
City Guide per creativi a Venezia Cinque luoghi per scoprire la città al di là degli stereotipi turistici
Il quotidiano può essere costantemente sorprendente. Pensiamo di conoscere tutto delle nostre città, ma in realtà c’è sempre qualcosa dietro l’angolo che ci sfugge. Il palcoscenico urbano diventa un enorme luogo di ricerca, di lavoro, di relax cosciente, di shopping consapevole. La City Guide per creativi di nss nasce così, si trova a metà tra un kit di sopravvivenza e una mappa alternativa per chi vive o attraversa le città con sensibilità, immaginazione e senso critico. Un progetto pensato per chi lavora nelle industrie creative o semplicemente si riconosce in ritmi, spazi e silenzi diversi dalle solite destinazioni turistiche. Sembra impossibile, ma Venezia offre moltissimi luoghi dove sentirsi liberi di ascoltare i propri pensieri. Nell’immaginario collettivo, la Venezia dell’inizio del Novecento era già il rifugio prediletto dai pensatori di tutto il mondo, sia per il lato ludico – basti pensare alle feste a Palazzo Venier dei Leoni, prima con la Marchesa Casati poi con Peggy Guggenheim – sia per l’atmosfera di estrema rilassatezza, come dimostra il Lido malinconico di Morte a Venezia di Luchino Visconti.
Nel suo Fondamenta degli Incurabili (1989), Iosif Brodskij scrive che a Venezia un uomo conta più per la sua silhouette che per i suoi connotati, perché qui è l’occhio a dominare. In una città costruita per essere guardata, anche chi la attraversa diventa immagine. Noi vogliamo aiutarvi ad attraversarla senza file, scoprendo quartieri non abusati dall’overturismo. Proponiamo degli itinerari da salvare nelle note del telefono per la prossima volta in Laguna. Un cambio di prospettiva – anche da parte di creativi in visita per pochi giorni – potrebbe essere un modo efficace per ripensare quest’isola a forma di pesce non come una Disneyland, ma come un luogo sicuro per i creativi. Com’è sempre stata.
L'Archivio Storico della Biennale (ASAC)
L’ASAC, Archivio Storico della Biennale, è una biblioteca e archivio aperto al pubblico che si trova a Sant’Elena, a due passi dai Giardini della Biennale, con accesso diretto anche dall’interno del Padiglione Centrale (attualmente in ristrutturazione fino al 2026). Qui si trova uno dei luoghi meno battuti e più affascinanti della città : la Biblioteca della Biennale, aperta dal martedì al venerdì, con oltre 160.000 volumi dedicati alle arti contemporanee – dai cataloghi storici della Biennale alla saggistica su arte, moda e cinema. Lo spazio, distribuito su due livelli, è silenzioso, luminoso, ad accesso libero e frequentato da persone che ti aiutano senza tessere, prenotazioni o altre trafile. Perfetto per una pausa silenziosa tra una mostra e l’altra, ma anche per una giornata di ricerca in totale rilassatezza. Spaziando dall’arte alla moda, fino al cinema, questa fornitissima biblioteca può diventare un punto di partenza più che la fine di una passeggiata.
ABC Zattere
ABC Zattere è una novità in città. Non il classico bacaro veneziano con pesce fresco e cicchetti, ha un carattere tutto suo. Innanzitutto il luogo - nascosto - si trova a Zattere, la lunga riva che da San Basilio guarda verso il Canale della Giudecca. In una calle appartata si accede a questo backyard rivisitato del Palazzo delle Zattere, dove l’area del ristorante è stata completamente ripensata dallo studio Fosbury Architecture che, dopo il Padiglione Italia 2023, rafforza così il suo legame con Venezia. Tra gli elementi principali ci sono una boiserie ispirata agli storici caffè veneziani, una pavimentazione realizzata in collaborazione con Fornaci Sant’Anselmo, una panca in pietra d’Istria recuperata dalle Galeazze dell’Arsenale e una pergola ispirata al baldacchino mobile della Scuola Grande di San Rocco. Completano il progetto arredi iconici e una nuova vegetazione nella corte. Il cibo è curato da Jack Martin, giovane chef gallese trapiantato a Venezia che, insieme a Nathan Cal Danby, costruisce un’offerta essenziale e ben radicata nel territorio: pane a fermentazione naturale, ortaggi stagionali, pesce dell’Adriatico, formaggi e vini naturali.
