Sono iniziate le proteste contro l'overtourism in Europa Per la prima volta in Spagna, Portogallo e Italia il popolo ha protestato insieme contro il turismo di massa
A Barcellona le proteste contro l’overtourism vanno avanti da oltre un anno, ma questa domenica, per la prima volta, si sono estese a tutto il Sud Europa. I manifestanti hanno impugnato pistole ad acqua, simbolicamente rivolte contro i turisti, e fatto risuonare valigie vuote per denunciare una situazione sempre più insostenibile. Non si tratta di un gesto ostile, ma di un segnale di esasperazione che, come ogni estate, raggiunge livelli ormai intollerabili. Come riporta il New York Times, le proteste di questo fine settimana rappresentano l’ultima manifestazione di un movimento crescente che denuncia un netto peggioramento della qualità della vita causato dall’overtourism, con gravi ricadute sul costo delle abitazioni, sull’accesso ai servizi essenziali e sull’ambiente. A coordinare parte delle mobilitazioni è anche il gruppo Southern European Network against Touristification, una coalizione che riunisce oltre 60 collettivi attivi sul territorio europeo. L’organizzazione ha già annunciato una serie di manifestazioni sincronizzate che si terranno in diverse città e località turistiche del continente nei prossimi mesi.
@thekelliediaries A warm tourist welcome in Mallorca 10k+ people gather in the streets of Palma to peacefully protest the Airbnbs and over crowds of tourists and rental problems… and probably many things I’m unaware of. (But I totally understand the rental crisis and there does need to be control over it) . #mallorca #spain #protest #touristgohome #majorca original sound - The Kellie Diaries
Negli ultimi anni, la qualità del turismo nei Paesi mediterranei si è progressivamente deteriorata, mentre i governi locali sembrano sempre più orientati a soddisfare le esigenze dei visitatori piuttosto che quelle dei residenti. Secondo i dati, gli arrivi internazionali in Europa sono aumentati di quasi il 5% nella prima metà del 2025 rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Un incremento che, pur sostenendo l’economia, ha esasperato il senso di sovraffollamento urbano e la pressione sulle infrastrutture. La colpa non è certo dei singoli viaggiatori, ma è una denuncia indirizzata ai governi dell’Europa meridionale che, anno dopo anno dalla fine della pandemia, hanno promosso una ripresa intensiva del settore turistico, mettendo in secondo (se non terzo) piano le esigenze delle comunità locali. È possibile che l’Europa abbia iniziato ad averne abbastanza di essere la meta turistica per eccellenza?
Thousands of people took to the streets of cities in southern Europe to demonstrate against overtourism, firing water pistols at shop windows and setting off smoke bombs in Barcelona, where the main protest took place https://t.co/rLqTGtX8Q7 pic.twitter.com/AoxWtDEwdB
— Reuters (@Reuters) June 16, 2025
«Questo modello non porta prosperità economica, ma problemi come la crisi abitativa», ha dichiarato al New York Times Pere Joan Femenia, portavoce del collettivo Less Tourism, More Life, che ha organizzato le proteste a Palma di Maiorca, dove i manifestanti hanno simbolicamente fermato un bus turistico. L’aumento vertiginoso dei canoni di locazione ha reso difficile anche l’assunzione di lavoratori pubblici come insegnanti, medici e agenti di polizia, costringendo molti residenti ad abbandonare i centri storici o a vivere in condizioni precarie. In Italia, proteste simboliche si sono svolte a Venezia, dove un gruppo di attivisti ha denunciato la recente costruzione di due hotel in un’area che fino a poco tempo fa era libera da strutture ricettive, e a Genova dove i manifestanti hanno fatto rotolare rumorosamente valigie per le strade, sottolineando che, sebbene la città non soffra ancora come altri poli turistici, è necessario intervenire subito prima che la situazione diventi ingestibile. A peggiorare ulteriormente la situazione nella Serenissima c’è l’imminente matrimonio di Jeff Bezos, dove il miliardario avrebbe “affittato” l’intera città di Venezia dal 24 al 28 giugno. Già venerdì scorso, secondo quanto riportato da Il Post oltre duecento persone hanno partecipato alla protesta dell’associazione «No Space for Bezos». Il disagio causato dalle nozze dell’imprenditore americano si rifletterà direttamente sui residenti, poiché alcune aree della città verranno completamente chiuse al pubblico e anche i taxi acquei saranno meno disponibili per cittadini e turisti “ordinari”, essendo destinati alla lunga lista di ospiti A-list dell’evento. Il sindaco Luigi Brugnaro ha comparato l’evento al G7, sia per importanza che per grandezza, sottolineando l’importanza di questa scelta per la città di Venezia. Ma siamo sicuri di non star svendendo le nostre città come parchi giochi all’aria aperta?