FUORIMODA REVIEWS – La prima piattaforma online per recensire i fashion show

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È stato un anno di grandi soundtrack in passerella 5 sfilate in cui la colonna sonora ha fatto (quasi) più rumore degli abiti

Fin da sempre le sfilate della fashion week dimostrano quanto l’impatto che la musica può avere nella narrazione di un brand in un’epoca in cui la moda si consuma anche attraverso uno schermo, una canzone azzeccata può trasformarsi nel tratto distintivo di un’intera stagione, entrare nelle playlist delle fashion week, essere googlata da migliaia di utenti, generare meme e reinterpretazioni. A conferma di ciò, in un’intervista per 10magazine, Honey Dijon, producer e DJ tra le più richieste nell’ambito dei fashion show, che da anni lavora al fianco dei designer per costruire un’esperienza sinestetica per le loro collezioni, ha dichiarato che «si tratta di dare vita al movimento della collezione.» La colonna sonora diventa specchio dell’identità creativa di chi disegna e una buona soundtrack non si limita a selezionare canzoni belle ma si costruisce con precisione chirurgica, tra micro-editing, aggiustamenti di volume, sovrapposizioni ritmiche e silenzi dosati al millisecondo. E il rapporto che si instaura tra creative director e progettista del suono è fondamentale: il leggendario sound designer Michel Gaubert, infatti, durante una conversazione con Claire Koron Elat per 032c ha sottolineato che quando c’è uno scambio vero allora si può costruire qualcosa di unico, frutto di una collaborazione. «Quello che mi interessa di più quando c’è uno scambio di idee è costruire qualcosa insieme. A volte ho completa libertà creativa, altre volte è uno scambio. […] Quando le persone hanno una visione specifica, mi piace essere un fattore integrativo a quella visione.» Partendo da queste osservazioni, ecco le cinque sfilate delle ultime fashion week in cui la musica ha giocato un ruolo fondamentale. 

Maison Margiela SS24

Per la sua ultima messa in scena durante la Couture Week di Parigi, John Galliano ha composto un’opera sensoriale dove la musica non accompagna: guida. La collezione Artisanal 2024 di Maison Margiela, andata in scena sotto il Pont Alexandre III, è stata molto più di una sfilata. Una discesa nei sotterranei della memoria, fra luci fioche, tavoli rotti e figure spettrali. Il sound design, pensato come un dramma a più atti, ha trasformato la passerella in palcoscenico emotivo. Musica classica distorta, gospel in chiave cabaret, accenni noir e pause calibrate hanno scandito ogni gesto. All’inizio un live di voci corali e Lucky Love che canta la sua Now I Don’t Need Your Love, subito dopo la melodia di Hometown Glory di Adele inizia a farsi spazio in una Parigi povera, reietta, fatta di sobborghi, e prosegue per tutto il corso della sfilata accompagnando ogni momento. Il suono, a differenza dei modelli paragonabili a delle bambole burlesuqe, è paragonabile a un corpo vivo, capace di amplificare e plasmare l’intero show. Galliano non ha usato la musica come sfondo ma l’ha trasformata in struttura narrativa: dettava il ritmo degli abiti, guidava la recitazione dei modelli, faceva tremare le silhouette. Ogni nota diventava parte della sceneggiatura. In questo rituale decadente, la colonna sonora era l’unico copione da seguire.

Dsquared2 FW25

Passiamo ora a quello che è stato l’evento più scenografico del primo giorno della Milano Fashion Week di marzo. Dsquared2 ha festeggiato il suo trentesimo compleanno con una sfilata che era, giustamente, molto più simile a un party in stile Y2K. L’invitata d’onore è stata Doechii, la rapper americana fresca di Grammy (Best Rap Album con Alligator Bites Never Heal), che ha inaugurato e chiuso lo show. In apertura, Doechii è arrivata sulla passerella a bordo di un mezzo blindato, lanciandosi poi in un catwalk senza paura sulle note di Nissan Altima, mentre dal corpetto con zaino integrato volavano banconote. A metà dello show, un cambio stile: in passerella 3 modelli travestiti da i Kiss, per lanciare ufficialmente la nuova collaborazione con le stelle del rock americane. Nel gran finale, cambio outfit per Doechii e nuovo ingresso: stavolta in duo con JT sulle note di Alter Ego, hit pubblicata nel 2024. Picco del momento? Il cambio dei brand citati nel testo del brano con un omaggio diretto a Dsquared2. La performance ha dato il via a un ultimo grande ballo collettivo che ha coinvolto Dean e Dan Caten, Naomi Campbell e tutto il front row in una perfetta coreografia nostalgia-driven.

Willy Chavarria SS26 Men’s 

La SS26 Men’s di Willy Chavarria ha proseguito il suo percorso narrativo fatto di romanticismo queer, tailoring oversize e tensione politica. Ma è stato il suono a dare corpo alle emozioni in passerella. Alla direzione musicale c’era Marco Neves, DJ e compositore attivo nella scena di New York dal 2021, già dietro alla sound direction della capsule adidas x Willy Chavarria di febbraio. Per la SS26, Neves ha costruito un paesaggio sonoro attraverso HURON, un mix perfetto fatto di loop malinconici, bassi che sembravano sospesi nell’aria e campionamenti vocali come bisbigli interiori. Non solo sottofondo, ma respiro collettivo. La musica ha guidato ogni uscita in passerella come fosse parte della silhouette stessa, facendo emergere tutta la vulnerabilità poetica del lavoro di Chavarria.

Louis Vuitton SS26 Men’s 

Da quando Pharrell Williams è diventato direttore creativo Louis Vuitton Men, le colonne sonore sono sempre state eventi a sé. Ma per la SS26, presentata sulla Senna, si è superato. La soundtrack è stata un’esperienza multisensoriale, con la partecipazione live di Voices of Fire, Tyler, the Creator e A.R. Rahman, in una fusione di gospel, jazz e produzione elettronica che ha rispecchiato l’ibridazione culturale della collezione. A chiudere lo show, Get Right, brano inedito prodotto da Pharrell con Doechii e Tyler, the Creator, pensato come vera e propria "closing statement" sonora. Pharrell non ha solo scelto delle canzoni: ha costruito un viaggio musicale fluido, narrativo, che abbracciava visivamente e musicalmente l’energia della collezione. Più che una sfilata, un concerto con dress code couture.

Kenzo SS26 Men’s

Nigo per la SS26 Men’s di Kenzo ha trasformato Maxim’s, storico locale Art Nouveau nel cuore di Parigi, in un nightclub metropolitano a metà tra Tokyo e Parigi. La sfilata SS26 ha mescolato tailoring rigoroso, denim grezzo e ironia grafica, ma è stata la musica a dirigere il ritmo del racconto. La colonna sonora, curata da Hiroshi Fujiwara, figura chiave dello streetwear giapponese e DJ pionieristico, ha costruito un percorso sonoro fatto di breakbeat, funk elettronico e minimal techno. La sequenza musicale si è aperta con una traccia ambient jazz rallentata, per poi crescere con groove pulsanti e citazioni glitch che rispecchiavano il clash culturale della collezione: tra uniforme e ribellione, tra oriente e occidente. Il sound design ha trasformato il défilé in una vera e propria esperienza immersiva, dove il confine tra sfilata e clubbing si dissolveva in un’energia collettiva. In un finale acido ma contenuto, la musica si spegne quasi a suggerire che, fuori da Maxim’s, la festa di Kenzo continui ancora.