FUORIMODA REVIEWS – La prima piattaforma online per recensire i fashion show

FUORIMODA REVIEWS – La prima piattaforma online per recensire i fashion show

FUORIMODA REVIEWS – La prima piattaforma online per recensire i fashion show

FUORIMODA REVIEWS – La prima piattaforma online per recensire i fashion show

FUORIMODA REVIEWS – La prima piattaforma online per recensire i fashion show

FUORIMODA REVIEWS – La prima piattaforma online per recensire i fashion show

FUORIMODA REVIEWS – La prima piattaforma online per recensire i fashion show

FUORIMODA REVIEWS – La prima piattaforma online per recensire i fashion show

FUORIMODA REVIEWS – La prima piattaforma online per recensire i fashion show

FUORIMODA REVIEWS – La prima piattaforma online per recensire i fashion show

FUORIMODA REVIEWS – La prima piattaforma online per recensire i fashion show

FUORIMODA REVIEWS – La prima piattaforma online per recensire i fashion show

FUORIMODA REVIEWS – La prima piattaforma online per recensire i fashion show

FUORIMODA REVIEWS – La prima piattaforma online per recensire i fashion show

FUORIMODA REVIEWS – La prima piattaforma online per recensire i fashion show

FUORIMODA REVIEWS – La prima piattaforma online per recensire i fashion show

FUORIMODA REVIEWS – La prima piattaforma online per recensire i fashion show

FUORIMODA REVIEWS – La prima piattaforma online per recensire i fashion show

FUORIMODA REVIEWS – La prima piattaforma online per recensire i fashion show

FUORIMODA REVIEWS – La prima piattaforma online per recensire i fashion show

L’arte contemporanea sta diventando più economica? Più o meno - come con tutto, i nuovi dazi USA hanno creato molta confusione

Quando si parla di arte contemporanea la prima cosa che viene in mente è forse un tipo di arte difficile da capire e costosa da comprare. Il che, volendo semplificare all’estremo, è anche vero dal punto di vista di un potenziale compratore alle prime armi – ma le cose stanno cambiando. Secondo il nuovo report Art Basel and UBS Global Art Market Report 2025, pubblicato ieri, il mercato globale dell’arte ha registrato vendite totali pari a 57,5 miliardi di dollari lo scorso anno, segnando un calo del 12% rispetto al 2023 – ma di fronte a un valore complessivo diminuito, il numero di transazioni è aumentato del 3%, raggiungendo quota 40,5 milioni. Secondo il report, questa discrasia tra valore e volume è indicativa di cambio di marcia: si compra più arte ma a prezzi più bassi e dunque per certi versi il mondo dell’arte contemporanea sta diventando più economico e i collezionisti d’arte non sono più necessariamente dei multimilionari. E infatti uno dei principali fattori alla base della contrazione del mercato è stato il netto calo nel segmento più alto. Il numero di opere d’arte vendute all’asta per oltre 10 milioni di dollari è sceso del 39%, dopo un altro calo del 40% nel 2023. Il che ha influito anche sulle vendite all’asta pubblica, diminuite del 25% a 19 miliardi di dollari mentre le vendite dei galleristi sono scese solo del 6% a 34,1 miliardi di dollari. A crescere è stata però la fascia bassa del mercato e cioè quella che riguarda opere con valore inferiore ai 50.000 dollari. Le opere vendute a meno di 5.000 dollari hanno registrato una crescita del 7% in valore e del 13% in volume, mentre le transazioni sotto i 50.000 dollari sono aumentate dell’8%.

@nssmagazine Take a look at Miami Art Basel’s street style. Which one is your favourite look? #fashiontiktok #tiktokfashion #miami #miamiartbasel #streetstyle #look #cool suono originale - nss magazine

