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Come le opere d’arte si muovono dentro e fuori i musei

L'arte di spostare l'arte

Come le opere d’arte si muovono dentro e fuori i musei L'arte di spostare l'arte

L’arte si muove dentro e fuori i musei molto più di quanto si possa pensare. Un museo non è un luogo i cui gli spazi sono sempre uguali a sé stessi, e le opere d’arte non sono visibili sempre e solo all’interno dell’istituzione museale che le possiede e le custodisce. Le mostre sono infatti composte spesso da opere prese in prestito da altre gallerie o collezionisti. I musei oggi hanno un ruolo molto diverso rispetto al passato. Una volta queste istituzioni nascevano per esporre la collezione di cui erano in possesso, mentre adesso le opere custodite dalle gallerie sono cresciute molto, per questo uno dei temi fondamentali è diventato la gestione dello spazio e il movimento delle opere stesse. Inoltre, oggi i musei devono saper creare un rapporto con il territorio che li circonda, senza però dimenticare gli aspetti economici. Per raggiungere questi scopi, e coinvolgere un pubblico sempre più vasto, il museo deve aggiornare costantemente le sue proposte tematiche e le sue tecniche espositive.

Le collezioni sono così sottoposte a un allestimento quasi continuo: vengono creati nuovi percorsi di fruizione delle opere, e queste ultime vengono spostate da una sala all’altra per fare spazio a mostre temporanee. L’arte quindi si muove costantemente dentro a un museo, così come fuori da esso quando viene data in prestito a un’altra istituzione. A gestire tutto questo processo c’è una figura specifica, il cosiddetto “registrar.” La professione nasce negli Stati Uniti negli anni Cinquanta, quando a questo ruolo era semplicemente richiesto di prendere nota e per l’appunto registrare l’arrivo delle opere nei musei. Oggi invece la figura, ancora poco conosciuta, si occupa di coordinare tutta una serie di attività anche molto complesse – dallo spostamento delle opere, al montaggio in sicurezza una volta giunte a destinazione, fino all’adeguamento degli spazi espositivi di un museo. Le operazioni di spostamento delle opere, come prevedibile, sono molto delicate: per tutelare il quadro, la scultura o l’installazione tutte le fasi della movimentazione devono avvenire nella massima sicurezza, soprattutto quando viene accordato il prestito a un altro museo. In questi casi ci si relaziona direttamente con il museo richiedente, in particolare con l’ufficio che gestisce le collezioni e coordina le mostre; si concordano il tipo di trasporto e il tipo di imballaggio, e si attivano le polizze assicurative.

Spesso le strutture e le tecniche ideate per proteggere e trasportare le opere sono realizzate e pensate su misura, in base alle sue caratteristiche e alla sua grandezza, e sono altrettanto sofisticate di quelle che hanno permesso la realizzazione dell’opera stessa. Tendenzialmente vengono utilizzate casse speciali – impermeabili e ignifughe – dove all’interno si applica un dispositivo che monitora la temperatura, l’umidità, gli shock, e la posizione lungo tutto il trasferimento. Da diversi anni si adotta poi un tessuto particolare, il Tyvek, che pur bloccando l’acqua consente all’opera di “respirare”, facendo passare l’aria. Le casse necessitano poi di essere ammortizzate, e in questi casi tra le altre cose vengono utilizzate delle molle tipicamente usate per trasportare gli armamenti, ognuna delle quali è tarata per vibrare in maniera diversa, a seconda del peso dell’opera. Ci sono poi le spedizioni internazionali, che richiedono di affidarsi a veicoli, velivoli o navi che devono garantire standard precisi per le movimentazioni sulla terra, sull’acqua o in aria – questi mezzi di trasporto sono spesso dotati di wi-fi che consentono di monitorare i percorsi, così come di telecamere interne ed esterne.

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Il registrar si occupa anche di coordinare la parte delle verifiche conservative, soprattutto quando l’opera per essere trasportata necessita di essere smontata e rimontata: prima di lasciare il museo l’opera viene esaminata da restauratori che redigono un “condition report”, cioè una sorta di carta d’identità sulle sue condizioni. Al momento dell’arrivo al museo, una volta aperta la cassa, il condition report viene verificato una seconda volta, per evidenziare che non ci siano stati danni nel trasporto. Durante le mostre, inoltre, vengono fatti dei controlli periodici da parte degli organizzatori sullo stato delle opere, e al termine dell’esposizione si effettua un ultimo controllo delle condizioni – con rispettiva certificazione. L’opera viene infine imballata nuovamente, trasportata e, dopo aver superato la verifica finale, riconsegnata al museo che la custodisce. Un’ultima caratteristica fondamentale che deve avere il registrar per poter svolgere una professione del genere è la sensibilità artistica.  Altrimenti, come si potrebbe condividere le necessità di opere apparentemente informi e casuali che, per essere trasportate e protette, richiedono la realizzazione di soluzioni sofisticate al costo di migliaia di euro?