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5 gallerie da tenere d'occhio dopo Artissima 2025 Le migliori proposte della fiera d’arte contemporanea più importante d’Italia

5 gallerie da tenere d'occhio dopo Artissima 2025 Le migliori proposte della fiera d’arte contemporanea più importante d’Italia

Le fiere d’arte sono una arena dove partecipanti del settore creativo - collezionisti con ON ai piedi e completi sartoriali - si muovono insieme a giovani curatori con 6 panel hat in una danza fatta di frasi del tipo: «no ma ci dobbiamo assolutamente sentire»; «non ti ho visto a St. Moritz quest’anno»; «ci vediamo a Basilea allora», e altre variazioni sul tema. Siamo appena stati ad Artissima 2025, principale fiera d’arte contemporanea in Italia, attiva dal 1994 e giunta adesso alla sua 32° edizione, per raccontarvi le cose che abbiamo amato di più e le gallerie da tenere d’occhio quest'anno.

Ecco, dunque, le 5 gallerie che dovete assolutamente seguire

Galleria Acappella

Quella di Corrado Folinea, fondatore e curatore della Galleria Acappella di Napoli, è una missione fatta di intelligenza, pensiero radiale e amore incondizionato per una creatività che si sporca le mani. Per la sezione Monologue/Dialogue, presenta una conversazione a due: Davide Farcaș e Alessandro Teoldi. «Ritorno al mondo rurale», così possiamo raccontarla attraverso le parole del curatore. Non in senso didascalico, ma come un ritorno al lavoro riflessivo fatto di strumenti, legno, ferro, forza e dolcezza. Farcaș, nato a Baia Mare in Romania e classe 1990, si esprime attraverso la pittura di ambienti, personaggi e vedute urbane che emergono da un presente apparentemente remoto. Racconta paesaggi e vedute intime e potentissime, che a guardarle da vicino non sembrano nemmeno dipinte, ma scolpite. Insieme a lui c’è Teoldi, con una serie di nuovi lavori su lino che uniscono il realismo figurativo e il collage di nature morte, tra cui Conchiglie e Pesche (2025). Dipinti, sagomati e stratificati con una spontaneità che ricorda gesti da artigiano intrecciano pittura e composizione materica. Accanto a questi, un lavoro dalla sua apprezzatissima serie realizzata con i tessuti delle coperte raccolte durante i viaggi tra Milano e New York, dove l’artista indica anche la compagnia a cui appartengono le coperte utilizzate. Il progetto artistico, come se non bastasse, ha ispirato Pierpaolo Piccioli da Valentino per la collezione Haute Couture Fall 2021

Matèria

Rimanendo nella sezione Monologue/Dialogue, la galleria Matèria di Roma presenta un convivio più che una conversazione. Ci hanno raccontato che le loro collaborazioni sono in realtà «tanti piccoli matrimoni», il che la dice lunga sul loro approccio e la loro sensibilità. Presentano quest’anno Stefano Canto, Marta Mancini, Bekhbaatar Enkhtur, Karen Knorr e Maïmouna Guerresi, ed è su queste due ultime artiste che vogliamo concentrarci. Knorr è una fotografa. Dai Gentlemen’s Club londinesi alla Bank of England, è dagli anni settanta che l’artista ha provato a rappresentare il potere infiltrandosi in luoghi difficilmente accessibili. La fotografia presentata è The Principles of Political Economy dalla serie Capital (1990-91), scattata con banco ottico analogico, e rappresenta una critica all’istituzione e al rapporto con il capitale. Guerresi, artista italo-senegalese, presenta invece Eid al-Adha («festa del sacrificio») un lavoro site-specific. L’opera ricompone canotte femminili ricucite e smaltate su piastrelle bianche, restituendo l’idea di una parete di macelleria. Una superficie che trattiene l’impronta di indumenti ricuciti evocando il sacrificio della parte più materna e misericordiosa della società. Attraverso la simbologia islamica, Guerresi trasforma il rito in una riflessione sulla coscienza, la memoria e l’intimità condivisa. 

