Elon Musk's Neuralink, Noland Arbaugh, demonstrates on #CUOMO original sound - NewsNation
Arbaugh si candidò per partecipare alla fase sperimentale di Neuralink nel tentativo di superare la situazione di stallo legata alla sua condizione fisica, che durava ormai da diversi anni. Le probabilità che qualcosa andasse storto, però, erano piuttosto elevate, soprattutto a causa dell’approccio adottato da Neuralink, più invasivo rispetto a quello seguito da altre realtà che fanno ricerca sugli impianti cerebrali.
Musk ha comunque sostenuto che Neuralink adotta una strategia molto più prudente rispetto alle sue altre società, come SpaceX e Tesla, note per una maggiore propensione al rischio quando si tratta di sperimentare nuove tecnologie.
Pro e contro di Neuralink
Elon Musk: Neuralink could help mitigate the risks of AI.
— ELON CLIPS (@ElonClipsX) July 22, 2025
Mathias Döpfner: “You said that Neuralink is, among all your projects, the most important one for you. Is that still true?”
Elon: “I said it could be. I wouldn't say for sure that it is the most important, but it could… pic.twitter.com/i4JNzMbNU8
Gli elettrodi di Neuralink sono estremamente piccoli, con un diametro inferiore a quello di un capello, e per questo possono essere inseriti più in profondità nel cervello rispetto ad altri impianti. Inoltre, sono molto più flessibili. Queste stesse caratteristiche, però, possono comportare anche alcuni inconvenienti, come ha sperimentato lo stesso Arbaugh.
Nella primavera del 2024, a quattro mesi di distanza dall’intervento, circa l’85% degli elettrodi innestati nel suo cervello si era infatti scollegato, a causa di una tenuta inferiore del previsto. I tecnici di Neuralink sono comunque intervenuti riconfigurando l’impianto, così da mantenerlo operativo ed evitare ad Arbaugh di finire nuovamente in sala operatoria.
Come se la passa oggi Neuralink
A diciotto mesi dall’innesto, Neuralink continua a funzionare su Arbaugh, sebbene con qualche oscillazione nelle prestazioni. Nel frattempo altre otto persone – tutte con forme di paralisi dovute a traumi o a malattie – hanno ricevuto un impianto, nel contesto dei test clinici avviati negli Stati Uniti, in Canada, nel Regno Unito e negli Emirati Arabi Uniti, necessari per ottenere le autorizzazioni sanitarie e rendere disponibili i nuovi impianti una volta conclusa la fase sperimentale.
Le nove persone che convivono con un impianto cerebrale di Neuralink sono seguite con grande interesse da gruppi di ricerca ed esperti del settore, che osservano i loro progressi per valutare il potenziale di una tecnologia che in futuro potrebbe migliorare la vita di migliaia – se non milioni – di pazienti con paralisi.













































