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Come mai dai trailer non si capisce quando un film è un musical

Una tendenza che va avanti ormai da diversi anni

Come mai dai trailer non si capisce quando un film è un musical Una tendenza che va avanti ormai da diversi anni

Nella notte di mercoledì 10 aprile è stato pubblicato il primo trailer di Joker: Folie à Deux, il sequel del film Joker del 2019, interpretato da Joaquin Phoenix – che per quel ruolo vinse l’Oscar come Miglior attore protagonista. La pellicola fu premiata con il Leone d’oro al Festival di Venezia, ottenendo poi un grosso successo di pubblico e critica. C’era per questo molta attesa per il capitolo successivo, anche perché insieme a Phoenix ci sarà Lady Gaga: interpreterà il ruolo di Harley Quinn, che nei fumetti di Batman è partner di Joker, sia dal punto di vista sentimentale che nelle sue azioni. Joker: Folie à Deux sarà diretto ancora una volta da Todd Phillips e uscirà in Italia il prossimo 2 ottobre. La particolarità del film è che sarà molto simile a un musical, perciò ci saranno potenzialmente diverse scene coreografiche di canto e ballo. Eppure dal trailer questa caratteristica stenta ad emergere. Di recente è accaduta una cosa simile con Gloria!, l’esordio alla regia dell’attrice e cantante Margherita Vicario – presentato in concorso all’ultima edizione della Berlinale e distribuito nelle sale italiane in questi giorni. Nell’anteprima del film, per cui ci sono aspettative molto alte, si intravede una scena che potrebbe assomigliare a una coreografia – ma se una persona lo guarda senza saperne niente non c’è praticamente nulla che porti a pensare che possa essere un film musicale.

Perché si tende a nascondere che un musical è un musical

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Non è la prima volta che i trailer di pellicole che sono in sostanza dei musical, o che presentano elementi che li rendono molto vicini a questo genere, non contengono chiari accenni a coreografie e balli. Questa tendenza, infatti, va avanti da diversi anni ed è stata notata da varie riviste specializzate, tra cui la rispettata Screen Crush. In passato era già accaduto con Wonka. In entrambi i trailer diffusi veniva mostrata una sola scena che richiamava una coreografia – si vedeva molto velocemente Wonka (Timothée Chalamet) al centro di una piazza, circondato da persone che volteggiano reggendo degli ombrelli aperti. Screen Crush riporta anche l’esempio di Miraculous – Le storie di Ladybug e Chat Noir, un film d’animazione distribuito da Netflix. L’autore dell’articolo racconta che i suoi figli non si aspettavano così tante sequenze cantate e ballate: «Dopo circa 20 minuti mia figlia si è avvicinata e mi ha chiesto: "Papà, perché cantano tutti?"». Un altro esempio citato è il film Il colore viola, uscito nei cinema lo scorso 25 dicembre.

Anche se è l’adattamento cinematografico di un noto musical teatrale, il trailer di fatto nasconde tutti i riferimenti alla dimensione musicale. Lo stesso si può notare in Mean Girls, altro adattamento cinematografico di un popolare musical di Broadway: uscirà nei cinema nel 2024 e nonostante si tratti di un film musicale nel trailer non canta nessuno. Qualche decennio fa, invece, i trailer dei musical erano molto diversi: fin dall’anteprima, infatti, si puntava sulle caratteristiche tipiche di questo genere, cercando di coinvolgere il pubblico anche e soprattutto attraverso i balli e le canzoni originali della colonna sonora. Lo si può ad esempio vedere chiaramente nei trailer di Singin’ in the Rain (1952) o di Grease (1978). Il cambio di approccio deriva dal fatto che i produttori, oggi, ritengono che il pubblico sia sempre meno interessato ai musical, perciò l’industria per attrarre più persone preferisce realizzare e diffondere trailer privi o quasi di riferimenti al genere. Ma se gli studi cinematografici non credono che il pubblico generalista possa apprezzare i musical, perché continuano a produrne?