
L’arte è ancora un bene rifugio? Cioè un investimento economico su cui continuare puntare? Secondo molti osservatori non più
Christie’s è una delle case d’asta più importanti e prestigiose al mondo, fondata a Londra nel 1766, e specializzata nella vendita di opere d’arte, oggetti da collezione e beni di lusso. Nei primi sei mesi del 2025 ha registrato ricavi per circa 2,1 miliardi di dollari, nonostante un contesto internazionale segnato da una aggressiva guerra commerciale intrapresa dagli Stati Uniti a danno di molti loro storici partner, compresa l’Europa. La nuova amministratrice delegata di Christie’s, la statunitense Bonnie Brennan, ha sottolineato come la priorità dell’azienda sia stata quella di garantire la stabilità economica, evitando i bruschi scossoni dello scorso anno, quando era stato registrato un calo del 22% delle vendite. È vero che il mercato delle opere del XX e XXI secolo nel 2025 ha subito una lieve contrazione, ma a compensare questo rallentamento è arrivata la crescita del settore del lusso, che ha sfiorato il 30%.
Anche Sotheby’s, la principale concorrente di Christie’s, ha registrato buone performance, con un giro d’affari di oltre 2 miliardi di dollari nei primi sei mesi dell’anno. Ma c’è un ma. Diversi analisti sostengono che il mercato dell’arte non stia realmente crescendo: in particolare farebbe sempre più fatica ad attirare i collezionisti più ricchi – ormai tendenzialmente più attenti alla solidità economica dell’investimento in una certa opera, piuttosto che al suo prestigio culturale. Secondo quanto riporta The Art Newspaper, oltre la metà delle opere rivendute all’asta nel 2025 ha prodotto rendimenti finanziari negativi: se questa tendenza dovesse consolidarsi, il mercato dell’arte registrerebbe la sua peggior performance dall’inizio degli anni Duemila, soprattutto se messa a confronto con l'indotto elevato di asset come azioni, oro e criptovalute. Nella prima metà del 2025 l’indice azionario statunitense S&P 500, che raggruppa le 500 principali società quotate a Wall Street, è cresciuto del 5%. Ha fatto ancora meglio l’oro, tradizionalmente considerato un bene rifugio, che nello stesso periodo ha registrato un aumento del 25%.
@thebaerfaxt "In your lifetime you get the one opportunity to acquire the object of your desire." -Jussi Pylkkänen In his first sit-down interview since leaving his role as Global President of Christie's, Jussi joins Josh on The Baer Faxt Podcast to reveal the secret art of the auctioneer. Listen today at the link in our bio or wherever you get your podcasts for our conversation with the specialist behind many of the biggest record-breaking auctions in recent years, as he shares his favorite stories from nearly four decades at Christie's, plus his plans for his new independent advisory, Art Pylkkänen, and his predictions for the future of the auction market. #jussipylkkanen #christies #christiesinc #christiesauction #artauction #auctioneer #auction #artcollector #artcollecting #talkingart #artistsoftiktok #artistatiktok #artpodcast #baerfaxt #baerfaxtpodcast #artmarket #artbusiness original sound - The Baer Faxt
Anche Bitcoin, la criptovaluta più conosciuta al mondo, ha segnato una crescita del 9%, nonostante la sua intrinseca volatilità. Non sorprende quindi che grandi quantità di capitale si siano spostate verso questi asset più redditizi. Un esempio emblematico è proprio il Bitcoin Trust, un fondo creato dalla nota società statunitense di gestione patrimoniale BlackRock, attraverso cui gli investitori possono comprare e vendere quote come se fossero azioni, beneficiando della crescita del valore del Bitcoin senza dover gestire direttamente wallet digitali, chiavi private o la custodia della stessa criptovaluta.
Grazie a questo meccanismo, il Bitcoin Trust ha attirato oltre 84 miliardi di dollari di investimenti nella sola prima metà dell’anno: una cifra, questa, molto alta anche per gli standard del settore finanziario, e superiore all’intero volume economico generato dal mercato mondiale dell’arte nello stesso periodo. Questo spostamento di interesse verso risorse più redditizie, come per l’appunto Bitcoin, tra gli altri, sta mettendo in discussione l’idea di opera d’arte intesa come strumento di investimento. L’arte continua ad attirare le élite globali, ma sempre più spesso per via del prestigio e della dimensione simbolica associati a un quadro o a una scultura: in sostanza, sta smettendo di essere considerata – come l’oro – un bene rifugio su cui investire potenzialmente grossi capitali nella certezza di un ritorno economico.
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Perfino fiere storicamente centrali per il mercato, come Art Basel, in Svizzera, sono oggi viste più come eventi mondani riservati a pochi super-ricchi, che come occasioni per effettuare degli investimenti. Queste manifestazioni in passato erano dei punti di riferimento per i compratori, mentre oggi sono viste più come degli eventi mondani, dove le occasioni di networking o i cocktail-party sembrano più rilevanti delle opere in mostra – segnala The Art Newspaper. Secondo molti operatori del settore, il mercato dell’arte in futuro tenderà a restringersi ulteriormente: solo le grandi opere manterranno valore nel tempo, mentre quelle considerate minori perderanno progressivamente appeal economico.
In questo contesto, non è raro sentir parlare di “zombie art”, termine usato per descrivere opere create appositamente per performare sul mercato in un preciso momento storico, cavalcando cioè la tendenza del momento. Di fronte a questi trend, Marc Spiegler, ex direttore di Art Basel, parlando con The Art Newspaper ha detto che il settore dovrebbe cambiare prospettiva: secondo il giornalista franco-statunitense, l’arte non dovrebbe più essere proposta ai super-ricchi come un investimento finanziario "sicuro", ma come un prodotto di natura puramente estetica e culturale. In altre parole, per Spiegler l’arte dovrebbe tornare a essere apprezzata per ciò che realmente è, e non per quel che può fruttare in futuro a livello economico.














