 

Jousse Enreprise

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Claudio Coltorti photo: Romain Darnaud Courtesy of Jousse Entreprise
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Claudio Coltorti photo: Romain Darnaud Courtesy of Jousse Entreprise
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Claudio Coltorti photo: Romain Darnaud Courtesy of Jousse Entreprise
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Claudio Coltorti photo: Romain Darnaud Courtesy of Jousse Entreprise
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Claudio Coltorti photo: Romain Darnaud Courtesy of Jousse Entreprise
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Claudio Coltorti photo: Romain Darnaud Courtesy of Jousse Entreprise
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Claudio Coltorti photo: Romain Darnaud Courtesy of Jousse Entreprise
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Victoire Inchauspè Photo MichelaPedranti Courtesy of Jousse Entreprise
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Victoire Inchauspè Photo MichelaPedranti Courtesy of Jousse Entreprise

La galleria Jousse Entreprise, con sede a Parigi, partecipa alla Main Section presentando Claudio Coltorti e Victoire Inchauspé. Nel lavoro di Coltorti, il corpo umano perde i propri contorni e si confonde con la superficie del quadro. Anche quando la figura non è presente, il paesaggio viene decostruito fino a diventare un frammento in trasformazione. La pittura si apre così allo sguardo del fruitore, che ne completa il senso: l’immagine non è mai fissa, ma continuamente interpretata e rinnovata da chi la osserva. Inchauspé presenta invece una serie, The Last to Leave the Party, di otto sculture di girasoli alti dai due metri al metro e mezzo in bronzo patinato. Le opere si ergono come presenze silenziose, quasi a guardia di qualcosa. Da un lato proteggono, dall’altro sembrano abitare la soglia tra vita e morte. Questi girasoli piegati dal tempo raccontano la bellezza dell’appassimento, la forza e la fragilità della materia che si consuma senza mai spegnersi del tutto, come il fiore stesso che, nel morire, lascia i semi da cui la vita può ricominciare.

Alma Pearl 

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All images: © Margarita Gluzberg. Courtesy of Alma Pearl, London. Photo: Reliant Imaging
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All images: © Margarita Gluzberg. Courtesy of Alma Pearl, London. Photo: Reliant Imaging
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All images: © Margarita Gluzberg. Courtesy of Alma Pearl, London. Photo: Reliant Imaging
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All images: © Margarita Gluzberg. Courtesy of Alma Pearl, London. Photo: Reliant Imaging
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All images: © Margarita Gluzberg. Courtesy of Alma Pearl, London. Photo: Reliant Imaging
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All images: © Margarita Gluzberg. Courtesy of Alma Pearl, London. Photo: Reliant Imaging
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All images: © Margarita Gluzberg. Courtesy of Alma Pearl, London. Photo: Reliant Imaging
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All images: © Margarita Gluzberg. Courtesy of Alma Pearl, London. Photo: Reliant Imaging
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All images: © Margarita Gluzberg. Courtesy of Alma Pearl, London. Photo: Reliant Imaging

Alma Pearl presenta una mostra personale di opere su carta di Margarita Gluzberg (n. 1968). Concepiti specificamente per la sezione Disegni della fiera, a cura di Irina Zucca Alessandrelli, questi lavori proseguono una serie in corso realizzata interamente con un unico set di matite provenienti da una fabbrica sovietica ormai chiusa intitolata agli anarchici italiani Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti. Ogni matita e ogni colore vengono usati fino alla fine, consumati in un processo che diventa meditativo.  Le opere nascono da una tensione tra meccanico e spirituale: una ripetizione quasi automatica che ricorda la écriture automatique surrealista, dove il segno sembra oscillare tra scrittura, immagine e trasmissione, come qualcosa di ricevuto più che di intenzionalmente creato. 

Barbati

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Image credits: @nicola.morittu Courtesy of Barbati Gallery & Barbati Bertolissi Agency
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Barbati è una galleria veneziana fondata da Michele Barbati che quest'anno presenta Laura Omacini, Marc Prats-Quintana, Lucas Fernando Rubly, Sofia Silva e Felice Tosalli. I nostri occhi si sono fermati su due lavori. Silva, artista e scrittrice con base a Padova, sviluppa un lavoro che ha a che fare con le esperienze personali. Pinocchio Wounds the Terrible Dog-ish si rifà alla pittura classica cinese in un quadro la cui struttura è stata costruita da lei stessa. Nel collage, Silva mixa frammenti di lavori precedenti strati e materiali. Una superficie in cui il segno diventa qualcosa di ricevuto più che costruito. Rimanendo in tema fiabesco, Tosalli (1883–1958), scultore bergamasco trasferitosi a Torino, lavorava il legno d’acero e nutriva un profondo interesse per l’anatomia animale. L’opera esposta, C’era una volta una principessa (1924), scolpita direttamente nel legno, appartiene a una serie avviata in quegli anni e sembra custodire qualcosa della sua stessa anima. Barbati voleva realizzare un progetto che coinvolgesse la galleria antiquaria Gomiero e, dall’altro, instaurare un legame con Torino, città dove l’artista aveva vissuto.