A Guide to All Creative Directors

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Perchè la moda è così affascinata dalle bambole

Tra nostalgia, ossessione e surrogati

Perchè la moda è così affascinata dalle bambole Tra nostalgia, ossessione e surrogati
Maison Margiela Fall Winter 1994-95
Surrogati. Un amore ideale @ Osservatorio Fondazione Prada
Surrogati. Un amore ideale @ Osservatorio Fondazione Prada
Surrogati. Un amore ideale @ Osservatorio Fondazione Prada
Surrogati. Un amore ideale @ Osservatorio Fondazione Prada
Maison Margiela Fall Winter 1994-95
Maison Margiela Fall Winter 1994-95
Clothing reproduced from a doll's wardrobe, Maison Margiela
Viktor & Rolf FW17
Maison Margiela Fall Winter 1994-95
Maison Margiela Fall Winter 1994-95
IT The House of Viktor & Rolf
Jingle Flowers di Comme des Garçons
Marc Jacobs SS24
Marc Jacobs SS24
Marc Jacobs SS24
The House of Viktor & Rolf
The House of Viktor & Rolf

Il caso dei Labubu e delle collaborazioni dell'azienda creatrice Pop Mart con i brand di moda spopola, anche se stiamo probabilmente già assistendo al suo declino. Trend consumistici a parte, il famoso pupazzetto aiuta a comprendere meglio la relazione tra moda e giocattoli: come dimostano studi, ricerche e persino mostre e documentari passati, bambole come i Labubu hanno il potere di diventare surrogati affettivi. Forse si cerca conforto nella replica, nel piccolo, a cui neanche la moda è immune. La mostra Surrogati. Un amore ideale, tenutasi all’Osservatorio di Fondazione Prada nel 2019, rappresenta un perfetto punto di partenza per affrontare l’argomento. Del resto, l'essere umano è sempre stato ossessionato dalla creazione di proprie repliche o, più in generale, di oggetti feticcio dalle sembianze umane. La mostra dell'Osservatorio di Fondazione Prada celebrava così il surrogato come bambola pronta ad attivarsi come sostituto dell’essere umano, con le immagini di Jamie Diamond e di Elena Dorfman che raccontavano le storie di chi aveva deciso di vivere con un giocattolo per affrontare una perdita o sostituire un affetto. Il catalogo stesso si apre sul ruolo del manichino nel surrealismo - per il movimento, rappresentava la quintessenza del commercio - offrendo una perfetta transizione verso il linguaggio della moda. Sin dalla fondazione dell’alta moda francese, poi, le bambole sono state utilizzate per la realizzazione degli abiti, con piccoli manichini in legno che circolavano i nuovi modelli tra le corti europee. Furono strumenti preziosi anche per progettiste visionarie come Madeleine Vionnet, che sperimentava i drappeggi direttamente in scala per osservarne la risposta tridimensionale del tessuto. Ma, con un balzo temporale, le bambole ispirarono anche collezioni vere e proprie, come nel caso del designer belga Martin Margiela

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Surrogati. Un amore ideale @ Osservatorio Fondazione Prada
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Surrogati. Un amore ideale @ Osservatorio Fondazione Prada
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Surrogati. Un amore ideale @ Osservatorio Fondazione Prada
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Surrogati. Un amore ideale @ Osservatorio Fondazione Prada

«Da piccolo mi divertivo a cambiare i vestiti alle bambole», racconta il designer nel documentario Martin Margiela: In his own words. Un giornochiese a sua nonna di aiutarlo a riprodurre un abito visto in TV - di  Courrèges - per la sua Barbie, uno studio sul corpo in miniatura che lo portò, anni dopo, alla concezione di una delle sue collezioni più popolari. La FW 1994-1995, intitolata Clothing reproduced from a doll’s wardrobe, utilizzava le proporzioni anomale dei giocattoli come fondamento per un’estetica spiazzante. Bottoni fuori misura, zip esagerate, tagli non anatomici: tutto contribuì a mettere in evidenza l’idealizzazione irreale insita nell’abbigliamento delle bambole. Anche la stessa Barbie ebbe una lunga relazione con progettisti contemporanei: la storica azienda produttrice collaborò negli anni con diversi brand per produrre serie limitate, da Balmain a Berluti. Ma fu nel 2009 che uscì la Barbie di più rara, la prima vestita da Rei Kawakubo all’interno della collezione Jingle Flowers di Comme des Garçons, pensata per le festività natalizie. Un abito in seta, senza maniche, decorato con una stampa floreale ispirata alla collezione, con una gonna ovviamente asimmetrica. Questa Barbie faceva parte della linea Barbie Collector Platinum Label, e si può ancora trovare sul mercato secondario a prezzi ben superiori alle originarie 225 sterline.

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Clothing reproduced from a doll's wardrobe, Maison Margiela
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Maison Margiela Fall Winter 1994-95
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Maison Margiela Fall Winter 1994-95
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Maison Margiela Fall Winter 1994-95
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Maison Margiela Fall Winter 1994-95
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Maison Margiela Fall Winter 1994-95
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Jingle Flowers di Comme des Garçons

Il duo Viktor & Rolf nel 2008 lavorò ad una delle retrospettive di moda più sorprendenti mai ospitate al Barbican di Londra: The House of Viktor & Rolf, concepita come una vera casa di bambole. Realizzate da un fabbricante belga specializzato, le bambole combinavano elementi tipici dei giocattoli europei del XIX secolo come volti in porcellana di biscuit alla francese, con tanto di capelli umani, e corpi in cartapesta alla tedesca. La casa era perfettamente inserita negli spazi brutalisti della galleria, fatta di volumi a doppia altezza e stanze distribuite su un articolato soppalco. Al suo interno, il duo olandese sistemò manichini in miniatura che riprendevano le fattezze di bambole vittoriane, vestite con abiti riprodotti in scala ridotta con una precisione sartoriale impeccabile. Al piano superiore, le proporzioni si ribaltavano: le stesse figure sembravano crescere a dimensione umana, il che generava nel pubblico un effetto straniante, un gioco di percezione tra leggerezza favolistica e inquietudine surreale. 

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Viktor & Rolf FW17
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The House of Viktor & Rolf
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The House of Viktor & Rolf
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Marc Jacobs SS24
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Marc Jacobs SS24
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Marc Jacobs SS24
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ITThe House of Viktor & Rolf

Infine, per la SS24 Marc Jacobs ha trasformato la sua sfilata in un gigantesco gioco di proporzioni: tutto - dalle modelle agli abiti, fino a ciglia finte e gli arredi - sembrava uscito da una casa di bambole. Le silhouette rigide, le gonne a campana e i volumi esagerati richiamavano gli abiti di carta ritagliabili, rivisitati però in chiave couture, con un’estetica a metà tra il kawaii disturbante e l’omaggio pop. Il trucco esasperato, le parrucche cartonate, gli short minuscoli e i maglioni oversize costruivano figure sospese tra innocenza infantile e icone post-umane. Insomma, che si tratti di pupazzetti da appendere alla borsa, di modelle truccate come una bambola o di bambole vestite come una modella, l'estetica dollified e le derive social ci mettono di nuovo di fronte a una sola, grande, domanda: la moda è solo un grande gioco per adulti?