
I 5 migliori show della Shanghai Fashion Week FW25
La scena dei designer cinesi ha dato il suo meglio con quest'edizione
02 Aprile 2025
In Europa si guarda al precipitare delle vendite della moda in Cina con crescente preoccupazione e si cercano spiegazioni sempre più elaborate. Eppure, seguendo le moltissime sfilate della Shanghai Fashion Week, che di edizione in edizione inizia a diventare un’autentica forza, la sensazione è che il mercato cinese abbia iniziato a sviluppare una propria fortissima autonomia grazie a una schiera di brand e designer che, in certi casi, non sfigurerebbero alla guida delle maggiori maison del lusso mondiali. Va comunque detto che molte collezioni viste, incluse alcune delle migliori, appaiono ancora indebitate verso i brand-leader della moda globale – questa stagione si è visto un profluvio di epigoni di Prada, Miu Miu, Saint Laurent e di Diesel. Ma ciò che rende la scena dei designer cinesi così interessante è che non c’è mai una pigra copia: c’è invece sempre un dettaglio, un tipo di design, un’idea che sì stabilisce la “parentela” tra imitati e imitatori ma la configura come una reinterpretazione creativa in grado di stare in piedi da sé – in certi casi superando persino l’ispirazione originale. E se Markgong è già da qualche tempo un highlight della settimana, i momenti alti della fashion week appena conclusasi non sono stati pochi. Tanto che a stento una lista dei cinque migliori momenti può restituire un senso di ciò che si è visto negli ultimi giorni a Shanghai. In generale.
Ecco dunque i 5 migliori show della Shanghai Fashion Week.
1. Shushu/Tong
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Quest’anno il duo creativo Liushu Lei e Yutong Jiang festeggia dieci anni del loro brand Shushu/Tong – un nome che grazie ai social è riuscito a valicare oceani e continenti e ad arrivare anche in Europa e in America con una rilettura dell’abbigliamento femminile anni ’50 eseguita con una precisione davvero millimetrica. Certo, è impossibile non riconoscere le influenze, se non di Miu Miu, comunque dell’universo estetico di Miuccia Prada con un tocco di Sandy Liang. Ma la meticolosa pulizia delle linee, l’impeccabile senso dei colori e dello styling oltre che la compattezza complessiva del risultato finale sono davvero stupendi.
2. Xander Zhou
Uno dei nostri nomi preferiti della scena di Shanghai è quello di Xander Zhou, designer i cui riferimenti estetici a un futurismo quasi cinematografico sono anche troppo espliciti e creano più la sensazione di un costume che di un abito vero e proprio – ma che costume. Questa collezione era di una stranezza magnifica, i dettagli tech come visori, tablet trasparenti e blazer illuminati da LED come schermi, immaginavano il futuro con una tale gagliardia da far dimenticare le ingombranti ali da drone applicate sulle spalle di molti dei look. A brillare nello specifico c’erano il livello stupefacente della costruzione sartoriale dei top, assurdamente complicati, pieni di dettagli meticolosi; e soprattutto la ferrea volontà di ignorare qualunque trend o influenza per proseguire con un lavoro di design e di narrazione del tutto indipendente.
3. Oude Waag
Questa stagione, Jingwei Yin ha presentato una collezione molto sexy, molto decisa e sorprendentemente misurata nella sua palette di colori ferrigna, che dal grigio freddo andava a rossi terrosi, quasi marziani. Le silhouette risentivano di qualche eco di Rick Owens che però restava, per l’appunto, un’eco. Ma l’intera proposta, nella sua relativa concisione, possedeva un’autentica originalità e una visione del tutto propria che sarebbe interessante vedersi muovere verso territori ancora più azzardati e sperimentali.
4. ili node
Minuscolo brand fondato da tre designer misteriosi, che rimangono quasi anonimi anche sul sito ufficiale della Shanghai Fashion Week: AB, Lesley e Lucia. Non si sa altro. Hanno anche pochissimi follower su Instagram, meno di mille – eppure sanno sferrare colpi superiori al loro peso. La loro collezione è, per citare la cantante lituano-milanese Popa, «di uno chic pazzesco» e anche se non sappiamo quali siano stati i mezzi a disposizione di un trio di designer così indipendenti nel vasto ecosistema della moda cinese, i look portati sulla passerella sono stati davvero magistrali. Abiti stupendamente decostruiti, stratificazioni di stoffe scure da cui emergevano lampi di vestiti quasi barocchi, un senso di decadenza e di asimmetria quasi ipnotico da guardare. Qualcuno li porti a Parigi.
5. Yirantian
Yirantian Guo è un maestro della silhouette. Il suo ultimo show ricordava una versione più lieve, priva di disco decadence ma non per questo meno sexy, degli anni d’oro di Tom Ford da Gucci. Anche qui c’erano reminiscenze e flashback dal mondo di Miuccia Prada, ma i dettagli e le costruzioni classificavano il lavoro di Guo come un’entità a sé stante. Maestro della silhouette rigorosa, Guo ha portato in passerella delle gonne-pantalone stupende e delle giacche così allacciate e abbottonate da parere armature; lo show si è aperto su una nota molto 90s, molto minimalistica per poi aprirsi a variazioni sempre più vibranti che però non scadevano mai nel facile eccesso. Tra le molte cose belle viste nel corso della collezione, l’eroe silenzioso è stato un tubino abbastanza corto il cui spacco risaliva pericolosamente in alto sul fianco – una specie di irriverente malizia che è difficile da creare rimanendo saldamente nel campo del buon gusto. Guo c’è riuscito.