Sia gallerie che case d’asta sono riuscite a intercettare nuovi acquirenti: nel 2024, il 44% degli acquirenti dei galleristi era costituito da nuovi clienti, e il 38% delle vendite totali derivava da questi, in crescita del 5% rispetto al 2023. Secondo Clare McAndrew, uno dei founder di Art Basel, questa maggiore accessibilità è «essenziale per la crescita a lungo termine» del mercato. Le gallerie più piccole hanno giocato un ruolo centrale: quelle con fatturato annuo inferiore ai 250.000 dollari hanno dichiarato che il 50% della loro clientela era nuova e che le loro vendite sono cresciute del 17%. A livello geografico, gli Stati Uniti hanno mantenuto la loro posizione di leadership nel mercato dell’arte globale, rappresentando il 43% delle vendite totali pur di fronte a un calo del 9%, che ha portato il mercato dell’arte USA a 24,8 miliardi di dollari. È stato il secondo anno consecutivo di flessione, causata da una riduzione delle transazioni top-end e dall’incertezza politica che sta sconvolgendo i mercati ancora oggi. Al secondo posto invece c’è il Regno Unito con vendite in calo del 5% anno su anno, per un totale di 10,4 miliardi di dollari. L’Unione Europea, invece, ha generato nel complesso 8,3 miliardi di dollari in vendite, registrando un calo dell’8% rispetto al 2023. La Francia è rimasta la più “esteta” in Europa con un valore di mercato pari a 4,2 miliardi di dollari, in discesa del 10%. Mentre, in Asia, le performance sono state eterogenee: in Cina le vendite sono crollate del 31% a 8,4 miliardi di dollari a causa delle difficoltà economiche del paese – il peggior risultato per il paese dal 2009; la Corea del Sud ha registrato un calo del 15%, mentre il Giappone ha segnato una lieve crescita del 2%, in controtendenza.

E di questi tempi i mercanti d’arte più “democratici” hanno trovato slancio: i dealer con fatturato superiore ai 10 milioni di dollari hanno registrato un calo del 9% nelle vendite, e il 64% di essi ha dichiarato di aver venduto meno rispetto al 2023. Al contrario, i galleristi di fascia media (da 1 a 5 milioni di dollari) hanno visto crescere le vendite del 10%, mentre i più piccoli (meno di 250.000 dollari) hanno registrato un aumento del 17% e il maggior numero di nuovi clienti. Il 31% delle loro vendite è stato realizzato durante le fiere d’arte, con un incremento del 2% rispetto al 2023. Le fiere internazionali hanno trainato questo aumento, rappresentando il 20% delle vendite totali, mentre quelle locali sono rimaste stabili all’11%. I dealer con oltre 10 milioni di dollari di fatturato hanno riportato la più alta quota di vendite durante le fiere (34%) che hanno rappresentato anche la principale fonte di nuovi acquirenti per il 31% dei dealer, seguite dalle visite in galleria (23%) e dai referral (16%). Anche nel mondo delle aste l’arte è diventata più economica: il numero di lotti venduti all’asta è cresciuto del 6% e il volume totale delle vendite all’asta pubblica è aumentato del 4%. Ma i lotti venduti a oltre 1 milione di dollari sono diminuiti di un terzo – in altre parole la crescita ha riguardato esclusivamente le fasce più accessibili. Le vendite private delle case d’asta sono invece cresciute del 14%, raggiungendo i 4,4 miliardi di dollari, compensando parzialmente la contrazione delle aste pubbliche e dimostrando una domanda stabile per transazioni più riservate. Le vendite online hanno subito una lieve contrazione, scendendo dell’11% a 10,5 miliardi di dollari, ma rappresentando il 22% del totale delle vendite complessive. 

Secondo Paul Donovan, Chief Economist di UBS Global Wealth Management, la crescente incertezza politica e il ritorno al nazionalismo economico rappresentano ostacoli per il mercato dell’arte che però è più degli altri in grado di attirare nuovi acquirenti. Quanto alle proiezioni per l’anno in cui ci troviamo, l’80% dei galleristi si aspetta vendite stabili (47%) o in crescita (33%). L’ottimismo è maggiore nel segmento medio (da 500.000 a 1 milione di dollari), dove il 51% dei dealer prevede un aumento delle vendite, rispetto a circa un terzo alla fine del 2023. Tra i dealer più importanti, con oltre 10 milioni di fatturato, il 19% si aspetta un miglioramento, mentre la maggior parte prevede stabilità. I dealer più piccoli sono più divisi: circa un quarto prevede un calo, mentre gli altri sperano in un anno stabile o migliore. Nel mondo delle aste solo il 15% delle case d’asta di fascia media prevede una crescita delle vendite nel 2025, anche se il 45% si aspetta una stabilizzazione. In generale, la nuova ondata di dazi USA sta già generando ripercussioni sul mercato anche se le opere d’arte non sono ancora esplicitamente incluse nelle nuove misure, come riportano articoli di Forbes, Artsy o Artnet. Materie prime più costose per i creativi, spedizioni e trasporti di opere più difficoltosi e costosi per i galleristi, fiere d’arte a cui partecipare diventa insostenibile o che si svuotano, meno investimenti sugli artisti emergenti a favore di nomi più celebri che rappresentano beni rifugio per i collezionisti ricchi. Ma le implicazioni più concrete ancora non si conoscono – e preoccupano.