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Il rap è ancora solo per "veri uomini"?

La parabola di Drake e Andrew Tate

Il rap è ancora solo per veri uomini?   La parabola di Drake e Andrew Tate

Tra i tropi più celebri del mondo della musica figura sicuramente quello del rapper, tipologia d'artista che per ragioni sociali, storiche e culturali è convenzionalmente stata associata ad una personalità dura, rude, maschile, talvolta gangster, ma soprattutto virile. Considerando che il mondo del rap ha da tempo provato a scrollarsi di dosso queste connotazioni, accendere un riflettore su questo argomento non porta con sé un presagio positivo. Recentemente, una vecchia diatriba che vede coinvolti Andrew TateDrake è tornata a far parlare di sé, aprendo un dibattito precedentemente archiviato. In una puntata del suo podcast Tate Speech, l'host ha lanciato una frecciatina nei confronti del rapper canadese, dichiarando: «Immagina di essere canadese. Immagina di dire: "Sono un uomo." Da dove? "Dal Canada." Cosa? Questo non combacia, di cosa stai parlando? Aspetta, sei un uomo? Dal Canada? No, non può essere. "No, no, sono un uomo." No, non lo sei, amico, ovviamente non lo sei. Nel Canada non ci sono uomini. Stai scherzando.» Negli ultimi anni, artisti come Tyler, The Creator, i Brockhampton e Frank Ocean hanno riscritto la storia della musica hip hop ampliandone le tematiche e spingendo il genere oltre le storie sul sesso, le droghe e la criminalità, ma vista la forte trazione del pensiero di Tate online, baluardo della mascolinità tossica da 8 milioni di follower, sorge il dubbio che il panorama rap sia ancora vittima e creatore di una visione sciovinista dell’uomo. 

L’attacco di Andrew Tate a Drake 

L'affronto a Drake da parte di Andrew Tate ha un precedente che risale a quest'estate, precisamente ai giorni antecedenti all'inizio del tour del rapper It's All a Blur. Per l'occasione, Drake si era fatto fare una manicure rosa, postando il risultato finale sui social. Gli scatti hanno fatto il giro di tutte le piattaforme, X (prima Twitter) compresa, grazie al repost di Tate che ha commentato la scelta stilistica dell'artista con la caption: «C'è una ragione per cui mi rifiuto di incontrare tutte le persone famose che cercano di incontrarmi.» A giudicare dalle risposte, Drake non sembra essersela presa più di tanto per le illazioni eteronormative dell'ex kickboxer indagato per traffico sessuale. Nonostante quello di Tate sia un personaggio-meme che si riesce a prendere sul serio con molta difficoltà, le sue parole vanno comunque misurate, perché malgrado incredibilmente retrograde, continuano a influenzare un numero considerevole di ascoltatori, spesso giovanissimi

Come è cambiata l'immagine del rapper? 

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Fino agli anni ‘90 e 2000, artisti come 50Cent, B.I.G., Dr. Dre e Snoop Dog hanno dipinto un’immagine ben definita del rap nell’immaginario dei loro ascoltatori, scaturita da brani incentrati su episodi di criminalità di strada, ma un aspetto specifico delle loro scelte tematiche ne rivela i motivi. Nonostante molti dopo di loro abbiano provato ad imitare il loro stile, evocando le loro stesse immagini per goliardia più che per arte, lo scopo finale del rap anni '90 non era quello di istigare i fan all’odio, alla violenza sulle donne o all’uso di droghe, bensì quello di raccontare la loro quotidianità. Prova ne è stata la discografia di 2Pac, un’artista progressista, attivo per le donne e per la giustizia, che però era solito esporre temi tra i più disparati, collegati anch’essi ad una vita all’insegna della trasgressione e del pericolo. A lungo, appassionati e giovanissimi hanno confuso canzoni su omicidi o sulla mancanza di rispetto nei confronti delle donne delle canzoni rap come versi da cui lasciarsi ispirare, ma adesso questo mondo è rimasto in mano solo a personaggi come Tate, mentre i veri artisti rap hanno preferito favorire un ribaltamento di paradigma. 

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Il 2017, anno in cui l'hip hop ha visto l'uscita di progetti come Saturation II dei BROCKHAMPTON e Flower Boy di Tyler, The Creator, non è bastato a far intendere agli amanti del rap il passaggio culturale del genere verso un'apertura conscious e contemporanea, ben lontana dalla misoginia e la trasgressione. In 911 / Mr. Lonely, con Frank Ocean e Steve Lacy, Tyler affronta il tema della solitudine, in Boredom offre una visione di sé ancora più vulnerabile raccontando come la noia divori le sue giornate, mentre quest'anno, nella traccia SORRY NOT SORRY, uscita quest'anno come singolo contenuto in CALL ME IF YOU GET LOST: The Estate Sale, il rapper ha prodotto una canzone che permette all'ascoltatore di analizzare da vicino la sua introspezione e le sue autoriflessioni affrontando temi delicatissimi, dalle ingiustizie subite dalla comunità Black all'invasione della privacy. Aggiungendo a questi esempi anche quello di Kid Cudi, che con Man on The Moon del 2009 ha spianato la strada alla narrazione di dinamiche soft a livello di terminologia, ma dure dal punto di vista della delicatezza dell'argomento, risulta davvero difficile credere al fatto che il lavoro intenso di molti artisti non sia riuscito a cambiare le menti e la percezione di molti ascoltatori. Eppure, se il già citato Tyler, The Creator è riuscito a risultare credibile agli occhi del suo fandom passando dall'apparire come un misogino "mangia scarafaggi" all'essere l'emblema del rapper metrosessuale, perché c'è chi ancora chi crea polemiche di fronte a un Drake che porta lo smalto rosa? Una delle risposte che possiamo dare a questo quesito apparentemente nonsense trova posto nella comunicazione dell'immagine che Drake riesce a dare di sé.

Lungi dall'essere una giustificazione alle parole pronunciate da Tate negli ultimi mesi, se Tyler ha ricevuto meno attacchi da uomini come Tate rispetto al collega canadese, un motivo dovrà pur esserci. Il repentino cambiamento dello stile musicale e personale di Drake potrebbe aver scioccato i suoi fan, con l'uscita dell'album house Honestly, Nevermind del 2022. Al tempo, il disco ha accentuato e inasprito le critiche di chi è solito sostenere di rivolere indietro il «vecchio Drake.» Drake è un artista che non ha saputo abituare negli anni i propri ascoltatori ad un possibile cambiamento stilistico. Non ha lavorato sulla raffinatezza dello storytelling del proprio personaggio, rendendo così lo zoccolo duro dei suoi fan tremendamente nostalgico della prima versione di sé che lui ha fornito. Non per questo, però, la sua più recente sperimentazione verso fit lontani dalla stereotipata visione mascolina del rapper dovrebbero venire diffamati da persone ineducate. Insomma, di fronte alle frasi deplorevoli di Andrew Tate c'è bisogno di uno sforzo in più da parte dei rapper che hanno bisogno di convincere il pubblico che il rap non verte solamente su una narrazione mascolina fatta di armi da fuoco e spaccati di vita da strada.