A Guide to All Creative Directors

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Cosa aspettarsi dalla Biennale Musica 2025

Venezia potrebbe diventare ad ottobre la prossima mecca dei festival italiani

Cosa aspettarsi dalla Biennale Musica 2025 Venezia potrebbe diventare ad ottobre la prossima mecca dei festival italiani

Venezia non è solo sinonimo di Biennale d’arte o architettura. L'istituzione Biennale organizza anche periodi importanti dedicati al teatro, alla danza e, soprattutto, alla musica che questo ottobre, dall’11 al 25, vedrà la curatrice Caterina Barbieri provare a trasformare quello che è già un punto di riferimento per molti cultori di una musica fatta di ricerca e sperimentazione. Cercando di attirare anche chi vuole vivere un'esperienza completa, fatta non solo di ascolti all’aria aperta, ma anche di atmosfere da clubbing con i tanti, forse troppi, gli spazi in possesso della Biennale tra le isole Veneziane e la terraferma. Caterina Barbieri, classe 1990, residente a Berlino ma attivissima nel panorama Italiano, ha una fortissima coscienza di quello che vuol dire musica, sia a livello tecnico che a livello teorico e filosofico, affermando la sua giustissima sua nomina a direttrice dello scorso anno, riuscita a ridare linfa ad una manifestazione che si trasforma in festival. L’abbiamo vista impegnata in moltissimi eventi in Italia e all’estero, tra cui il Sonar 2019, Atonal nel 2023 ma ci piace ricordare che l’Italia è da tanti anni al centro di queste sperimentazioni  e, spesso, non erano le città centrali ad organizzare manifestazioni incredibili. Come curatrice aveva già sperimentato una diversa configurazione di sé, quando nel maggio 2024 aveva curato due giorni di festival al Centre Pompidou di Parigi in memoria di Peter Rehberg aka PITA. Oggi sta preparando la manifestazione in Laguna con un'attenzione altrettanto intelligente, ma con una maggiore complessità in termini di organizzazione. La biennale di Barbieri musicale si chiamerà «La stella dentro», e come ci ha intimato lei stessa, immagina un festival come organismo vivente, in cui il suono diventa strumento di trasformazione collettiva. La curatrice esplora le possibilità della “musica cosmica”, tra elettronica, drone, minimalismo e ritualità. 

I nomi annunciati fanno venir voglia di acquistare subito i biglietti, che in realtà non ancora disponibili. C’è William Basinski con i suoi paesaggi sonori malinconici e dilatati, che per l’occasione aggiunge anche i suoni dei motori dei vaporetti – letteralmente, ambient veneziano. A seguire spicca anche il nome di Laurie Spiegel, pioniera dell’elettronica cosmica. Poi il dialogo tra Suzanne Ciani e Actress promette scintille, una vera collisione generazionale tra la pioniera dei sintetizzatori e uno dei produttori più criptici della scena UK. Poi arriva Carl Craig, paladino di Detroit, a Venezia con un’energia dichiaratamente festaiola  la sua sarà probabilmente la serata più danzante del festival, finalmente un climax da club dentro un contesto istituzionale. Ancora da Sunn O))) a Moritz von Oswald  in versione corale, fino alle incursioni ritual-pop di artisti diasporici come Chuquimamani-Condori, che faranno sfilare il suono lungo i canali dell’Arsenale. Più che una rassegna musicale, sembra un rave cosmico con regia concettuale (e va benissimo così). Un invito a partecipare, e a sottolineare l’importanza dell’Italia nel panorama mondiale della musica elettronica, grazie al coraggio di affidare ruoli curatoriali a giovani artisti. Oltre quindici prime mondiali e una line-up che ridisegna il confine tra avanguardia e spiritualità e non un semplice festival di musica, bensì un’esperienza immersiva tra il tempo sospeso, la materia sonora e l’estasi del presente.