Museo di Palazzo Fortuny
Museo di Palazzo Fortuny è una tappa obbligata per chi vuole capire davvero l’anima creativa della città. Non si affaccia su un canale celebre né su una piazza da cartolina. Sta lì, nascosto tra il Campo San Beneto e il Rio di Ca’ Michiel, nel cuore del sestiere di San Marco. Costruito nel Quattrocento ed abitato nei secoli da mercanti, fu trasformato alla fine dell’Ottocento da Mariano Fortuny - artista, inventore, scenografo e stilista ante-litteram - in una casa-laboratorio totale, un luogo di pittura e di fotografia con tessuti stampati, lampade brevettate e abiti plissé, come il celebre Delphos. Dal 1975 è un museo. Il suo fascino sta nei materiali prima ancora che nelle opere che custodisce, tra prototipi di scenografie, note scritte a mano, fotografie che raccontano perché Venezia sia da sempre punto di riferimento per artisti di tutto il mondo. Un pellegrinaggio continuo, che non si è mai interrotto. Ciò che forse colpisce di più è l'architettura del palazzo, che è l’unico in città con saloni di queste dimensioni, pensati per ospitare un laboratorio creativo. Oggi non più attivo, ma ancora capace di suggerire un possibile futuro per Venezia.
Cino Zucchi, area ex-Junghans
Cino Zucchi, area ex-Junghans, è una boccata di architettura contemporanea in un particolarissimo conglomerato urbano che, a causa di ovvi vincoli, sembra non vedere mai nuove costruzioni abitative. E invece, facendo due passi nell’isola della Giudecca - dove da poco si è tenuta la Festa del Redentore - si possono ammirare diverse opere dell’architetto milanese di fama internazionale. Nell’area ex-Junghans si vedono cose insolite per Venezia: associazioni di cittadini, scuole, famiglie e tantissimi bambini che animano gli spazi e danno un’idea di futuro possibile per questi luoghi. In mezzo a questa vita quotidiana spuntano architetture leggere, silenziose, che non mimano lo stile veneziano ma lo ascoltano, come case in mattoni, profili metallici, passaggi pedonali e scorci che si intrecciano con il tessuto urbano senza forzature. L’intero intervento nasce dalla riconversione dell’ex complesso industriale Junghans, e si sviluppa come una micro-città pensata per vivere e non solo per essere osservata. Gli edifici residenziali sono sobri ma calibrati tra logge, portici, cortili, ballatoi su canali, giochi di quota e di materia. Ogni dettaglio racconta un equilibrio raggiunto con fatica, senza derive imitative né gesti spettacolari. È un’idea concreta di contemporaneo a Venezia. Non un evento, non una facciata, ma un gesto urbano che resiste al tempo.
Chiarastella Cattana
Chiarastella Cattana è uno di quegli indirizzi che, se si potrebbero immaginare tra le vetrine sofisticate di Belgravia – quartiere elegante nel cuore di Londra – o nel quartiere di Neubau a Vienna. Uno spazio di vendita e studio creativo che riporta il tessile al centro dell’abitare contemporaneo, in una città dove il tessuto non è solo patrimonio storico, ma anche gesto e dichiarazione di cura. Dopo il Covid, la casa è tornata al centro della nostra attenzione: passiamo più tempo tra le mura domestiche, e ogni oggetto – anche il più semplice, come un asciugamano o una tovaglia – può trasformarsi in racconto. In questo spazio, tra Palazzo Grassi e il Ponte dell’Accademia, tutto parla di tempi e intelligenza visiva. Oltre ai tessili e agli oggetti per la casa, lo studio-negozio ospita una selezione unica di arredi e opere firmate da grandi maestri: poltrone, vetri, lampade d’autore di Carlo Scarpa, Massimo Vignelli, Gio Ponti, Paolo Venini, Edgar Jayet. Pensato come un laboratorio dove la creazione incontra la vendita, questo spazio è un’isola nell’isola.













































